«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
VERTIGINI
W. G. Sebald
Traduzione di A. Vigliani
Adelphi 2003
Leggere Sebald è come fermarsi all’ombra di una grande quercia secolare e da là, sotto le fronde maestose, piccoli esseri poggiati a quel tronco solidissimo e indifferente, gustare ammirati lo splendore della letteratura. Perché questo è Sebald: l’incarnazione della letteratura mitteleuropea del Novecento, uno dei grandi, forse l’ultimo dei grandi di una stagione lunga un secolo che ha visto nascere maestri come Musil, Broch, Bernhard e infine Sebald.
Vertigini sono quattro racconti, o forse meglio chiamarle narrazioni, quattro parti di una storia che non sembra avere una meta precisa ma più che altro un dipanarsi tra ricordi, immagini, invenzioni, una storia che si racconta, che è proprio quello che fa Sebald, con una sapienza, uno stile, un equilibrio talmente sublime che, appunto, solo i maestri hanno saputo raggiungere, anche quando hanno scelto di plasmare lingua e stile, come nei ritmi nevrotici di Bernhard, o nelle lunghe digressioni corredate di fotografie e immagini di Sebald.
Sebald è nella categoria di quei grandi che si leggono e poi si rileggono per riconciliarsi con la letteratura, con l’arte del raccontare, con le infinite possibilità di accordare parole con immagini con sensazioni; lo si legge e rilegge come si riascolta una sinfonia senza tempo.
Sebald è anche colui che ha strappato i veli pudichi con i quali la Germania cercava di coprire le vergogne del Novecento, facendolo non da storico, che non sarebbe stato certo il primo, ma da tedesco e da maestro della letteratura e quindi della coscienza, della sensibilità e dello sguardo.
Sebald è stato folgorante quando è uscito alla luce in età adulta.
Vertigini però non è uno dei suoi libri sulla Germania dei conflitti, è un libro intimo, molto personale nel quale mescola ricordi di infanzia, suoi vagabondaggi al tempo della scrittura ed episodi storici di quel mondo alpestre e rurale che è la culla della mitteleuropa.
C’è anche molta Italia in Vertigini e nelle peregrinazioni di Sebald da Verona a Venezia al lago di Garda a Milano per poi rientrare nelle sue alpi bavaresi e infine a Vienna, il cuore della sua cultura.
Vertigini è anche il libro del soffermarsi. Sebald si sofferma, come un viaggiatore senza meta, sui particolari che si perdono nello sfondo. Una donna di una locanda del villaggio tra i monti, piccole storie di vita contadina e popolana, la raffigurazione di un cimitero monumentale, la forma dell’occhio ritratto in un quadro, una vallata che fu teatro di guerra, la facciata di un palazzo di Verona. Si sofferma sulle minuzie che scorrono sotto il suo sguardo e si sofferma sui suoi pensieri, o sul ricordo dei suoi pensieri d’infanzia, forse veri, forse no, chi lo sa.
Leggere Vertigini è quindi un viaggiare seguendo Sebald, lentamente salendo di quota, correndo in un treno, sull’acqua gelatinosa di Venezia, indietro nel tempo, tra la memoria, tra la storia piccola, la storia spesso tragica di una valle o un borgo, le guerre e i segni che il tempo ha lasciato.
Si mostra ingenuo Sebald quando parla di sé, un viandante stralunato che pone domande bizzarre a estranei diffidenti o che si fissa nell’osservare qualcosa che nessuno comprende. Si raffigura in questo modo, ma ingenuo non è, ovviamente, e la sua scrittura scorre retta sempre da un equilibrio straordinario.
Vertigini è libro dal ritmo lento e cantilenante, come una favola, recitato da una voce gentile che segue una direzione che non conosciamo e sembra, ma è per finta, che neppure lei lo sappia, trasportata da un vento, trascinata da un profumo, incuriosita via via da questo frammento e da quella memoria.
Non trascrivo alcun brano. Con il Sebald di Vertigini sarebbe solo un vano vezzo estetico. Sebald merita sempre e comunque di essere letto e riletto seguendone il passo lento, la voce pacata e l’immenso talento letterario. Arduo trovare qualcosa anche di appena paragonabile alla sua arte dello scrivere nella letteratura contemporanea. Chi cerca Sebald lo fa per sentire una voce che oggi non si ascolta più.
AUSTERLIZ ultimo grande capolavoro della letteratura europea. Dopo averlo letto, anni fa, mi è rimasto il rimpianto di non aver più nulla da leggere, come quando leggo Thomas Mann. Speriamo almeno di avere qualche altra bella sorpresa…. dalla lettura ( e anche si spera – ma spesso si DISpera – dalla vita)
C’è sempre qualcosa che vale la pena leggere, i grandi libri non finiscono un certo giorno, con un certo autore.
Amo la Corsica e Sebald mi ha incantato, per la prima volta, con le sue riflessioni acute e poetiche e le immagini antiche contenute in un suo piccolo libro, Le Alpi nel mare. Sebald passeggia per Ajaccio e ci racconta della famiglia Bonaparte, si perde tra i viottoli del cimitero in pendio fuori Piana ed è l’occasione per parlare dei defunti, degli antenati, e poi ci sono le meravigliose foreste della Corsica e un cancello di una scuola a porto Vecchio, dietro il quale i bambini intravvedono l’infinito avvolto in una luce abbagliante. Lo consiglio, è una piccola meraviglia da portarsi in tasca.
Potrei poi copiare le considerazioni su Vertigini e incollarle per Austerlitz. Anche qui è bello seguirlo e perdersi nei suoi vagabondaggi narrativi che ci accompagnano, facendoci conoscere gli abitanti del Nocturama di Anversa, le varie tecniche di fortificazioni, il pittore Gastone Novelli, lo zaino di Wittgenstein, il bar del Great Eastern Hotel di Londra e tanto, tanto altro. Tutto interessante e coinvolgente, una grande erudizione che non stanca mai, ma affascina, perché è lieve, e nelle descrizioni asciutte e precise si avverte quella “sapienza, uno stile, un equilibrio talmente sublime, che, appunto, solo i maestri hanno saputo raggiungere”. La seconda parte del romanzo riguarda la ricerca delle sue origini, della sua storia, ed è un viaggio a ritroso nella memoria sua personale e nell’Europa centrale durante gli anni del nazismo. Le tante fotografie aiutano a entrare in quella dimensione nella quale Sebald vuole farci entrare, riuscendoci alla perfezione. Ora leggerò Vertigini!
Sono sicuro che ti piacerà. Sebald per me è come un porto sicuro, lo centellino e lo conservo per le volte che ho bisogno di sentire la terra. Ed è sempre un grande piacere.
Perché non “Gli anelli di Saturno”?
Eleanor
Per nessun motivo. Erano entrambi nella pila dei libri da leggere ed uscito Vertigini.