«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
INTRANSIGENZE
Vladimir Nabokov
Traduzione di G. Bona
Adelphi 1994
Prima o poi doveva capitare anche a me, dopo averne teorizzato e catechizzato, essermene fatto promotore e illustratore, dopo tanto discettare per mettervi in guardia, doveva succedere che ci finissi dentro anche io a pie’ pari per di più, o meglio, a muso piatto e denti stretti.
Ebbene sì, è capitato con questo Intransigenze di Nabokov: ho preso in pieno il guard rail di una curva a banana e mi sono scaravoltato di là insieme alla bici, sono rimbalzato contro la siepe e infine sono rotolato nel fosso insieme a lattine ammaccate, fazzolettini di carta usati, cicche di sigaretta e malerba ingiallita.
Qualcuno, forse, starà pensando Ma di che parla ‘sto tanghero?
In questo caso:
Primo) Suggerisco caldamente di smetterla di leggere avidamente i commenti di Cornelio Nepote perché non producono effetti benefici sulla capacità comunicativa, diciamo pure che la sbriciolano come un grissimo calpestato, e incarogniscono l’eloquio;
Secondo) la famosa e celebrata Teoria della Curva a Banana nella quale Incappa il Lettore Poco Assennato, come tutti certamente ricorderete, è stata da me introdotta assiomaticamente, motivata teoricamente e descritta con dovizia di particolari storici;
Terzo) la Teoria della Curva a Banana che Inghiotte il Lettore Imprudente e lo Sfrombola nel Fosso, in breve, descrive la situazione nella quale un lettore imprudente scende sfrenatamente giù per la discesa collinare della lettura e procedendo in questo modo, ovvero a velocità insalubre, si accinge a impostare la lettura di un’opera, con una certa sicumera, anzi perfino arroganza, sbruffoneria, diciamo, cioè dimenticando che le curve all’inizio sembrano tutte uguali, ed è solo una volta dentro che si scopre di che genere di curva si tratti: ci sono curve dolci, curve funamboliche, curve noiose, curve ritmate, curve permalose e ci sono anche le fetentissime curve a banana, che sai come ci entri ma non sai se ci esci ancora in sella o rotolando nel fosso (vi semplifico la vita: qui la celebrata Teoria della Curva a Banana etc. etc., dal sesto paragrafo).
Le curve a banana sono la giusta punizione per il lettore sbruffone o troppo incauto o facilone o ingenuo o che comunque ha qualcosa che non va o a fatto il lettore mica tanto bene.
Le curve a banana sono delle trappole micidiali, trappole da caccia grossa, da pachidermi della lettura.
Le curve a banana si prendono nei denti e ciapa so’ e porta a ca’, come si dice da qualche parte che non so dove sia, senza tanto rampognare o ruminare o lamentarsi. Dovevi starci attento, non l’hai fatto, ciapa so’ e porta a ca’, la prossima volta impari.
Bene. Penso di avere chiarito il concetto della curva a banana. Ora cerco di spiegarvi com’è successo, con tono pedante e stile didascalico.
Primo fatto: Nabokov non lo conoscevo, o quasi. Avevo letto un paio di secoli fa solo Lolita, non me lo ricordo e non ricordo di esserne stato in qualche modo colpito. Come se non l’avessi mai letto.
Secondo fatto: avevo visto l’omonimo film di Kubrik e, nonostante ami molto Kubrik, Lolita è il suo film che più mi ha lasciato indifferente.
Terzo fatto: anzichè leggere un’altra sua opera di narrativa, il che sarebbe equivalso a tirare opportunamente i freni prima di infilarsi nella curva in modo da salvarsi nel caso di una malefica curva a banana, ho deciso di leggermi questo Intransigenze, che invece un’opera di narrativa non lo è.
Quarto fatto: un intero libro composto da interviste all’autore rilasciate nel corso di molti anni a testate assai differenti e lettere di reclamo dell’autore stesso per cose che non gli sono andate bene nel testo dell’intervista pubblicato, richiede una certa dedizione all’opera superiore alla media e se pure c’è anche una certa devozione nei confronti dell’autore, questa non guasta.
Risultato: come già detto, mi sono schiantato, non provando né devozione per l’autore né trovando le necessarie motivazioni psico-emotive per spendere una dedizione superiore alla media, a me, Intransigenze, non è piaciuto, per niente. Sono diligentemente arrivato fino in fondo ma mi sono annoiato mortalmente e quel che è peggio, ed è proprio questo a costituire il vero effetto nefasto della curva a banana, mi ha reso epidermicamente antipatico e pure un po’ odiosetto Vladimir Nabokov, tanto che dovrò sforzarmi e autoimpormi un’ulteriore sua lettura, cosa che non avverrà a breve comunque.
In queste interviste si coglie chiaramente, anche perché Nabokov non fa nulla per nasconderlo, il suo disprezzo nei confronti dell’essere intervistato e la sua disistima viscerale verso testate giornalistiche, riviste letterarie, circoli culturali e intervistatori di varia natura. Nabokov emerge come un genio, a sentir lui, ma non dubito sia vero, un genio fin dalla nascita, un genio assoluto. Leggeva 12 libri alla settimana, di nobile progenitura, immerso nella cultura più alta fin dall’infanzia, poliedrico: grande letterato, sublime romanziere e scienziato di levatura mondiale nella particolare disciplina della studio delle farfalle (non mi ricordo come si chiami tale disciplina e non mi va di andare a cercarlo). Russo della Russia bianca, anticomunista, liberale, ma tanto egocentrico da maturare una propria disciplina di pensiero e scala di valori, per questo talvolta di idee conservatrici dure e pure, talaltra anticonformista al limite della stramberia.
