«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
PENSIERI LENTI E VELOCI
Daniel Kahneman
Traduzione di L. Serra
Mondadori 2012
Saggio scientifico divulgativo di livello stellare, “Pensieri lenti e veloci” (avendolo letto in versione originale non so come sia la qualità della traduzione), di un autore stellare, Daniel Kahneman, psicologo di formazione, Premio Nobel per l’Economia nel 2002 e storico partner scientifico del compianto Amos Tversky, insieme al quale ha rivoluzionato la conoscenza di come vengono prese le decisioni in condizioni di incertezza e di rischio. Ovvero, praticamente sempre.
L’influenza del suo lavoro è talmente enorme da aver fondato una nuova economia, la “behavioral economics” (economia comportamentale), che smonta dalle fondamenta l’approccio basato sugli agenti razionali che sta alla base del liberismo, e non solo: intreccia la psicologia con l’economia, ma anche con la sociologia, la medicina, le neuroscienze, la finanza, la tecnologia, tutto quanto comporti la domanda: ma come decidono le persone?
Il che, capite bene, riguarda anche me e voi.
E in moltissimi, anche e soprattutto tra coloro che per ruolo e professione dovrebbero avere le idee chiare su tale domanda, o almeno sull’importanza di tale domanda, non ne sanno nulla.
Ironia della circolarità della vita: questo non fa che confermare quanto dice Kahneman.
Il libro è vastissimo per il numero di argomenti che tocca ed è scritto in maniera impeccabile, comprensibile a chiunque e mai neppure vagamente superficiale. La quantità di studi scientifici sui quali è fondato copre due secoli abbondanti di storia e una miriade di ricerche tra molte discipline.
C’è un primo filo conduttore, rappresentato da due ipotetici sistemi di percezione e decisione presenti nel nostro cervello, Sistema 1 e Sistema 2.
il primo è intuitivo, fulmineo, usa la memoria associativa ed è necessario per reagire. È la belva che scatta immediatamente, talvolta compiendo magie per la precisione istantanea, altre volte deragliando rovinosamente. Il secondo è quello più lento, pesante e pigro, si mette in moto stimolato dal corpo, dall’aumento del battito cardiaco, dalla sudorazione e dalla dilatazione delle pupille, altrimenti sonnecchia e lascia fare alla belva. Ma quando l’inerzia viene superata, entra in gioco a guidare l’impulsività, ragiona, razionalizza, schematizza e spesso corregge o evita i deragliamenti.
Ma non è razionale, in senso stretto di perfettamente consistente e logico, è solo ragionevole. Anche lui fatica, pasticcia con le informazioni, si fissa, guarda solo da una parte, le nuvole o i piedi, infine spesso viene trascinato da una deriva e finisce nelle secche.
Il Sistema 2 è ciò che pensiamo di essere e spesso ciò che vogliamo sia capito di noi. Ma non è così: della sua deriva non sappiamo quasi nulla e del Sistema 1, la belva, fingiamo di non sapere, troppo veloce, non si capisce bene cosa faccia e chi sia.
Siamo noi, bestie imperfette, soggetti a mille distorsioni quando scegliamo, soppesiamo, valutiamo e ci convinciamo che è meglio fare così invece di cosà.
E vale per tutti, dai fidanzati che si sposano al trader di borsa, dal chirurgo alla casalinga, dal professore universitario allo studentello.
Tutti. Inevitabilmente. Inconsapevolmente.
Quando sei convinto, arciconvinto, convinto tanto che te lo senti fin nelle budelle di avere ragione, forse è vero, ma forse è un miraggio, le tue sinapsi si sono collegate incantate da una raffica di vento, un sassolino nell’ingranaggio, un ricordo nascosto, un malumore, un malessere, un colore, un suono, una parola, un qualcosa di irrilevante che tu non riconoscerai mai, nè saprai mai, nè hai alcuna possibilità di sputare fuori, ma che ti fa deragliare o scivolare via in una deriva e quindi sbagli, decidi in modo sbagliato, di poco, di molto, a volte in maniera insensata, tutto il contrario di quello che avresti fatto se fossi stato completamente lucido.
Ci sono le perdite che pesano più dei guadagni, c’è l’inestirpabile ancoraggio allo status quo, c’è la formulazione stessa della scelta, detta in un modo scegli di qua, detta in un altro modo scegli di là, c’è l’irrazionale paura del rimorso, c’è l’affetto.
Ci siamo noi e noi siamo esseri limitati e complessi, immersi in una realtà caotica e complessa e spesso lo dimentichiamo.
Il secondo filo conduttore, nel finale del libro, sui fatti della vita, è la dicotomia tra il sè delle esperienze, quello che vive giorno per giorno, momento per momento, sente il dolore e il piacere, la stanchezza, l’amore, l’odio, la gioia, la disperazione; e il sè dei ricordi, che ricostruisce le storie e guida le scelte. Ripeto: guida le scelte. I due non coincidono, spesso, e quindi si scontrano.
Le solite bestie imperfette.
E allora tutto può capitare nelle scelte della vita, perfino dichiarare, convinti, di avere avuto una vita migliore se poco prima si è trovata per caso una moneta in terra. O fissarsi su un aspetto particolare, il clima, la casa, un fatto, un episodio e attorno a quello costruire la percezione di tutto.
Si può anche preferire un dolore maggiore e più prolungato che è terminato sfumando a un dolore breve e intenso che termina d’improvviso.
Non ci sono ricette, non cercate soluzioni, non sperate in un conforto in questo libro. È scienza quella descritta, vi racconta cosa abbiamo capito, al meglio delle nostre possibilità, di come diavolo prenda una decisione quell’incomprensibile essere che è l’Uomo, noi.
Ma, come Kahneman dice, un po’ ghignante per l’esasperazione che inevitabilmente provoca:
Sometimes scientific progress leaves us more puzzled than we were before.
E’ una descrizione scientificamente supportata dalle prove e dai fatti, dell’incoscio (riveduto e corretto) e dell’ Io di Freud
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