«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
ZOO O LETTERE NON D’AMORE
Viktor Šklovskij
Traduzione di M. Zalambani
Sellerio 2002
[Libro disperso]
Aggiornamento 18 aprile 2014: Meridiano Zero sta ristampando diverse opere di Šklovskij e Zoo o lettere non d’amore dovrebbe esserlo entro la fine del 2014.
Premessa.
Con questo libro, Zoo o lettere non d’amore, di Viktor Šklovskij, 2000battute si lancia con asinina cocciutaggine a difesa della stirpe sventurata dei libri dispersi, che d’ora innanzi indicherò con [Libro disperso] all’inizio del commento e identificherò col corrispondente tag Libri dispersi, così chi vuole, semmai ci sarà, li trova tutti in un colpo.
Cosa intendo con [Libro disperso]?
Intendo quei libri scomparsi dai cataloghi, o tristemente presenti ma accompagnati dalla dicitura “esaurito” oppure “Attualmente non disponibile” oppure “Di difficile reperimento” eccetera eccetera, ma che invece vale mille volte la pena di leggere, a mio parere quando lo dico io, secondo il vostro quando lo dite voi.
Quelli che quando vi capita di sentirne parlare o di leggerne qualcosa e vi viene da dire «Bello questo… adesso lo cerco» andate incontro alla delusione di scoprire che sembra scomparso, rubato, sequestrato, preso in ostaggio, estinto, abolito, vietato, tumulato.
Intendo quei libri che a me piacerebbe trovare ancora negli scaffali delle librerie, ma nessuno ce li mette più, a volte perché non ci sono più da mettere; mi piacerebbe vedere ricordati al pubblico in un inserto giornalesco del sabato o della domenica, ma neanche per sogno che ci pensano di farlo; quelli che io vorrei che invece di finire abbandonati all’oblio macilento di qualche bancarella dell’usato o qualche polveroso residuo di magazzino, li si tenesse vivi e ogni tanto, quando qualcuno dice «Cosa posso leggere?», al posto di consegnare il lettore alle fauci della pubblicità vampiresca, eroticamente sfumata, serializzata e spettegolante, ci fossero anche loro in vetrina.
Ma anche se tutto questo non succederà, e ci scommetto che non succederà, io lo stesso inauguro la mia personalissima vetrina del [Libro disperso].
Ne ho già alcuni che promettono bene, uno poi è un colpo micidiale (sempre che me lo recapitino, ci credo quando lo vedo sul mio tavolo della cucina).
La letteratura è viva, il romanzo è vivo, i libri sono vivi, a dispetto di quanto vanno dicendo in giro certe bande di beccamorti, ed è viva non solo e non tanto per i libri nuovi, ma per la meravigliosa, inesauribile festa circense fatta dai tanti, tantissimi libri dispersi.
P.S.: Inauguro la serie e subito baro. Diciamo che questo Zoo o lettere non d’amore è il numero 1, ma c’è un numero 0 visto che ho appena messo il prefisso e il tag anche a Il talento di Cesare De Marchi. Chi ha letto il commento sa perchè.
E ora il commento, con un’altra premessa, che devo pur dirvi come l’ho trovato.
Zoo o lettere non d’amore non è fuori catalogo, Sellerio lo presenta ancora col suo numero 534; solo che non si trova, è introvabile sui normali canali di vendita e anche su quelli un po’ anormali. Attenzione! Esiste in giro anche una vecchia edizione Einaudi, l’ho vista in una libreria di libri usati la settimana dopo avere trovato l’edizione di Sellerio. Il caso, il caso… il caso fa disperare.
Serve un colpo di fortuna e una piccola libreria indipendente.
Io l’ho trovato una bella sera piovigginosa ma non troppo a Roma, dopo parecchi mesi di caccia. Gironzolando per Trastevere si capita senza possibilità di mancarla in piazza di Santa Maria in Trastevere e lì, se ci fate caso, perchè è molto piccolina e la piazza distrae per quanto è bella, c’è la libreria di Minimum Fax. È una piccola libreria, senza scaffali chilometrici e percorsi labirintici, ma è una di quelle belle, libri ammucchiati e grande selezione. Lo sguardo è corso sulla fila di coste blu di Sellerio (già, l’ordine è ancora per editore, come ai vecchi tempi) e… ta-taaaaa… eccolo lì!
Preso come un falco in picchiata.
Poi alla cassa.
«Ah! Šklovskij!» fa il ragazzo alla cassa, «Gran libro Zoo» dice.
«Lo cercavo da mesi» dico io, «È introvabile!»
«Eh già, non si trova più»
«Adesso è mio!»
«8 euro»
«Dammi anche l’etichetta della libreria, che l’attacco per ricordo»
«Tieni. Ciao eh…»
«Ciao, alla prossima»
È andata così.
