«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
I.
Francesco D’Isa
Nottetempo 2011
Seconda incursione, dopo Lo sconosciuto di Magnus, nel mondo a me ignoto dei libri con molti disegni e poche parole, si chiamino essi fumetti, graphic novel, libri illustrati o storie figurate (questo non so se si dica, può essere che me lo sia inventato) o in quale altro modo.
Non ho ancora molta familiarità con questo genere, devo ammetterlo, perchè sono abituato a vedere tutte le pagine scritte, mentre in questi casi lo sguardo una volta osserva l’immagine poi legge il testo e cerca di mettere insieme le due cose, qualche altra volta fa il contrario, poi passa alla tavola successiva e rifà la stessa cosa, non necessariamente seguendo lo stesso ordine, quindi deve mettere insieme disegno con testo della tavola con disegno con testo di quella precedente e cosí via.
Capisco che ora voi direte “Come la fai difficile!”, infatti non è che voglia dire che sia un’impresa, ma solo che è diverso da quello a cui sono abituato. Concedetemi il lusso di fare il novizio, insomma.
Francesco D’Isa non (mi scuso con Francesco D’Isa per il terribile refuso) è un artista parecchio interessante. Intanto è il fondatore di un collettivo di artisti che si chiama Pornsaints.org e appena avrete smesso di strabuzzare gli occhi ripetendo “Porn… porn… porn… ma?… ma?… ma?… “porn” quel “porn”?” e mi fate finire di parlare, vi tranquillizzo sul fatto che nessuno rischia di diventare cieco.
Oltre a ciò è l’autore di questo libro illustrato che ha per titolo I. (“libro illustrato” lo definisce Nottetempo che lo pubblica, quindi io mi adeguo); un libro che mi ha stupito. Sì, certo, sarà lo stupore del novizio, può darsi, la mia conoscenza del genere è inesistente, però, lo ripeto, per me è bellissimo.
Bellissima la grafica, curiosa e originalissima, sempre secondo la mia ignoranza (questa però è l’ultima volta che lo ripeto, che non è che posso andare avanti tutto un commento a scusarmi di essere ignorante, va bene che è una colpa ma c’è un limite a tutto).
Bellissima e incantevole la storia che D’Isa snoda tenendo chi legge sul filo della sorpresa. È una confessione fiabesca di I. che non si sa chi sia, forse è D’Isa forse non lo è, forse è un pezzo di uno e un pezzo di qualcos’altro, è la solita questione da non porre, la domanda da non farsi e fare, che tanto non importa di chi sia la voce narrante, perché l’ambiguità attribuisce gusto. È una confessione perchè si svolge come il racconto del ricordo dei propri pensieri sulla propria esistenza; lo so, sembra complicato ma non lo è in realtà, è una voce che racconta se stessa. È una fiaba perché ha il passo cantilenato e sorridente delle fiabe, incluse le illustrazioni.
Ma è anche una fiaba adulta o la confessione fiabesca fatta da un adulto che rivolta i propri rottami e raccontando di sè la scena risultante ne è disseminata. Cosa vuol dire questa metafora rottamante? Solo che il tono non è fluttuante nell’ingenuità fiabesca, ma fa uso del sorriso sornione, del racconto favolistico e dei testi scarni per disegnare una visione ambiguamente aspra ma leggera della vita, del mondo, delle persone e di sè stessi mentre osserva tutto ciò interrogandosi.
Ponendosi la domanda. La Domanda.
Chi o cosa sono?
La Domanda.
Ingenua? Da adolescente? Infantile?
Sì, forse.
Ma quel che conta è la risposta, non la domanda.
O ancor meglio, quel che conta è come si cerca di rispondere, non la risposta e neppure la domanda.
I. è come cerca di rispondere Francesco D’Isa.
Risponde affascinando, con sensualità, con eleganza ambigua, tra uno stile da storia di cappa e spada e uno cyberpunk, grazie e trine dei tempi che furono insieme alla digital art post-modernista, filosofia e ironia, introspezione ed esibizione, paradossi giocattolo e ombre di tragedia.
A volte sembra incomprensibile, ma lo fa apposta per continuare nel gioco della sorpresa, il gioco dei salti di tono, di stile, collage d’immagini e di parole lungo un percorso tracciato senza incertezza né sbavature, capitolo dietro capitolo, avventura dopo avventura, fantasia dopo fantasia per infine rimettere insieme ogni pezzo e mostrare l’immagine risultante: la raffigurazione di una coscienza lungo il tragitto di una vita, con le sue luci, le molte ombre, i sogni sbriciolati, quelli rinati, la razionalità matura e l’incoscienza della fatalità, e gli interrogativi, ai quali faticosamente si dà una risposta e il momento dopo si inizia a dubitarne.
La storia di I., montaggio di immagini e parole, è ironica e serissima.
Soprattutto ironica. Ma anche molto seria.
Bravissimo Francesco D’Isa.
Note: Su Via dei Serpenti c’è una bella intervista a Francesco D’Isa che svela e non svela, come è giusto che sia.
Pingback: I. – Francesco D’Isa | 2000battute | HyperHouse