2000battute

«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Storie di ordinaria follia – Erezioni Eiaculazioni Esibizioni – Charles Bukowsky

STORIE DI ORDINARIA FOLLIA – EREZIONI EIACULAZIONI ESIBIZIONI
Charles Bukowsky
Traduzione di P. F. Paolini

Feltrinelli  2005

L’edizione che ho letto è quella della collana Vintage edita in occasione del cinquantenario della casa editrice che raccoglie alcuni dei titoli più notevoli del catalogo, riproposti con le copertine originali della prima edizione.
La prima edizione di questo libro uscì nel 1975 e, come noterete dall’immagine, il titolo è monco, mancando di Erezioni Eiaculazioni Esibizioni, che invece compare come sottotitolo nella copertina interna e venne riportato in copertina nella successiva edizione tascabile.
Anche nel caso dell’edizione tascabile, tuttavia, la mano editoriale fu pesante, poichè il titolo originale recitava così: Erections, Ejaculations, Exhibitions and General Tales of Ordinary Madness, ovvero si operò una curiosa, si fa per dire, spezzettatura e inversione secondo il ben noto vizio italiano che preferisce di gran lunga il banale al volgare quando si tratta di mettere nero su bianco.
Forse fu semplicemente il prezzo per poter pubblicare Bukowsky in Italia senza ricevere scomuniche, anatemi o altre ingiunzioni.

Veniamo al libro. È formato da brevi racconti, assemblati a volte con un filo logico altre in maniera caotica, ma in generale bukowskianamente coerenti come insieme, un po’ barcollanti, arruffati, ma collegati dal Bukowsky-personaggio messo in scena dal Bukowsky-scrittore.
C’è un senso in tutto quello che dice Bukowsky-scrittore, e lo fa in modo lucido, anche quando più sembra vagare a casaccio. E il senso c’è anche in queste storie di ordinaria follia che seguono o derivano o fanno da contorno alle frequenti erezioni, eiaculazioni ed esibizioni del Bukowsky-personaggio.

È una visione completamente egocentrica della follia che governa il mondo, quella che squaderna, la ricerca della propria voce sprofondando se stessi nei bassifondi della società, riducendosi a feccia, infilandosi nelle fogne, trovando poetica e storie dalla poltiglia di fluidi corporali, vomito, sperma, sangue e brutalità.
Il Bukowsky-scrittore sembra aver bisogno del Bukowsky-personaggio, il disgraziato genio maledetto, per spremere il suo enorme talento letterario.
Ma il Bukowsky-scrittore sembra anche essere chiuso nella gabbia del Bukowsky-personaggio, tragico buffone, maniaco depravato, ubriacone autodistruttivo. Non se ne distacca spesso, anche perchè l’effetto è irresistibile, ma quando lo fa riesce a scrivere passi memorabili.

Uno di questi è il racconto che si intitola Appunti sulla peste, che è anche il motivo per cui ho letto questo libro. Tempo addietro una persona me lo riferì e ne lessi un brano. Avrebbe dovuto spiegare qualcosa, ma racconti come quello sono molte le spiegazioni che contengono, poi ognuno sceglie la propria, che però difficilmente coincide con quella di un altro.

La peste di Bukowsky rimane comunque una meraviglia di cinica chiaroveggenza, una brutta bestia che ti insegue fin dentro al cesso, bravissima a coglierti mentre cachi, con uno stronzo mezzo dentro e mezzo fuori, e ti parla e parla,

e se anche tu riesci a dire qualcosa, lei non ti sta a sentire. non ascolta mai la tua voce. per lei è solo un ronzio, una pausa, poi riprende il suo monologo. e mentre lei seguita a parlare tu ti domandi sgomento come avrà fatto a intrufolarsi, col suo sporco muso, nella tua anima.

la peste di Bukowsky è un’epidemia che ha raschiato via l’anima da certe persone e tanto più sono vuote tanto più insistono a suonare al vostro campanello, bussare alla porta del bagno e telefonare, telefonare, cercare, abbrancare, e parlare, parlare di nulla, di sè.
Le pesti non ridono.

pensateci un po’.
passate in rassegna le pesti che avete conosciuto e chiedetevi: ridevano mai? le ho mai sentite ridere?
gesù. ora che ci penso, neppure io rido tanto. non riesco a ridere tranne quando sono solo. mi domando: avrò mica scritto di me? una peste molestata da pesti. pensateci un po’. una intera colonia di pesti che si contorcono e affondano le zanne e fan 69. fan 69? bah, accendiamoci una sigaretta e scordiamo tutto quanto, lasciamo perdere. ci vediamo domattina. chiuso in una scatola imbottita di stracci a tastare tettine di cobra.
pronto non ti avrò mica svegliato, no?
hmmm, non mi pare.

Chi non ha la peste? sembra dire Bukowsky ridacchiando in faccia a quelli che avevano messo su l’espressione del cheschifoquestagenteconlapeste.

A me, in generale, non piacciono gli artisti che fanno di sè il proprio personaggio, se non altro perchè si finisce per confondere i due e le parole sembrano rimbalzare da uno all’altro come palline da ping-pong, claustrofobiche.
Però, il valore di questo libro non lo scopro certo io e Bukowsky è grandissimo scrittore. Merita di essere letto, soprattutto se non frequentate spesso autori che stantuffano, stuprano, vomitano litri di birra e whiskey, scommettono ai cavalli e fanno i lavori che solo i più umili tra gli umili accettano, e da tutto questo riescono a distillare poesia.

Un commento su “Storie di ordinaria follia – Erezioni Eiaculazioni Esibizioni – Charles Bukowsky

  1. Alephh
    20 agosto 2012

    Lessi questo libro a fine anni ’70,a quei tempi non amavo leggere perché mi sembrava una cosa pallosa. Ascoltavo molta musica e su un giornale musicale lessi di questo libro, fui folgorato: quei racconti si leggevano facilmente come un giornalino. Da allora li ho letti tutti i libri di Buk (meno Panino al prosciutto), non mi entusiasma più come una volta, però gli devo molto. Grazie a lui ho cominciato una storia d’amore con la letteratura che dura ancora.

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Questa voce è stata pubblicata il 23 giugno 2012 da in Autori, Bukowsky, Charles, Editori, Feltrinelli con tag , , .

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