«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
SILENZIO IN EMILIA
Daniele Benati
Quodlibet
Ahahaaaaaaaaaaaaaahhhh! Grande Daniele Benati!
Divorato senza neanche tirare il fiato questo Silenzio in Emilia.
Divertente, tenero, odora di terra d’Emilia, quella non più contadina ma non ancora qualcos’altro, quella della nebbia, quella della pancia della regione, che va da Modena fino a Reggio, dalla Via Emilia al Po, che a volte si passa dall’altra parte ma solo per fare un giro sulla riva mantovana, non di più e in mezzo i campi, i paeselli e non so che cosa sia, ma qualcosa che da quel quadrato pulsa di storie e di racconti, che sembra che sia l’oste alcolizzato che parla di personaggi e vicende così strampalate che neanche lui ci crede eppure giura che sono vere, e io e tu e tutti quanti ad ascoltare, perchè stare in mezzo a tanti ad ascoltare, mentre ci scoliamo le bottiglie di vino, è bellissimo e se qualcuno ce lo chiede, “Ma saranno mica vere quelle storie?” rispondiamo che certo che sono vere e che importa se sono così strampalate che neanche un gatto ci crederebbe, certo che esiste Don Cagoni, Mammi, Wilmo, Enos e Cagnolati, quello del bar della Baragalla che:
Lui è capace d’aver pensato: Quello là vuol fare il furbo a andare a lavorare così lontano da Reggio, adesso vado là e gli sparo.
Silenzio in Emilia è fatto di storie brevi che si inseguono, surreali, assurde, grottesche con un gusto grasso nelle quali c’è chi muore impiccato, chi schiantato ubriaco contro un palo, chi gli prende un colpo secco e per questo morire in modo assurdo si incazzano, ma si incazzano così tanto che tornano indietro bofonchiando.
Perchè, perdio, non è mica possibile.
PS: c’è il podcast di Paolo Nori che lo legge insieme alle Opere complete di Learco Pignagnoli. Lo trovate qui.