«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
INVOLONTARIA
Susanna Fioretti
Einaudi 2011
BELLO, BELLO, BELLOBELLISSIMO.
La vita straordinaria di una persona normale, vicende quasi eroiche ma senza eroismo, la fuga nell’altruismo, per sé, prima che per gli altri, i dubbi, i fallimenti, i tentativi, lontananze e vicinanze, le poche certezze e la ricerca costante del calore umano, per rispondere al proprio bisogno di vita, potente, autodistruttivo, talvolta.
Meraviglioso racconto autobiografico di Susanna Fioretti, dalla buona borghesia romana figli-famiglia-vitacomoda-maritostimatoprofessionista, alle baraccopoli delle borgate, la depressione, poi crocerossina, delegata della Croce Rossa Italiana in India, Mauritania, Afghanistan, Sud Sudan, Mozambico, Yemen.
Un racconto che vibra di emozioni forti e pensieri intimi, avventure e solitudine, affetti che, nella difficoltà di una vita sempre alla ricerca, scavano nel profondo delle persone, madre con i propri figli lontani, moglie divorziata, compagna abbandonata, persone che fuggono, scompaiono e tutto intorno l’umanità delle zone d’intervento umanitario, che soffre, che gioisce, che spera, che muore, che si condanna al proprio destino, che scolorisce sullo sfondo delle organizzazioni non governative, che goccia a goccia tenta di riempire il proprio fiume, costruisce qualcosa, faticosamente, poi in un attimo perde di nuovo tutto e ancora, ricomincia da capo.
Ricominciare da capo, sempre, mille volte, dalle proprie macerie e con i propri, piccoli ma preziosissimi, tesori.
Susanna Fioretti riesce a scrivere un libro semplice e sincero, molto diverso dalla solita retorica strappalacrime del negretto che muore da servizio del telegiornale, buona solo per sentirsi addosso un brivido di umanità in mezzo al grigiore di esistenze disumanizzate. Scrive con garbo, con stile, con l’eleganza di chi non ha bisogno, né forse desiderio, di mostrarsi migliore di quel che è.
Pronuncia frasi leggere che però, nella narrazione, suonano potenti e toccano corde sensibili:
Forse chi non conosce la situazione delle afghane bene come la Kufi [Fawzia Kufi, donna cresciuta nella povertà e nell’oppressione, poi diventata parlamentare afghana] non crede come lei che la formazione sia “il vero strumento per l’emancipazione e il progresso della condizione femminile”
Ho anche paura di non esserci nei momenti in cui potrei servire a qualcosa e rimpiango di non avere dedicato più tempo a tutti, finché ci siamo tutti. Non ho premonizioni o roba del genere, ma la plausibile evenienza che mentre sono lontana sparisca una delle persone che amo, se non io, dà a ogni partenza il sapore del congedo definitivo
Quanto si tiene a una persona lo si dimostra con i fatti, anche a costo di sacrificarsi
Oggi, nella corsa verso quella che sembra la propria felicità, libertà o come altro la si chiami, si cerca di evitare il contatto con morte e dolore. Sono un intralcio nella vita quotidiana e spaventano, ricordando che un giorno toccherà a noi; così li fuggiamo, invece di prepararci a un incontro inevitabile, e quando arriva il momento è più difficile
“Involontaria” è un libro talmente gonfio di umanità che alla fine, con reazione infantile, vorresti correre alla delegazione CRI più vicina e dire “Sono qui, ditemi cosa posso fare, vado dove volete, anche nelle fogne”, poi sai che non lo farai perché “certe cose bisogna pensarci bene”, ma sai anche che sono tutte stronzate quelle del “pensarci bene”, e allora rimani con le tue domande, gli occhi lucidi, tiri su col naso e fai un sorriso, abbracci quel libro e chi l’ha scritto e magari provi a dire che, nella polvere di parole nella quale soffochiamo ogni giorno di più, lei, Susanna Fioretti, merita di essere ascoltata.