2000battute

«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

The pseudoscience wars – Michael D. Gordin

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THE PSEUDOSCIENCE WARS – Immanuel Velikovsky and the birth of the modern fringe
Michael D. Gordin.
The University of Chicago Press 2012

Mi scuso. Questo che commento è un saggio storico americano che, causa la lingua, risulterà inaccessibile ad alcuni.
Aggiungo qualche giustificazione alla scelta, che non è dovuta al solo desiderio di aggiungere un nuovo titolo alla collezione di 2000battute. Il libro è appena stato pubblicato, un’edizione italiana non è quindi disponibile. Temo però che non uscirà mai in traduzione: il mercato italiano della saggistica è notoriamente ridotto e per lo specifico oggetto del testo, molto incentrato su vicende avvenute negli Stati Uniti qualche decina di anni fa, non credo troverà qualche editore disposto a proporlo. Spero ovviamente di sbagliarmi.

Ciò premesso, la storia di questo Immanuel Velikovsky è interessantissima per avere un quadro d’insieme e particolarmente poco noto su un aspetto di fondamentale importanza per la nostra società e cultura: il rapporto tra scienza e pseudoscienza; la relazione che intercorre tra il sapere scientifico consolidato e riconosciuto in una certa epoca e tutto quello che vaga ai margini di quel corpus di conoscenza e che aspira a farne parte, ma dalla scienza ne viene respinto con disprezzo ed etichettato, appunto, col dispregiativo di pseudoscienza.

Michael D. Gordin, l’autore, è uno storico di fama che con questa opera non cerca di svelare una volta di più le falsità e l’inconsistenza di questa o quella teoria pseudoscientifica promulgata da qualche strampalato solitario o da qualche setta di varia ispirazione. Gordin assume, come è ragionevole fare razionalmente, l’assoluta validità del sapere scientifico e dei suoi metodi d’indagine e di analisi.
Quindi niente rivelazioni, niente polemiche al calor bianco, niente attacchi a testa bassa né tanto meno sostegno a ipotesi esoteriche fanno parte di questo libro.

Il punto del libro, motivo del suo grande interesse, per mio conto, è invece quello di documentare, attraverso la figura emblematica di Immanuel Velikovsky e gli eventi che lo videro protagonista, la dinamica affatto banale e affatto evidente che ha guidato lo scontro, protrattosi per decenni e tuttora in corso, tra scienza e pseudoscienza.

Prima di riassumervi i tratti salienti della vicenda, consideriamo però il significato di pseudoscienza. È un significato ambiguo e scivoloso. Con pseudoscienza non si intende genericamente “l’opposto della scienza“, ma qualcosa di più preciso. In opposizione alla scienza ci sono teorie, movimenti, insiemi di credenze che non solo non hanno i requisiti di scientificità, ma non intendono averli; anzi, si pongono in esplicita opposizione alla scienza. Superstizioni, stregonerie, esoterismo, religioni o anche semplici ciarlanaterie. Questi sono l’opposto della scienza, rifiutano i paradigmi del metodo scientifico. Non sono questi però la pseudoscienza.

Con le parole dell’autore:

No one in the history of the world has ever self-identified as a pseudoscientist. There is no person who wakes up in the morning and thinks to himself, “I’ll just head into my pseudolaboratory and perform some pseudo experiments to try to confirm my pseudotheories with pseudo-facts.” As is surely obvious, “pseudoscience” is a term of abuse, an epithet attached to certain points of view to discredit those ideas, complemented by “pseudoscientist” to designate the practitioner. Just as no adherents of a religious doctrine ever really consider themselves “heretics,” alleged pseudoscientists have a very specific understanding of their activities. To their minds, they are doing science, full stop. This does not mean they are necessarily correct—lots of people are mistaken about what they are actually doing—but it should give us pause to think a bit harder concerning what the word “pseudoscience” really does.