Le librerie quelle di una volta servono. VIsto che sono in vena di pubblicità spontanea, a chi passa da Roma, oltre a un giro a Trastevere e una fermata da Minimum Fax, consiglio anche la libreria AltroQuando in via del Governo Vecchio 82, a due passi da Campo de’ Fiori, da dove non credo di essere mai uscito a mani vuote anche quando hanno provato a trascinarmi fuori a forza, e pure la libreria Odradek in Via dei Banchi Vecchi 37. Queste quelle che conosco e dove mi piace sempre tornare.
Zoo o lettere non d’amore, si può rimanere indifferenti a un titolo del genere per un libro scritto da un russo? No, non si può, è come se si accendesse un lampeggiante, impossibile non notarlo. Ed è un bene, perché Zoo o lettere non d’amore è come minimo un libro molto particolare.
Molto particolare. Così particolare che non mi sentirei di consigliarlo urbi et orbi (inevitabile influsso romano), ma solo a chi è intenzionato a scoprire un esperimento letterario, sapendo che l’effetto potrà essere anche di sconcerto, oppure a chi è un lettore smaliziato che cerca o accetta anche una non-storia, un antiromanzo, un sovvertimento dei canoni e delle forme in una sorta di gioco degli specchi.
Già perchè Viktor Šklovskij è stato uno sperimentatore della forma letteraria, oltrechè essere uno scrittore russo di talento a lungo in esilio in Germania negli anni Venti, e quindi fondamentalmente uno almeno un po’ squilibrato. Di conseguenza, Zoo o lettere non d’amore è un libro squilibratamente sperimentale, ovvero è un libro d’amore fatto di lettere non d’amore metafore amorose; un libro epistolare tra Šklovskij, vero o figurato non si sa, le acque le intorbida apposta, e Alja, donna che lui ama, ma lei no, o forse sì, a volte sì, ma raramente, poi si nega e lo tiene a distanza. Alja però non è una donna reale, è anch’ella una metafora, una metafora del discorso letterario tra culture diverse, così dice Šklovskij, un discorso sulla condizione di emigrato incapace di comunicare e di capire, un discorso a senso unico, così ancora dice Šklovskij. E forse è pure vero, sebbene in realtà esista realmente un carteggio tra Šklovskij e una Alja durante il loro esilio berlinese, Alja che divenne in seguito scrittrice famosa a Parigi col nom de plume di Elsa Triolet e compagna di Luis Aragon.
Quindi?
Quindi non si sa, perché in un riflesso infinito, Šklovskij pubblicò per ben tre volte il libro, prima a Berlino, poi due volte quando fece ritorno in Russia e ad ognuna delle edizioni apportò cambiamenti, sviando il testo di volta in volta e apponendo una nuova introduzione, a volte pure più di una, nelle quali spiega il senso del libro e di quelle lettere non d’amore. Solo che ogni volta dà una spiegazione diversa. Quindi chi lo sa. Adattamenti di convenienza, gioco letterario, storia biografica mascherata, pastiche? Questo è Zoo o lettere non d’amore, un antiromanzo, per l’appunto.
Lettera seconda
[…] Ti ho spaventata col mio amore; all’inizio, quando ero ancora allegro, ti piacevo di più. È colpa della Russia, mia cara. Noi abbiamo un’andatura pesante. Ma in Russia io ero forte, mentre qui ho cominciato a piangere.
Lettera terza
Mio caro, mio amato. Non scrivermi d’amore. Non devi. Io sono molto stanca. Io, come tu stesso hai detto, ho la schiena a pezzi. Ciò che ci divide è la vita quotidiana. Io non ti amo e non ti amerò. Ho paura del tuo amore; prima o poi mi offenderai, per il fatto che adesso mi ami tanto. […]
Forse il tuo amore è grande, ma non è gioioso.
[…]
Lettera quarta
Non parlerò d’amore; parlerò soltanto del tempo.
Il tempo oggi a Berlino è bello.
[…]
Così hanno inizio le lettere, con quelle di Alja che si fanno rare e quelle di Šklovskij a senso unico, senza risposta. Il discorso si aggroviglia sulle metafore, si riempie di accenni mentre si smembra in frasi smozzicate, divagazioni sulla quotidianità o luoghi lontani, senza un filo coerente, come brandelli di pensieri caduti sulla pagina, ma densi di allusioni—da buon russo mezzo matto anche Šklovskij ha sottotesti e sottosottotesti che richiedono l’aiuto delle note per essere compresi, come Boris Pil’njak de L’anno nudo, ma senza giungere all’iperbolica follia di Erofeev di Mosca-Petuški e le 20 pagine di note necessarie a sbrogliare il groviglio— sempre tesi tra la metafora amorosa della lettera d’amore non d’amore per Alja e le considerazioni da romanzo dell’esilio e dell’emigrazione.
