2000battute

«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Una storia del mondo in 10 capitoli e 1/2 – Julian Barnes

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UNA STORIA DEL MONDO IN 10 CAPITOLI E 1/2 
Julian Barnes
Traduzione di Riccardo Mainardi
Einaudi 1997 

Aggiornamento 25/09/2013: Einaudi ha annunciato la riedizione del libro per ottobre 2013, pertanto [Libro disperso]

Altro libro di Julian Barnes desaparecido dal catalogo Einaudi. E a leggerlo, si capisce il perché. Dico meglio, per evitare quelli che hanno il sopracciglio che scatta come una balestra medievale. Il motivo della scomparsa è economico, naturalmente, non ha venduto o a smesso di farlo, non abbastanza. Si sa, ai mercanti parla il soldo e la cosa ha una sua logica evidente. Però il soldo non è argomento di particolare interesse qui, mentre più pruriginoso è domandarsi perché non lo si legge, senza alcuna pretesa di illuminare il cammino oscuro, visto che a tale domanda, se la si pone a tre persone, si ottengono almeno quattro motivi diversi, se non dieci o diciotto.

Quindi, consapevole di codesta arcana moltiplicazione delle ragioni ed evaporazione della possibilità di capirci qualcosa, avanzo ipotesi del tutto pretestuose e architettate a bella posta per dire la cosa che mi sta a cuore, ovvero srotolare il nastro del commento a Una storia del mondo in 10 capitoli e 1/2.
A chi si fosse srotolato il filo del discorso, ricapitolo la semplice domanda dalla quale sono partito: Perché codesto libro non viene letto e pertanto è un [Libro disperso]?

A) Perché è brutto. No, non è brutto, affatto, anzi secondo me è un bel libro, e comunque l’essere un brutto libro non è condizione sufficiente per scomparire dai cataloghi. Si potrebbero fare centinaia, migliaia, migliaia di centinaia di esempi di libri orribili che soggiornano placidamente nei cataloghi.

Però dire “è brutto” è troppo generico. Dovresti cercare di qualificare meglio.

B) Perché è noioso. Assolutamente no. Dire di Julian Barnes che scrive libri noiosi è parecchio difficile. Il suo stile, la verve narrativa, i contenuti, il linguaggio, le storie… noiose proprio no. E come prima, la noiosità di un libro non è condizione sufficiente per l’epurazione.

C) Perché manca una trama. É vero, non trattandosi di un romanzo, manca una trama canonica, come dire che all’uomo manca la coda, o che un gatto non ha il becco. Monsieur de la Palisse andrebbe in brodo di giuggiole. Però non è privo di un filo logico, di una narrazione sottotraccia e pure talvolta ben visibile che unisce i capitoli, dieci e mezzo, per l’appunto. Quindi ha più trama di una raccolta di racconti e poi, non venitemi a raccontare che i libri che vendono hanno sempre una trama. O forse sì? Una trama che funziona da mano della mammina che conduce il fantolino tra i i pericoli della città? No, non mi sembra una buona spiegazione.

D) Perché mancano gli ingredienti magici: amore, sesso, avventura, tragedia. Mica vero! Ci sono tutti e quattro, amore, sesso, avventura e tragedia, mescolati e shakerati nei capitoli. Bocciata anche questa teoria.

E allora chi lo sa! Io mi arrendo, pensateci voi. Butto lì solo un’ultima proposta.

E) Perché è volutamente, intelligentemente inclassificabile. Ecco, questa spiegazione un fondo di verità ce l’ha sicuramente.

È inclassificabile, vero. Non è un romanzo, non è una raccolta di racconti, non è una biografia, non è un pamphlet… non appartiene a nessuna categoria a me nota. È un libro volutamente inclassificabile scritto da un ottimo scrittore che sa come addomesticare la forma ambigua e plasmare la creta dell’opera informe, e per questo pretende uno sforzo: quello di non continuare a domandarsi «Ma che libro è questo? Ma chi parla? Un protagonista o l’autore? E dove vuole andare a parare?». Ecco, queste domande, che sono domande di comodo, si capisce, perché uno se le fa di proposito e quando trova una comoda risposta è come se si sistemasse bello spaparanzato sul divano, si rammollisce sui cuscini e mette il pilota automatico che tanto sa di procedere su dei binari luccicanti. Ma qui entra in gioco il Julian Barnes di Una storia del mondo in 10 capitoli e 1/2, che i binari li nasconde fin da subito al lettore e lo costringe a navigare a vista, capitolo dopo capitolo, alternando resoconti romanzati di fatti storici come il naufragio della Medusa a cui fa eco un capitolo dove entra la voce di Barnes a commentare, con acuta ironia, il celebre dipinto di Théodore Géricault La zattera della Medusa; immaginarie e ironiche ricostruzioni come la storia dell’Arca di Noè raccontata da un tarlo imbarcatosi clandestinamente; ancora, l’immaginaria ricostruzione del viaggio di due dame inglesi settecentesche alla ricerca dell’Arca sul monte Ararat, qualche capitolo dopo bissata dall’altrettanto immaginaria ricostruzione dell’esplorazione del monte Ararat da parte del mai esistito ex-astronauta della Missione Apollo Spike “Touchdown” Tiggler, e così via, non sto a citarvi tutti e quanti i dieci capitoli e mezzo.
Vi cito ancora solo il “mezzo” e l’ultimo, il decimo.