(Nessuno nella storia del mondo si è mai auto-identificato come uno pseudoscienziato. Non esiste alcuna persona che si sveglia la mattina e pensa “Ora vado nel mio pseudolaboratorio e faccio qualche pseudoesperimento per provare a dimostrare le mie pseudoteorie con degli pseudofatti”. Come è evidente, “pseudoscienza” è un termine abusato, un epiteto scagliato contro certi punti di vista per screditarne le idee, e complementato da “pseudoscienziato” per designarne il proponente. Così come nessun adepto di una dottrina religiosa si è mai veramente considerato un “eretico”, i supposti pseudoscienziati hanno una considerazione specifica delle proprie attività. Nelle loro testa, essi stanno producendo scienza, punto e basta. Ciò non significa che essi abbiano necessariamente ragione – molta gente si sbaglia circa il giudizio che danno di quello che stanno facendo – ma dovrebbe tuttavia farci fermare un momento per riflettere meglio riguardo a quale sia il significato del termine “pseudoscienza”.)

La pseudoscienza è ciò che orbita ai margini del corpus scientifico, ne adotta, almeno apparentemente, il metodo, aspira a un riconoscimento in quanto scienza, propone, tipicamente, teorie rivoluzionarie, ma viene rifiutato dalla scienza stessa, talvolta quasi con ferocia.

Qui sta il problema della definizione.
Ai margini della scienza possono orbitare sia bufale in piena regola travestite con il mantello della scientificità, ma anche teorie scientifiche nuove, sia sbagliate, come spesso avviene, sia corrette e per questo realmente rivoluzionarie. Tutte le pietre miliari della scienza hanno orbitato per un certo periodo nella zona paludosa e malfrequentata della pseudoscienza.
Ciò che non è semplice è tracciare un confine definendo regole precise.
Di solito si fa riferimento a Karl Popper e al suo principio di falsificabilità, che descrisse in questo modo: “il criterio per definire lo status scientifico di una teoria è la sua falsificabilità o refutabilità o testabilità
Detto in breve: una teoria, per dirsi scientifica, deve consentire di essere sottoposta a verifica e deve presentare condizioni tali che, se verificate, ne dimostrano la falsità.
Detto ancora più in breve: una teoria scientifica la si deve poter dimostrare falsa. Fintanto che non ci si riesce è non falsa, ma non è scientifica se non esiste alcun modo per dimostrarne la falsità.
Questo secondo Popper e ancora oggi il riferimento principale.
Ma ci sono dei problemi.
Il primo è che non è così facile determinare quando si ha prova della falsità di una teoria. Basta un controesempio? Come determino la correttezza del controesempio? Non è facile per nulla, insomma.
Ancora, molte teorie scientifiche, in molte discipline, teorie e discipline delle quali nessuno mette in dubbio l’appartenenza alla scienza, non soddisfano l’enunciato di Popper. La geologia o la biologia evolutiva, ad esempio, non sono testabili né falsificabili.
Per contro, teorie evidentemente (dal punto di vista della maggior parte degli scienziati) non scientifiche come il creazionismo, soddisfano l’enunciato di Popper.
Quindi, Popper è stato rigoroso, ma anche lui troppo semplicistico.
Si possono aggiungere prescrizioni all’enunciato originale di Popper, renderlo più onnicomprensivo, accrescerlo per coprire i vuoti che via via ci si accorge di avere lasciato scoperti.
Però non c’è una fine, una demarcazione inequivocabile, rigorosa e razionale tra scienza e pseudoscienza non si raggiunge.
In questo problema si innesta un elemento incendiario: in realtà è semplicissimo distinguere tra scienza e pseudoscienza, perché la pseudoscienza è come la pornografia: nessuno la sa definire esattamente, ma tutti la riconoscono immediatamente non appena la vedono.
Quindi abbiamo una linea di demarcazione ondivaga e sfumata, e allo stesso tempo una percezione netta, incontestabile e soggettiva. Gli elementi per una deflagrazione.

