«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
L’ETÀ INQUIETA – Racconti del terrore
Anna Starobinec
Traduzione di M. A. Curletto
ISBN 2012
«Non leggete questo libro se avete formiche in casa!» Ecco, sì potrei iniziare così a commentare L’età inquieta, con anche il punto esclamativo, come un sottotitolo da filmucolo orrorifico anni Settanta od Ottanta.
Oppure potrei anche iniziare con: «Metropolitana. Un brivido freddo vi ghiaccerà!», non so, che dite voi? Eddai… di nuovo un sottotitolo da filmucolo splatter-catastrofista anni Novanta.
No, no… così non va, queste banalità male si accostano al libro di Anna Starobinec che è vero che scrive “racconti del terrore”, nel senso che le storie virano sul gotico e giocano, qualche volte, mica sempre, con il repellente, ma il libro è un gran bel libro e lei è bravissima, altroché filmucolo orrorifico.
Basta con gli scherzi. Anna Starobinec, giovane scrittrice russa, scrive parecchio bene e costruisce le storie tirandone i fili fino a ottenere la giusta tensione. Sa come ambientarle con naturalezza, senza strappi ai teli dello sfondo e anche come disegnare scenari che vadano via via illividendosi mentre i personaggi continuano a muovercisi dentro come pesci in un acquario.
Il risultato è questo libro che si apre con un romanzo breve intitolato Formicaio e seguito da altri racconti e che io ho letto come in un tunnel pneumatico che ti piglia all’ingresso e ti spara alla fine senza possibilità di sosta o altre scampagnate, ogni volta pensando “Oh è brava questa Starobinec!”, mentre col mignolo mi sfrucugliavo un orecchio alla ricerca di eventuali formiche.
C’è scritto “racconti del terrore”, ma “terrore” mi sembra eccessivo, alcuni, il primo soprattutto, suscitano orrore, questo è certo, ma altri, racconti più brevi, spaziano su un orizzonte molto più vasto, ad esempio verso la fantascienza crepuscolare e cosparsa di frantumi alla Blade Runner con un racconto nel quale si descrive il suicidio di una donna-androide, che non è affatto terrorizzante, anzi tutt’altro, è delicato, malinconico, molto umano.
Talvolta lo scenario è lieto e nell’ombra Anna Starobinec nutre l’orrore, lo schema tipico della paura che striscia serpentina; altre volte inverte i fattori: prima costruisce l’orrore poi illumina un angolo con una fiammella tiepida.
Mosca è stata sconvolta da una rivoluzione, la rivoluzione è nata nei sotterranei della metropolitana, sono stati loro, “loro chi?”, loro, quelli che vivevano là sotto, quelli che prima che scoppiasse la rivolta la gente guardava cenciosi, puzzolenti, miserabili, dei rifiuti umani, poi sono diventati tanti e hanno preso possesso dei tunnel, sono defluiti fuori ed è successo tutto, un’apocalisse di distruzione.
Dalle profondità sotterranee del metrò si diffondeva la voce ben nota, potente, gioiosa, ma così forte da far male alle orecchie. Stentorea e ispirata, la voce scandiva distintamente:
«Urrah, cittadini!»
«Avanti cittadini!»
«Disturbatori della quiete!»
«Dediti all’accattonaggio!»
«Colpevoli dell’estinzione!»
«Senza fissa dimora!»
«Dimora!»
«Dimora!»
«Viventi!»
«Viventi!»
«Viventi!»
«Viventi!»
Così cominciò la rivoluzione.
Poi c’è il racconto di un uomo che perde la memoria di sè e ne acquista, non si sa come, un’altra, di un’altra vita, che non è la sua, non si sa di chi sia e come sia potuto succedere, ma questi sono i fatti, l’uomo ricorda ricordi che non sono realmente i suoi, così gli dicono tutti, ma lui non ricorda altro che quelli, per lui sono reali, altri non ne ha, però solo lui si ricorda di quei ricordi.
Ancora umanità e talento nelle parole di Anna Starobinec.
Regola numero uno. Nessun delitto. Nessuna costrizione fisica. Solo il corso naturale delle cose, leggermente corretto da noi. Se avete bisogno di levare semplicemente di mezzo qualcuno, ingaggiate un killer. Il nostro lavoro è un altro. Programmiamo casualità. Predisponiamo coincidenze.
L’agenzia che programma casualità e predispone coincidenze è lo sfondo di un altro racconto, questa volta ipnotico e spiraleggiante, una storia circolare che si chiude su se stessa, spionesca, misteriosa.
Poi verso la fine alcuni racconti molto brevi, ancora più belli. Uno poi, Le regole, bellissimo, la follia di un bambino, una voce che scandisce le regole da seguire, il dovere di accondiscendere, comunque.
Bello, proprio bello questo libro, pieno di allusioni e citazioni dei maestri del genere, da Philip Dick e Blade Runner, fino a Stanislaw Lem e Solaris. Una vera sorpresa questa Anna Starobinec, arrivo a dire perfino migliore della celebrata Jennifer Egan de Il tempo è un bastardo.
Autrice da seguire anche in futuro.
In ultimo, due parole sull’edizione, che le merita. La nuova collana di ISBN è graficamente bizzarra – una collana senza titolo e nome sulla costa non ricordo di averla vista prima – così come le copertine diseguali, ritagliate da composizioni ripetute. Uno slancio di originalità grafica, finalmente.
Ma non solo.
La stampa e la rilegatura sono accurate e di pregio, più accurate e di pregio della media.
Il prezzo, 7 euro per un libro di 244 pagine è decisamente sotto la media, parecchio sotto a media.
Bravi ISBN Edizioni!
Le atmosfere sono spesso Kafkiane ed è il genere di terrore e raccapriccio che mi piace, quello che ti tiene sveglio la notte, a volte a tremare, più spesso a pensare.
Hai ragione, c’è un po’ di opprimente atmosfera kafkiana virata sul raccapricciante e il terrorizzante. Molto brava Anna Starobinec, anche io i suoi racconti li ho letti di notte d’un fiato.