«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
PERCHÉ I BAMBINI DEVONO UBBIDIRE?
Stig Dagerman
Traduzione di F. Ferrari ed E. Tiozzo
Iperborea 2013
Normalmente, come di regola da un po’ di tempo a questa parte, in un caso come questo il commento l’avrei volentieri ceduto a Sua Vanità il molossoide traccagno Cornelio Nepote per lasciargli spolpare il libro con gran gusto e lazzi e frizzi e rotolonrotoloni sguinciati, perchè questo si meriterebbe.
Ma… ma questo caso è eccezionale.
C’è di mezzo Stig Dagerman, il quale non ha nessuna colpa e verso il quale io provo un affetto, un rispetto, un’ammirazione che mi impedisce di vedere un libro sopra il quale qualcuno ha impresso il suo nome scaracchiato da quel notaro flamboiante di Cornelio Nepote.
No, questa volta sarò duro e lo sarò io, senza deleghe al socio alter-egoide.
Questo libro, questo Perché i bambini devono ubbidire? è di una pochezza contenutistica scabrosa. Non è ovviamente opera originale di Dagerman, ma un raffazzuglio editoriale sfornato da Iperborea degno di una brioche industriale intrufolata a tradimento tra l’alta pasticceria. Non so perché l’abbiano pubblicato, forse per rilanciare Stig Dagerman colpevolmente dimenticato e ignorato, forse per racimolare qualche vendita incartando poco o punto, forse per motivi che vanno ben oltre le mie capacità di comprensione e nel caso, francamente, non mi sforzo neppure troppo di capire l’incomprensibile. Se qualcuno me lo vuole spiegare, l’ascolto attentamente e prendo nota, se nessuno me lo spiega non importa; rimane la maldestra operazione editoriale che tanto su quella non ci piove.
Vedo di precisare meglio. Dunque… cosa contiene questo libro?
In 80 pagine si trovano: due racconti, i testi più lunghi, per i quali la nota specifica essere già stati pubblicati da Iperborea ne Il viaggiatore, libro bellissimo di Dagerman e disponibile nel catalogo dell’editore; alcune poesie, complete della versione originale in svedese; altri testi brevi, qualche racconto e qualche testo autobiografico di modesta qualità, evidentemente non inclusi da Dagerman in alcuna opera per buoni motivi. Ultima nota: anche uno dei saggi brevi, Difficoltà di genitori, era già stato pubblicato ne Il viaggiatore ma di tale notizia non vi è traccia in questo libro. Dimenticanza spiacevole, indubbiamente.
Quindi, tolto il materiale già pubblicato ne Il viaggiatore che costituisce la parte di maggior pregio di questo Perché i bambini devono ubbidire?, il resto sono frattaglie condite pure da qualche foto, prive di interesse, di Dagerman.
Risultato: pochezza contenutistica scabrosa.
La cosa che mi induce un certo nervosismo però non è tanto l’operazione editoriale sbilenca, quanto il fatto che sia stata compiuta sulla pelle di un autore come Stig Dagerman che tutto è tranne un buon soggetto commerciale.
Stig Dagerman viene spacciato da Iperborea come “autore di culto”, definizione da talk show pomeridiano che compare nella quarta di copertina di questo Perché i bambini devono ubbidire? e invece assente nei volumi delle opere precedentemente pubblicate, neanche fosse un genio maledetto o una rock star morta con un ago nella vena che il mercato della celebrità postuma normalizza, rimastica, digerisce e rimette in tavola incellophanata e sterilizzata per soddisfare i gusti moderati e perbenisti di un pubblico ipotetico che dovrebbe provare un certo fremito nel leggere l'”autore di culto”.
Bleah, bleah e strableah!
Stig Dagerman è Stig Dagerman, lasciatelo in pace! Stig Dagerman è un autore di nicchia, una perla seminascosta tra le valve appena dischiuse; un autore al quale pochi vorranno davvero accostarsi perchè estremo nel dipingere un panorama tragico, perché violento nella sua cupezza, perchè talmente tormentato e straziato dai suoi incubi da risultare sempre una lettura dolorosissima, pagine che sanguinano disperazione e sprofondano nella notte di un’anima che soffre in maniera inarrestabile.
Sì, si è ammazzato a 31 anni dopo essere diventato celebre e questo piace sempre molto di un artista, è innegabilmente un merito di grande efficacia. Il morto suicida tira, piace il poeta maledetto, lo scrittore autodistruttivo, il martire che fa alzare le sopracciglia al buon borghesuccio. Quanta ipocrisia.
Se volete leggere Stig Dagerman leggetelo in quanto Stig Dagerman, non in quanto icona inconsapevole data in pasto a morbose curiosità.
Sappiate che o lo rifiuterete oppure vi farà male, vi farà molto male, e tanto più ve ne farà tanto più lo abbraccerete, vi colpirà con tutta la crudeltà di un eterno inverno scandinavo che entra nei polmoni e toglie il respiro.
Il viaggiatore è un libro drammatico e il racconto che viene riproposto in questo Perché i bambini devono ubbidire?, intitolato Uccidere un bambino è uno dei testi più strazianti e gelidi che io abbia mai letto. Leggetelo ne Il viaggiatore però, leggetelo in Bambino bruciato però, se volete, non in questo raffazzuglio.
Stig Dagerman è anche l’autore di uno dei più bei reportage dalla Germania devastata dalla guerra. Autunno tedesco, il titolo, pubblicato da Landau è lo sguardo in presa diretta di una devastazione fisica, materiale, umana, spirituale impossibile da immaginare nelle sue reali proporzioni, il resoconto di uno squarcio sull’orrore più estremo. Una testimonianza di rara potenza descrittiva ed evocativa.
IL VIAGGIATORE
(inedito, 1951)Lascio sogni immutabili e relazioni instabili. Lascio una promettente carriera che mi ha procurato disprezzo per me stesso e unanime approvazione. Lascio una cattiva reputazione e la promessa di una ancora peggiore. Lascio qualche centinaia di migliaia di parole, alcune scritte con piacere, la maggior parte per noia e per soldi. Lascio una situazione economica miserabile, un’attitudine vacillante rispetto ai grandi interrogativi del nostro tempo, un dubbio usato ma di buona qualità e la speranza di una liberazione.
Porterò con me nel viaggio un’inutile conoscenza del globo terrestre, una lettura superficiale dei filosofi e, terza cosa, un desiderio di annientamento e una speranza di liberazione. Porterò inoltre un mazzo di carte, una macchina da scrivere e un amore infelice per la gioventù europea. Porterò infine con me la visione di una lapide, relitto abbandonato nel deserto o nel fondo del mare, con questa epigrafe:QUI RIPOSA
UNO SCRITTORE SVEDESE
CADUTO PER NIENTE
SUA COLPA FU L’INNOCENZA
DIMENTICATELO SPESSO
Non infangate Stig Dagerman, per favore.
Quando l’Iperborea ha iniziato a ripubblicare Dagerman nella nuova edizione, sono corsa a procurarmi alcuni suoi titoli che mi mancavano; per fortuna questo non mi ha attirata dalla quarta di copertina, così non l’ho preso. Dirò che non mi è piaciuto nemmeno Il nostro bisogno di consolazione, non vi ho trovato nulla della piacevole tristezza che regala nei racconti.
Ancora non mi spiego perché abbiano pubblicato quel libro
ho letto per caso stig dagerman come ho letto per caso la tua recensione. sappi che appoggio la tua nausea per codesta miserabile operazione commerciale (?)