Lettera settima
Di cosa posso scrivere! Tutta la mia vita è una lettera indirizzata a te.
Gli incontri sono sempre più rari. Quante parole semplici ho compreso: mi struggo, ardo, perisco, ma MI STRUGGO sono le parole che comprendo meglio.
D’amore non posso scrivere, scriverò di Zinovij Gržebin, l’editore. Mi sembra che il tema sia abbastanza estraneo. […]
Pensavo che Gržebin fosse crudele percè si era rimpinzato di letteratura russa.
[…]
Lettera nona
Mi hai assegnato due compiti.
1) Non telefonarti. 2) Non vederti.
Adesso sono un uomo impegnato.
C’è ancora un terzo compito: non pensarti. Ma questo, tu non me l’hai affidato.
[…]
Le necessità della ragione e le necessità della natura hanno imboccato strade diverse.
Esistevano l’alto e il basso, esisteva il tempo, esisteva la materia.
Ora non c’è nulla. Nel mondo regna il metodo.
L’uomo ha inventato il metodo.
IL METODO.
Il metodo è uscito di casa e ha intrapreso una sua propria vita.
[…]
Lettera undicesima
Così, scrivo di una cultura straniera e di una donna straniera.
La donna forse non è del tutto straniera.
Io non mi lamento di te, Alja. Solo che tu, sei molto donna.
Tu dici: «Quando desideri un abito per molto tempo, poi, non vale la pena di comperarlo; è come se l’avessi portato e logorato a memoria».
È naturale che, in un negozio, una donna flirti con gli oggetti; le piace tutto.
È la psicologia europea.
Di certo è colpa dell’oggetto, se non riesce a farsi amare.
Soprattutto degli oggetti dotati di mani.
[…]
Šklovskij mescola e rimescola i piani e le allusioni, quello personale dell’amore rifiutato e quello sociale di emigrato a Berlino, il personale e il sociale, confonde lo sguardo che non sa cosa mettere a fuoco, il dettaglio della storia dell’uomo o il campo lungo degli uomini?
Per tutto questo Zoo o lettere non d’amore è un’esperimento e una rivolta contro il canone letterario, slanci tipici del periodo in cui fu scritto.
E infine, quasi beffardo verso il povero lettore spaesato, il libro lo mette in imbarazzo con una lettera cancellata da una bella croce rossa e non si conclude quando finisce il testo; prosegue con quelle edizioni successive e le sterzate che Šklovskij dà in ognuna di quelle.
L’edizione di Sellerio riporta le nuove introduzioni e lettere; il mistero s’infittisce.
Prima però la lettera cancellata, che ho letto alla fine, come richiesto dall’autore.
Lettera diciannovesima
Che non bisogna leggere. È stata scritta da Alja, quando era malata, la carta che le è capitata per la lettera era a righe, la lettera è la migliore del libro, ma non bisogna leggerla, per questo è cancellata.
[…] Comperati un abito nuovo e prenditi sei camicie: tre in lavanderia e tre a casa, la cravatta te la regalo io, lucida gli stivali.
E con me parla di libri, io mi reggerò in posizione verticale sulle zampe posteriori e ubbidirò.
[…]
La chiusa, dalla Terza Introduzione dell’edizione del 1964, che detto così è in sè un ossimoro.
Ho settant’anni. La mia anima giace innanzi a me.
È tutta segnata dalle pieghe del tempo.
Quel libro, già allora, l’aveva piegata. Io te l’ho raddrizzata.
Hanno piegato l’anima la morte degli amici. La guerra. Le dispute.
Gli errori. Le offese. Il cinema.
E la vecchiaia, che nonostante tutto, è sopraggiunta.
Ora, mi è più facile, perché non conosco i luoghi per i quali cammini, non conosco i tuoi nuovi amici, o i vecchi alberi presso il tuo mulino.
La memoria si è allontanata in cerchi concentrici. I cerchi sono giunti sino alla spiaggia scogliosa. Il passato non esiste più.
I cerchi, gli anelli dell’amore se ne sono andati sulla spiaggia.
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già in vendita edita da meridiano zero…..
grazie, aggiornato
Lo ristamperà a fine anno (2014) Meridiano Zero!!!
Grazie per l’informazione. La inserisco.
Si Einaudi. Su Maremagnum ci sono diverse edizioni… ho preso quello meno caro!!!! :)
Ho trovato con http://www.maremagnum.com/ l’edizione del ’66. Ci sarà la stessa introduzione? :)
Bella l’edizione del ’66. Einaudi? Non so se riporti tutte le introduzioni come quella
di quella di Sellerio. Forse no.