Da qui prende le mosse Pseudoscience wars. Ma chi era questo Immanuel Velikovsky?

Russo, di formazione psicologo, emigrato prima in Palestina poi a New York, dove dedicò un decennio a rovistare tra i testi dell’immensa New York Public Library e delle biblioteche universitarie per dare corpo e sostenere con presunte prove documentali una sua teoria che diede vita al genere catastrofista.
Detto in molta sintesi, il punto di partenza fu di considerare come vere e proprie testimonianze storiche le catastrofi naturali riportate dalle antiche scritture e dai testi della tradizione ebraica ed egizia, poi in seguito anche dei Maya, degli Aztechi, degli Indiani d’America e altre popolazioni in giro per il mondo. In particolare sostenne la necessità di un riallineamento dei tempi storici tra le tradizioni egizie ed ebraiche, operazione questa che richiederebbe una nuova datazione più vecchia di circa sei secoli della storia ebraica, poichė, a suo giudizio, le due tradizioni narrano gli stessi eventi cataclismatici.
In sostanza una riconfigurazione completa della storia antica.
Questo per la parte storica.
Per la parte scientifica, a spiegazione di tali sconvolgimenti, teorizzò una quasi collisione tra Venere e la Terra, fatto questo che avrebbe provocato uno spostamento dell’asse terrestre e le condizioni per le catastrofi naturali che le tradizioni antiche riportano.
La teoria è poi arricchita di altre ipotesi astronomiche e fisiche riguardo la forza gravitazionale e i pianeti del sistema solare.

Per due descrizioni più dettagliate, tra le tante fonti, potete consultare la pagina di Wikipedia dedicata a Immanuel Velikovsky, a lui favorevole, e la pagina di Rational Wiki che lo demolisce in quanto ciarlatano.

Gordin, l’autore, non entra nel dibattito sulla veridicità o meno, anche solo parziale, di tale teoria, ma ne assume la sua completa inconsistenza, come fu unanimemente giudicata dagli scienziati.
Osserva un altro aspetto invece: come si sviluppò il conflitto tra scienza ufficiale e Velikovsky e perché egli, per quanto giudicato essere l’ennesimo ciarlatano che farnetica teorie squinternate, divenne un caso epocale e dirompente con effetti che si sono propagati anche ai giorni nostri.

Nel 1950 Velikovsky riesce a farsi pubblicare il libro che presenta la sua teoria, Worlds in Collision , da Macmillan, all’epoca l’editore americano più prestigioso per pubblicazioni scientifiche, e non solo, Macmillian pubblica Worlds in Collision nella collana Science, implicitamente attribuendogli patente di scientificità.

Questo fa esplodere il mondo scientifico, abituato a ignorare le teorie pseudoscientifiche, che si rivolta contro Macmillan e dà avvio a una guerra tra scienza ufficiale e Velikovsky che durò fino alla morte di quest’ultimo nel 1979 per poi proseguire ancora almeno un altro decennio fomentata dai seguaci.
Ma quel che più conta, diede vita e alla fine successo, per quanto fuori dal corpus scientifico, alle teorie catastrofiste e ai revisionismi della storia e della scienza ufficiale.
È da questo scontro che oggi vediamo, con un certo sgomento, almeno per me, l’affermarsi del creazionismo e del disegno intelligente, per citare il caso forse più rilevante, come spiegazione altrettanto valida, secondo molti, dell’evoluzionismo offerta dalla scienza, tanto che in parecchi stati americani le due teorie vengono parimenti insegnate nelle scuole. In alcuni hanno pure tentato, ma mi pare che non abbiano avuto successo, di affermare la superiorità del delirio pseudoscientifico nei programmi scolastici.
Allo stesso modo ritroviamo anche oggi, nei dibattiti su discipline pseudoscientifiche che vanno dall’astrologia, esoterismi, parapsicologia, ufologia, fino a superstizioni selvatiche e in trasmissioni e pubblicazioni che si rivestono di scientificità per insinuare ipotesi farneticanti, le stesse dinamiche, gli stessi tic nervosi, gli stessi stratagemmi e le stesse pretese di veridicità in mancanza di una confutazione piena da parte della scienza ufficiale (spesso impossibile, come intuito da Popper), inaugurati nel conflitto tra Velikovsky e la scienza.