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Théodore Géricault, La zattera della Medusa, 1819, Parigi, Louvre

Il mezzo capitolo si intitola Parentesi e come tutte le disquisizioni racchiuse tra parentesi svia dal discorso principale per seguire un rivolo, aprirlo fino a farne un laghetto e poi richiudersi. Parla Julian Barnes o il personaggio letterario di Julian Barnes. Parla di amore, dell’amore per la donna che dorme nel suo stesso letto mentre la osserva assopita, girata su un fianco, di spalle. È un’immagine bellissima. Almeno, per me è bellissima, non so voi. Ne parla a suo modo, acuto e ironico, un po’ sornione ed elegante, ammicca e sorride cosí che non si sa mai se stia scherzano o dica sul serio, probabilmente un po’ dell’uno e un po’ dell’altro, ma in che dosi non lo dice. Scopritelo voi, lettori curiosi.

Questo amore non andrà a buon fine. È un organo compatto e ritorto come la fibra della carne di bue. Il nostro modello corrente, universale, è l’entropia, che in parole povere significa: va tutto a puttane. Ma anche quando l’amore non ci arride, non dobbiamo desistere dal credervi. Sta forse scritto in codice, in ogni singola molecola, che le cose debbano andare storte? Sta forse scritto in codice, in ogni singola molecola, che va tutto a puttane, che l’amore ci volterà le spalle? Forse sí. Eppure dobbiamo credere all’amore, come crediamo nel libero arbitrio e nella verità obiettiva. E quando l’amore non ci viene accordato, dovremmo accusarne la storia del mondo. Se ci avesse lasciati soli avremmo potuto conoscere la felicità, avremmo potuto continuare a essere felici. Il nostro amore ha cessato di esistere, il nostro amore se n’è andato, e la colpa è tutta della storia del mondo.
Ma questo ancora deve avvenire. Forse non accadrà mai. Nella notte il mondo può essere sfidato. Sí, le cose stanno realmente cosí, noi possiamo umiliare la storia. Mi agito e scalcio, eccitato. Lei si lascia scivolare nel sonno, emette un sospiro sotterraneo, subacqueo. Non la debbo svegliare. Ora mi sembra una grande verità, sebbene la mattina possa sembrare che non abbia senso disturbarla per questa ragione. Emette un secondo respiro, più breve, più lieve del primo. Nell’oscurità avverto accanto a me la mappa del suo corpo. Mi volto su un fianco descrivendo una specie di zigzag parallelo, e attendo l’arrivo del sonno.

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Nell’ultimo capitolo, che si chiama Il sogno, torna il personaggio letterario di Julian Barnes e sogna di sognare. Sogna di sognare il Paradiso. Poi sogna di risvegliarsi. Bello.

Ho finito. Torno solo un momento alla domanda iniziale, Perché questo libro è disperso?
Perché è intelligente, raffinato, ironico e sottile, tutte cose che solo un ottimo scrittore e una persona acuta riesce a mettere insieme, amalgamandole, per parlare a quel diaframma che separa il cervello dalla pancia di chi legge.
Certo, non poteva finire che disperso. Destino di Julian Barnes, uno dei pochi, pochissimi a parer mio, scrittori contemporanei che meritano sempre di essere letti.

2 commenti su “Una storia del mondo in 10 capitoli e 1/2 – Julian Barnes

  1. ale
    24 settembre 2013

    A inizio ottobre uscirà la versione ET.

    • 2000battute
      24 settembre 2013

      Un Libro disperso in meno è un’ottima notizia.
      Devo ricordare di toglierlo dall’elenco.
      Grazie, ciao
      m

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Questa voce è stata pubblicata il 10 agosto 2013 da in Autori, Barnes, Julian, Editori, Einaudi con tag , , , .

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