2000battute

«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Il sogno degli eroi – Adolfo Bioy Casares

bioycasaressogno

IL SOGNO DEGLI EROI
Adolfo Bioy Casares
Bompiani 1968

Commento di Cornelio Nepote

[Libro disperso-perso-persissimo]

AH-AH-AH-AH-AH!
OH-OH-OH-OH-OH!
(risata cavernosa e cavernicola)

Pronto… pronto… bella gente in ascolto… qui parla Cornelio Nepote che ha il comando del vapore, capitano in tolda, ammiraglio in sarabanda, gran guascone e sultano turcomanno… AH-AH-AH-OH-OH-OH…

Rieccomi qua dopo l’apparizione fulmicotonea nel e per il commentucolo al libro del signor autore Michele Mari… sono sempre io, il vostro caro, sulfureo o solforoso, gigante del pensiero metacritico e dell’eloquenza diluente, l’infaticabile, indomito o indomabile, come vi garba a voi, il signore dei carteggi dattilografati, lo sterminatore delle prose flatulente, il fustigatore dei libri culoimbalsamati e dei loro recensori artriticopodici… io! Io! IO! Cornelio Nepote, notaio da quattro generazioni! Per servirvi, dolci fanciulle e gentili signorini.

Sapete dov’è quel tricornuto bonapartista del vostro 2000battute? Il salame-leccante chiosatore imburrato di estasi letterarie, il romantico farneticatore di anacoluti salmodianti… sapete dov’è? No che non lo sapete, perchè non ci siete voi qui in questo bilocale di lacrime di coccodrillo e penombra palpitante di moti biliari, ci sono io! Perchè io ci sono sempre!

Cornelio Nepote non dorme mai, non si distrae mai, non divaga, punta al sodo come un piastrellista in un locale di lap-dance. Quando non mi si vede io osservo, quando non mi si sente io ausculto, quando quel crostaceo di 2000battute dorme, io progetto nefasterie e sfracellamenti di parolai.

Io sono la coscienza sporca che non si lascia sbiancare, la mia vista è pulita come la lente di un telescopio e la mia penna arpionata per pescare i pesci gatto letterari.
Io sono colui che parla quando i molliconi come 2000battute tacciono; e lui adesso tace, s’è zittito; se ne sta di là, che non è di qua dove io scrivo, ed essendoci solo due stanze in questo micragnoso alloggio, la definizione è inequivoca come un editto pontificio. Volete sapere perché lui è di là e io di qua? Perché non ha il coraggio di parlare, lui, la coscienza imburrata, se ne sta accasciato sul letto, al buio, a sospirare come un mantice bucato e farfugliare frasi incrostate di crema muffita… “Bioy Casares… Bioy mio adorato… Perché l’hai scritto? Perché perché perché…”

AH-AH-AH-AH-AH!
OH-OH-OH-OH-OH!
(risata cavernosa e cavernicola)

E io me la rido! Di gran gusto me la rido! Quando sua mediocrità 2000battute ha finito questo Il sogno degli eroi, io lo stavo giusto spiando nascosto nel vaso della verzura secca e ho capito subito com’era l’antifona. Sono balzato fuori  dalla verzura con una doppia capriola tripla carpiata e gli ho chiesto “Allora, fanfarone bello, ti è piaciuto vero?”… AH-AH-AH-AH… pensate, mi ha perfino rincorso con il coltello del pane gridando “T’ammazzo! T’ammazzo!”… che ridere, mi strapanzavo dalle risate… poi mi sono nascosto dentro al cassonetto della tapparella e quando ha provato di stanarmi, gliel’ho sganciata sul testonequadro… AH-AH-AH-AH…
“Bello vero? Ti è piaciuto il tuo Bioy Casares? Il tuo li-bro-dis-per-so?” gli dicevo così, dopo che si era buttato sul divano e se ne stava là mezzo slogato e con una smorfia che sembrava uno che avesse annusato un uovo marcio; gli dicevo “Dai di’ bioicasares e librodisperso… dillo dillo, mammaluccoide!”, così gli dicevo, perché voi non lo sapete, ma quando pronuncia bioicasares e librodisperso fa una certa faccia di cartone da presentatore di telegiornale che si meriterebbe un manrovescio e pure il suo fratello gemello.