Si dilunga moltissimo sulle farfalle, sui suoi inseguimenti e appostamenti armato di apposito retino, sulle tecniche di conservazione e di studio, ovviamente anche sui suoi strabilianti risultati scientifici.
Ruvido, indisponente, snob all’ennesima potenza, sputacchia su Dostoevskij trattandolo da banale moralista e con lui su una lunga sfilza di grandi nomi della letteratura mondiale.
Naturalmente parla delle sue varie emigrazioni, fino al definitivo approdo negli Stati Uniti, con seguito di fervore per il sogno americano e la coda, non ben chiarita, nonostante diverse domande, del suo ultimo trasloco a Montreaux, in Svizzera.
Descrive, di nuovo con un certo disgusto, dei suoi anni da docente universitario alla Cornell e il sollievo provato nell’essersi affrancato dal contatto con quella marmaglia brulicante degli studenti, pare assai maltrattati dal divin autore.
Si parla molto, moltissimo di Lolita, vista l’insistenza degli intervistatori per la sua opera più celebre e Nabokov non si tira indietro. Solo io ho capito unicamente che quello che non si fa altro che ripetere è il ben noto fatto di aver esplicitamente messo in scena la sessualità ambigua di una dodicenne con un uomo maturo. Ancora però io non so per quale motivo Lolita sia considerato un capolavoro assoluto. Colpa mia, s’intende.
E insomma, ci sono interviste interessanti, sicuramente la verve polemica e la cultura enciclopedica che poteva esibire rendono soprattutto le repliche e i reclami che scrive a editori e giornalisti dei capolavori di arte stroncatoria e tra i migliori esempi di come fare a pezzi un editore poco attento. Per questo Nabokov pretendeva di ricevere le domande in forma scritta e in anticipo, anche quando l’intervista veniva condotta di persona e sceglieva a quali intendeva rispondere e quali scartava. Poi, maniacalmente registrava e catalogava tutto, controllava minuziosamente ciò che veniva pubblicato e in caso di errori, travisamenti e interpretazioni distorte si avventava come una belva affamata sul malcapitato inviando missive corrosive.
Questo è quanto. Mi rendo conto di aver prodotto un commento massimamente inutile, a causa dell’incidente nella curva a banana e forse non c’ho capito molto. Quindi, a parte aver contribuito all’incremento dell’entropia dell’universo, mi limito sommessamente a suggerire di leggere almeno tre o quattro romanzi di Nabokov, tra i quali necessariamente Lolita, prima di accostarvi a questo Intransigenze.
Mi fermo, visto che già da un po’ sento gli sghignazzi lugubri di quel malnato di Cornelio Nepote.
Leggi IL DONO
Prima di tutto, complimenti per tutto ciò che scrivi visto che hai contribuito a farmi conoscere o, in alternativa, a confermare acquisti letterari a scatola chiusa e non sono mai rimasto insoddisfatto. Persino Onetti mi ha dato molto, pur trovandolo uno degli autori più ostici da leggere e meno soddisfacenti durante la lettura che abbia mai affrontato. Posso dirti che hai scelto il libro di Nabokov (che non è neanche tanto di Nabokov) sbagliato per iniziare a farti un’idea dell’autore? Le opinioni del buon Vladimir sono a tratti geniali, a volte insopportabili, ma il suo stile è incredibile e la sua narrativa (o le lezioni di letteratura) quanto di meglio abbia mai letto. Ti consiglio senza indugio “Fuoco pallido”, ipertesto che ha ispirato anche il buon Julio Cortàzar… e poi i soliti: “Lolita”, “Ada” se vuoi restare stordito dalla pletora di parole che N. sa mettere una dietro l’altra… o il periodo russo (“La difesa di Luzin”, “Invito a una decapitazione”, tutti i racconti) per incontrare un Nabokov più tranquilli, diciamo così. Per me è un autore eccezionale, le sue opere sono difficilissime da criticare perché composte con un’abilità sconvolgente.
Grazie mille per i consigli. Ammetto di non sapere quasi nulla di Nabokov e di essermi sempre poco interessato di lui. Questo titolo l’ho preso dopo che ne avevo letto come di una sorta di suo ritratto, della sua genialità e bizzarria anche. Mi aveva incuriosito proprio per cercare di capire chi fosse.
“Fuoco pallido” lo leggerò presto dopo il tuo consiglio.
ciao
Pur nutrendo un’antipatia viscerale per l’autore, pieno di sè come pochi, devo dire che i suoi libri li ho apprezzati tutti, mi rimane solo Ada per il momento accantonato. Ti consiglio vivamente Fuoco Pallido, una gioia per l’intelletto.
Pur avendo letto tutto Nabokov ( per colpa o merito di una mia amica a lui devota negli anni universitari) mi era completamente scivolato addosso. Poi lo scorso inverno ho letto Guarda gli arlecchini , che invece mi è piaciuto molto proprio per l’ incredibile narcisismo del protagonista, su cui si può sghignazzare, ma anche provare piacere per la scrittura scintillante. Il suo mirabolante egocentrismo ci da ‘ la grande soddisfazione di trovare detestabile Il protagonista di cotanta ubris, ma nello stesso tempo avvincono le sue avventure.
Segno Guarda gli arlecchini e proverò a recuperare dallo schianto nella curva a banana.
:)
Grazie del suggerimento.
m
Grazie, mi segno anche Guarda gli arlecchini, prima a poi ce la farò a digerire Nabokov