Per questo credo che questo libro sia interessantissimo a dare una chiave di lettura e una prospettiva storica a fenomeni che, inspiegabilmente, continuano a squadernarsi sotto i nostri occhi.

Vi aggiungo ancora qualche dettaglio.
Gordin si sofferma spesso a notare la virulenza della reazione di molti scienziati, domandandosi il motivo. Perché non hanno semplicemente ignorato e sdegnato quella farneticazione?
Una spiegazione che porta, sulla quale credo sia bene riflettere, è che in realtà la reazione, tipica di chi si sente minacciato, non sia stata realmente diretta verso la teoria catastrofista, quanto verso la pubblicazione della stessa nella collana scientifica di Macmillan. Questo è uno degli snodi del saggio: l’establishment scientifico, in una certa epoca, ha necessità di definire un canone, demarcare le zone di propria competenza e autorità dalle frange, dalla palude che le circonda. La reazione violenta è stata la tipica reazione di chi vede invaso da estranei il proprio terreno.

La vicenda di Velikovsky si intreccia poi con il contesto dell’epoca di Guerra Fredda degli anni 50 e successivamente, dopo un periodo di oblio, con le contestazioni all’establishment e l’emergere dei movimenti di controcultura degli anni Settanta che riportano in auge Velikovsky e ne determinano una sorta di trionfo finale, per quanto mai inserito nell’alveo della scienza.
Affascinante è leggere della di poco precedente affermazione in Unione Sovietica di una simile eresia che prese le mosse da un tal Lysenko, il quale destabilizzò lo studio della genetica con farneticazioni insensate. Quel che fu significativo e probabilmente influenzò le reazioni negli Stati Uniti si verificò quando Stalin attribuì valore ufficiale e certificato di reale patriottismo sovietico al Lysenkoismo, con conseguente estinzione dello studio scientifico della genetica in Unione Sovietica.

Come contrappunto allo sforzo trentennale di Velikovski per farsi accettare in quanto scienziato e storico (va detto che egli rifiutò sempre e con sdegno derive religiose o superstiziose), Gordin descrive la dinamica interna di tale movimento, simile a quello che avverrà successivamente in ogni caso simile, che transita da una prima fase formata da sostenitori ad una seconda formata da adepti e discepoli. Conseguenza di ciò è l’emergere di fondamentalismi, influenze anti-scientifiche, religiose, eresie rispetto al canone della pseudoscienza e pulsioni scismatiche. Quindi, si replicarono, paradossalmente, nel campo stesso della pseudoscienza le stesse difese, censure e reazioni violente che avevano caratterizzato l’establishment scientifico.
Descrive anche come si svilupparono insoliti parallelismi e implicite alleanze tra pseudoscienze. L’esempio che porta è quello dell’eugenetica.
È noto a tutti che l’eugenetica, nata nell’Ottocento, trovò macabra affermazione con la barbarie nazista. Nel,dopoguerra le teorie eugenetiche erano in disgrazia e reiette, come può apparire comprensibile.
Quello che è meno noto, a me era poco noto, è che le teorie eugenetiche non erano affatto morte e non lo sono tuttora. Erano vive, in molte parti del mondo occidentale. Negli Stati Uniti erano sostenute da figure influenti del mondo scientifico e il dipanarsi della guerra condotta dalla scienza contro Velikovsky fu di guida per i sostenitori dell’eugenetica. L’eugenetica fu riabilitata, rivestita nuovamente di una patina di rispettabilità e finalmente ristabilita sotto nuovi nomi e vecchie degenerazioni.

L’analisi di Gordin è illuminante.
Una lettura consigliatissima.

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