“Di certo non è la sua opera migliore…” cosî ha detto il sanculotto insaccato, ma l’espressione della facciapallida sembrava voler dire che era proprio una fetecchia… “Però… anche il traduttore… santo cielo”… quanto mi sono divertito! Erano secoli che non mi divertivo così tanto a vedere quel piagnone affranto e sconsolato come una signorina tutta trine e merletti infilzata da uno spadaccino mascherato da damerino.

Ve lo dico io chiaro e tondo, come si conviene a un notaio da quattro generazioni: Il sogno degli eroi è una ciofeca di storia e il traduttore ha fatto una ciofeca di traduzione.
E Bompiani? Bompiani?! Ma signore pettorute e signori impettiti che accordate ascolto a questo umilissimo servitore vostro, come si fa, chiedo soavemente, a presentare questo libro in una collana che il suddetto editore definiva sbrodolantemente I capolavori della letteratura fantastica… Ma quali capolavori! E soprattutto quale letteratura fantastica! ma che sta addì?… come si esprimerebbe il mio caro amico arciprete cardinalizio monsignore di là dal Tevere col quale ce la spassiamo a scopone scientifico e vinello allegro… ma che sta addì Bompiani? Questo Il sogno degli eroi è letteratura fantastica come 2000battute è un barone siciliano disalaparuta notarbartolato o giù di là.

No, no, no… non diciamo corbezzolerie o capezzolerie, se posso osare un linguaggio porteño in onore all’autore; questo libro non ha né capo né coda, come i lombrichi, che infatti se con un morso li si spezza a metà, provate, provate… io lo faccio sempre per diletto puerile e spirito speculativo… le due metà se ne vanno lombricando ognuna per proprio conto, senza capo né coda, come volevasi dimostrare.

È una storia… come posso dire?… dove trovare i termini, le parole, la prosopopea adatta a definirla?… guardo la nuvolaglia di polvere negli angoli della camera, osservo le frasche stantie, le crepe nell’intonaco, i cadaveri di coleotteri sopra l’armadio, le ditate di unto sul vetro, le scaccolate nell’asciugamano, odoro dentro al cesto della biancheria sporca alla ricerca della luce opaca dell’ispirazione necessaria per declamare l’inconsistenza di questo libro.
È una storia anchilosata, ecco, an-chi-lo-sa-ta… Bioy Casares si sforza di portarla avanti, la allunga, si dilunga, la rende oblunga, si inarca, cerca un appoggio e alla fine si scaravolta con il grugno nella pozzanghera di acquaccia fangosa e sozza.

Ad esempio:

Il pomeriggio seguente Gauna aspettava Clara nel caffè Los Argonautas. Guardava il suo orologio da polso e lo confrontava con l’orologio che c’era sulla parete; guardava le persone che entravano, spingendo, con identiche mosse, la silenziosa porta di vetro: per quanto sembrasse incredibile, uno di quei vaghi signori o una di quelle signore particolareggiatamente orribili, poteva trasformarsi in Clara. A sua volta, Gauna era, o credeva di essere, guardato dal cameriere. Questa mobile vedetta, quando si avvicinò al tavolo, fu provvisoriamente allontanata con le parole: “Ordinerò dopo. Aspetto una persona.”

