«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
L’ISOLA DEL TESORO
Robert Louis Stevenson
Traduzione di L. Terzi
Adelphi 1998
Che sensazione meravigliosa leggere L’Isola del Tesoro!
O forse rileggere? E chi se lo ricorda!
E dire che uno di solito mica ci pensa di leggere o rileggere L’isola del tesoro, dice “Ah sì, bello, quello dei pirati no? Ai bambini piace” e poi tira dritto.
Invece poi se ti capita di leggerlo o rileggerlo, finisce che ti senti un po’ pirata e magari non te la ricordavi bene quella sensazione, all’inizio ti sorprendi pure, “Ma fai lo stupido? Ti senti pirata?”, poi vai avanti e capisci che ti senti proprio pirata sul serio e inizi a sorridere, “Pirata? Ma che roba!”, e alla fine sei felice e triste come un bambino perché vorresti continuare a fare il pirata per sempre.
Se avessi un figlio o una figlia penso che lo leggerei insieme a lui o lei e finiremmo per fare a gara a chi è più pirata.
No Jim, non fidarti di Long John Silver!
Quindici uomini sulla cassa del morto – Io-ho-ho, e una bottiglia di rum!
e le onde lunghe oceaniche che di cullano, stringi sul vento!
Capitano, quanti marinai sono rimasti fedeli?
Capolavoro della letteratura di ogni epoca, un sogno bambino in forma di parole.
Nessuno potrà mai riscriverlo e tutti, ogni tanto, faremmo bene, penso, a essere un po’ pirati.