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«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Un uomo che dorme – Georges Perec

UN UOMO CHE DORME
Georges Perec
Traduzione di J. Talon

Quodlibet Compagnia Extra  2009

Piccolo libro del 1967 di quel genio ossessionato e ossessionante che fu Georges Perec.
“Un uomo che dorme” è un venticinquenne che la mattina di un esame, sveglio dopo una lunga dormita ma già spossato dal caldo, infastidito dai rumori della strada, in attesa della sveglia, infine la sente suonare.
Ma non si muove.

Questo è l’inizio, lo sparo dello starter di questo libro breve o racconto lungo che da lì scatta, si rotola, si dipana, si avvolge, si dimena, si annoia, si contorce, si lascia scivolare, rialzandosi, correndo, strisciando in una voragine che pagina dopo pagina si allarga sempre più; prima il gattonare ha un suono tragico e un ghigno sarcastico, poi sempre più la storia sprofonda nella voragine che si allarga stritolando, un dolore che non fa male, un tedio senza noia. O con Perec:

Nessuna gerarchia, nessuna preferenza. La tua indifferenza è piatta: uomo grigio per cui il grigio non evoca nessun grigiore.

In “Un uomo che dorme”, Perec rovescia tutta la sua favolosa ossessione catalogatrice, didascalie scandite da un ritmo costante, imperturbabili elencazioni che insistono a mettere in fila gli oggetti, gli incubi e i terrori e le proprie membra e i propri organi, ossessionanti ripetizioni, ossessionanti ripetizioni, ossessionanti ripetizioni, ossessionanti ripetizioni, ossessionanti ripetizioni, che tracciano il percorso di questo anonimo venticinquenne che è in ognuno di noi, annidato in un cassetto del cervello potrebbe uscire a catalogare, elencare, ordinare, insistentemente, incessantemente il nulla che protegge e salva, nella più perfetta circolarità, con sommo disprezzo per quelle vertigini che si avvitano in spirali destinate al collasso finale, ma sempre ripetendo se stessi fino a produrre un assurdo moto perpetuo che ingrigisce senza grigiore, che distrugge per ricrearsi e crea per distruggersi.

Sei invisibile, limpido, trasparente. Non esisti più: il susseguirsi delle ore, il susseguirsi dei giorni, il passare delle stagioni, lo scorrere del tempo, sopravvivi, senza allegria e senza tristezza, senza futuro e senza passato, così, semplicemente, in modo evidente, come una goccia d’acqua che stilla da un acquaio su un pianerottolo, come sei calze in ammollo dentro una bacinella di plastica rosa, come una mosca, come un’ostrica, come una mucca, come una lumaca, come un bambino o come un vecchio, come un topo.

Ma anche questo sonno perpetuo che si osserva dormire, infine, si sgretola, il tempo che su tutto veglia, lo sgretola.

Smetti di parlare come un uomo che sogna.
[…]
Hai paura e aspetti. Aspetti, in Place Clichy, che la pioggia cessi di cadere.

Grande piccolo libro che scende implacabile come l’annuncio di una frustata in faccia, non la puoi evitare, non puoi schivarla, non hai riparo, leggi una pagina dopo l’altra senza strappi, senti quel ritmo, claustrofobico, che scandisce ogni parola, anche il ritmo col quale giri le pagine deve essere costante, quel tempo che scorre lo devi sentire mentre quell’ossessione circolare si ripete, leggi con regolarità maniacale, ogni riga esattamente lo stesso tempo, finchè scopri di essere arrivato in fondo e allora porgi il volto e prendi la frustata: fa male, ma senza dolore. Anzi, procura immenso piacere.

2 commenti su “Un uomo che dorme – Georges Perec

  1. Stella Bonavolonta'
    30 aprile 2012

    PS
    Lo aggiungo solo perché non era mio intendimento restare anonima; sono e resto, e su questo non vi e’ alcun dubbio Stellasempredifretta

  2. Stella Bonavolonta'
    30 aprile 2012

    Una recensione accorata spogliata intensa vibrante.

    L’Autore ci ha fatto dono di un piccolo capolavoro di poesia in prosa. Un solo neo: la scelta di farlo accompagnare da stralci del testo (superflui), come se ritenesse che 
    quella lunga elencazione di subordinate incalzanti 
    non fosse in grado di descrivere compiutamente
    la insubordinazione 
    dell’essenza vitale 
    del ripiegamento 
    dell’incessante respiro ininterrotto
    come i telai della rivoluzione industriale 
    come gli altiforni dell’Italsider
    come la marea a Quimper.

    Io che non ho letto ‘Un uomo che dorme’, resto affascinata dall’abilita’ dell’Autore di accoglierci e guidarci, novello Caronte, nella scrittura ossessiva di Perec.
    Ossessione dell’uomo che dorme
    Ossessione dell’autore che la descrive
    Ossessione di chi recensisce
    Ossessione della sottoscritta

    Onirico e
    Stupefacente lo
    Scritto. 
    Esempio di
    Sensualita’ 
    Segreta e di
    Intimità 
    Onanista
    Nondimeno
    Estreme

    No, non mi sento di augurare a cuor leggero la ‘buona lettura’ a tutti.
    Questo e’ un libro che fa camminare sulla lama di un rasoio da barbiere. Può portare a spaesamento o indurre alla riflessione e ricerca infausta di simmetrie con la propria esistenza. Ancora: nelle menti piu’ semplici, a cominciare da me, in questi giorni di ozio creativo e ozio prescrittivo sotto un sole luminoso, scivolerebbero le pagine e si insinuerebbero inermi fra le molte non attività passando da mangio, leggo, amo, letto, iPad, libro, sdraio, divano. Caffè, spremuta, tazza di corn flakes+ noci+uvetta+frutta disidratata. Poltrona, divano, poltroncina in vimini. Svesto rivesto, costume e protezione solare, doccia, amo sul divano. Bevo.

    Chissà cosa resterebbe; perché qualcosa deve restare. 
    No, questo e’ un libro che va gustato nelle giornate autunnali, che non lasciano scampo alla fuga. 

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Questa voce è stata pubblicata il 29 aprile 2012 da in Autori, Editori, Perec, Georges, Quodlibet con tag , , .

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