GRTRTTRTSFSTDTDTSRSTSYYRYETSTSF… Per tutti i sorci del pozzo purulento, prulunento, proloquento, proloquanto…!
Io non sono 2000battute che si sconsola e stinge come un calzino messo a bucato… io sono Cornelio Nepote e le cose le dico chiare, inequivocabili, intransigibili, pane al pane vino al vino, come un rogito di un capannone industriale.
Io lo rinchiuderei nella gabbia dei conigli un traduttore che sparpaglia una roba del genere!… “spingendo, con identiche mosse, la silenziosa porta di vetro”… mi è venuto il blocco della digestione, diavolo! “particolareggiatamente” mi fa detonare una flatulenza incontenibile! “mobile vedetta”… il ritorno di fiamma del peto, petecchio, scoreggicchio, scorbucchio! e poi “provvisoriamente”… ancora? ancora questi avverbi lombricoidi? Ma io li prendo a morsi come faccio con quei vermi inverecondi! Questi avverbi mi fanno venire l’appendicite fulminante!
Per la Santa Meretrice sempre santa e sempre meretrice! Non si fa, non si può… atto non valido! mi oppongo! reclamo! vi esproprio e appongo i sigilli!

E la storia? GRTRTRTSTSRSTYEHEGETSTST… mi soffoco con un acino d’uva! mi strappo i peli delle sopracciglia a uno a uno… anzi no, li strappo a 2000battute che mi dà più gusto… un sogno, non è un sogno, non si ricorda, l’ama, non l’ama, poi va, poi viene, poi sta, poi se ne va, poi torna, poi non vuole tornare, poi non torna ma forse vuole tornare, poi risogna, poi Clara di qua, Clara di là, il dottore, il mago, e non si sa, e perché, percome, poi fa una magia, ma, forse, non è, una magia, forse sogna, però, la realtà, è, incomprensibile, e, alla fine, finisce, in una, tragediucola, sdilinquita, che fa, rimpiangere, una, saporita, dormita, sul divano.

No! no! e no!… Bioy Casares doveva scrivere solo opere brevi, non romanzi, racconti, solo racconti e per le cose più lunghe trovarsi con Borges, ubriacarsi, andare a donne, frequentare il bordello della Santa Meretrice, con molta assiduità gli avrei consigliato io, svagarsi, sbizzarrirsi, sfogarsi e alla fine scrivere facendosi un sacco di risate, altroché le storie di eroi che sognano ma che non sono né eroi né sognatori.
Pane al panettiere e vino al vignaiolo, ognuno deve fare quel che sa fare meglio. Bioy Casares e i romanzi lunghi è come mettere insieme lo zoppo con lo storpio, che tanto in là è difficile che riescano ad andare.

Qui lo dico e qui vuol dire che è così come ho detto! Rogitato, certificato, copiacarbonato e archiviato dalla mia segretaria signorina Rosamunda Collapé. Parola di Cornelio Nepote, notaio da quattro generazioni, sempre umile servo di vossignore ben tornite come vetri di Murano soffiati e di vossignori per qualunque atto di compravendita abbiano necessità impellentissima.

Vi salamelecco e alambicco e ci sentiamo alla prossima miei cari.

Cornelio Nepote, notaio quadrigenerazionale

(P.S.: vi chiedo scusa, quel nano da giardino malformato, quel bifidobatterio duodenale mi è sfuggito, anzi no, no,non è vero, vi sto mentendo… confesso, confesso tutto: sono io che ho lasciato che scrivesse, gli ho detto “massì brutto scorfano naniforme, scrivi tu, io non ce la faccio.”
… Bioy Casares… Bioy adorato, perché hai scritto questo libercolo, perché? Dopo quelle meraviglie dei racconti di Un leone nel parco di Palermo e le sublimi burle architettate con Borges in Sei problemi per don Isidro Parodi e Cronache di Bustos Domecq
La caduta di un maestro, sì, un inciampo, anche i maestri inciampano talvolta, non ne facciamo una tragedia, vero che non la facciamo una tragedia? ma ora… ora? I miei libri dispersi? Cosa dico di questo [Libro disperso], come lo giustifico, come… no! no! e no!… non lo giustifico, è disperso, ben gli sta, come finiranno dispersi tanti altri nuovi e meno nuovi e ben gli starà anche a loro… però Bioy, mio adorato… Tu quoque?)

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Questa voce è stata pubblicata il 9 marzo 2013 da in Autori, Bioy Casares, Adolfo, Bompiani, Editori con tag , , , , .

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