«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
THREE STORIES
J.D. Salinger
inedito
[Libri dispersi]
Come molti di voi sapranno (chi di voi non lo sapeva faccia un bel respiro, vada a bere un bicchiere d’acqua e si stenda 10 minuti se si sente un’attacco di tachicardia prima di continuare a leggere), qualche giorno fa, il 27 novembre per essere precisi, sono apparsi online tre racconti inediti di J.D. Salinger intitolati An ocean full of bowling balls, Birthday Boy e Paula.
La vicenda è ovviamente misteriosa e truffaldina, come già capitò, anche se con modalità differenti, per la improvvisa apparizione di Hapworth 16, 1924 in edizione pirata italiana. In realtà l’esistenza di questi tre racconti era nota e, se ho capito bene, esisteva almeno una copia del primo racconto presso l’Università di Princeton, consultabile solo limitatamente, e una copia degli altri due presso la biblioteca dell’Università del Texas, consultabili più liberamente. Finché una copia dei tre racconti compare su Ebay UK nel settembre di quest’anno e ora online.
Il Post, in italiano, e il Guardian (oltre a molti altri siti) offrono un buon resoconto della vicenda per cui non mi dilungo, che non è questo lo scopo del mio commento.
Neppure discutere di etica è lo scopo del mio commento. Cerco di essere pragmatico, qualcuno dica pure cinico, a me non sembra, ma non ha molta importanza. Per quel che vale la mia opinione, io penso che la volontà dell’autore va rispettata e se Salinger aveva negato la divulgazione questa non doveva avvenire. Un secondo dopo sento una voce che dice “E con Kafka allora come la mettiamo?” e non so già più cosa dire. In questo senso sono pragmatico o cinico, scegliete voi, nel senso che l’unica cosa che mi vien da dire è che indietro non tornano e quindi se posso leggerli li leggo. E ringrazio pure Max Brod per averci fatto avere Kafka e uno sconosciuto per averci fatto leggere Three Stories (e pure Hapworth, anche se Einaudi su questo non sarà d’accordo).
Basta con le premesse che poco interessano. I racconti. Salinger. Three stories.
Prima cosa. Non so se qualcuno di voi li ha già letti, ma se qualcuno l’ha fatto forse mi capisce quando dico che tenere in mano (pure con un iPad, sì perché non sono riuscito a stamparli) tre racconti inediti di Salinger e pensare Sto per leggere tre racconti inediti di Salinger! a me ha emozionato, mi sudavano le palme delle mani e sentivo le palpebre molto più aperte del solito. Ero teso. Non mi succede mai leggendo un libro.
E finalmente ho iniziato con An ocean full of bowling balls. Ah, la prosa di Salinger! Inconfondibile, in centinaia hanno provato a imitarla senza riuscirci, scimmiottandola, ridicolizzandosi. Non è la tecnica o lo stile, è la musica. Salinger compone con i suoi dialoghi. È un maestro dei dialoghi, è lì dove diventa sublime, tutte le sue storie ruotano attorno ai dialoghi, perché è con quelli che svela i personaggi e li nasconde, si inizia a conoscerli a capirli e poi prendono una piega diversa, dicono una frase che sposta i piani, come se si voltassero e presentassero una faccia diversa, e continuano a voltarsi e voltarsi, ruotano su se stessi i personaggi di Salinger, come spirali, come viti senza fine, inafferrabili. Per questo li si ama tanto, perché sfuggono a qualunque presa.
In An ocean full of bowling balls i due protagonisti, Vincent e Kenneth, sono i fratelli minori di Holden Caulfield, protagonista de Il giovane Holden. Adolescenti geniali immersi nella letteratura e che adorano il loro fratello maggiore Holden, genio solitario. Come i prodigiosi fratelli Glass di Franny e Zooey e di Alzate l’architrave, carpentieri e Seymour. Introduzione. Anche loro adorano il fratello maggiore Seymour, genio solitario. Seymour muore, lo sappiamo, si spara, nell’epilogo di Un giorno ideale per i pescibanana, l’ultimo racconto dei Nove racconti. Un racconto indimenticabile, che ha segnato l’esistenza di molti, la mia sicuramente, paragonabile, forse (azzardo, lo so, ma il mio amore per Seymour è tale e tanto), a I morti, di James Joyce per intensità e carica ipnotica che sprigiona,
In An ocean full of bowling balls è Kenneth che muore, non si spara, ma anche lì c’è il mare, anche lì c’è un dialogo apparentemente surreale, tra lui e il fratello che gli spiega la trama di un proprio racconto, ingrediente fondamentale per la magia salingeriana che distilla un senso profondo da dialoghi surreali, senza spiegare nulla, senza elucubrare o neppure tratteggiare, ma solo lasciando percolare quel senso dalla musica surreale dei dialoghi.
“Sure, Vincent! I believe ya! No kidding, I believe, ya,” Kenneth said. But if you’re just making stuff up, why don’t you make up something that’s good. See? If you just made up something good, is what I mean. Good stuff happens. Lots of times. Boy, Vincent! You could be writing about good stuff. You could write about good stuff, I mean about good guys and all. Boy, Vincent!” He looked at me with his eyes shining – yes shining. The boy’s eyes could shine.
Questo è puro Salinger! Questo è Seymour Glass, è Holden Caulfield, è Franny Glass, è Zooey Glass, è la prosa che ha reso grande Salinger. E la sto leggendo ancora una volta, così pensavo e mi emozionavo. Il dialogo surreale del bambino/adolescente-vecchio che in Hapworth 16, 1924 verrà portato all’estremo, forse all’eccesso.
Nel Kenneth di An ocean full of bowling balls c’è l’eco evidente del Seymour de Una giornata ideale per i pescibanana, la stessa brevità, la stessa parabola surreale e ipnotizzante, la stessa sferzata finale. E a leggerlo, si provano gli stessi brividi di piacere e lo stesso amore. Non avrei mai pensato di leggere una seconda versione di quel racconto indimenticabile. E invece, eccolo qua.
Per chi è diventato quel che è amando Salinger, la lettura di An ocean full of bowling balls, a tanti anni di distanza da quel primo incontro, è un’esperienza quasi mistica.
Capisco, sì ora lo capisco il motivo per il quale Salinger aveva vietato la divulgazione di questo racconto. Rivela troppo, lo svela, lo rende visibile, lui che si era rintanato a Cornish non poteva sopportarlo.
Gli altri due racconti, Birthday Boy e Paula, sono più ruvidi, forse non definitivi, e non collegati con i suoi personaggi storici. Sono simili, per molti versi. I personaggi sono immobilizzati a letto. In Birthday Boy, Ray ha 22 anni ed è in ospedale, malato ai fegato, cirrotico, probabilmente. In Paula, Paula è incinta, dice a Frank, il marito, di essere incinta. Di nuovo i dialoghi attorno ai quali ruota ogni cosa. Ray con Ethel, la fidanzata in visita nel giorno del suo compleanno; Paula con Frank, che amorevole accondiscende alla richiesta della moglie di trascorrere l’intera gravidanza a letto. Birthday Boy è più aspro, amaro; Paula surreale fino a degenerare in follia. Ray scaccia Ethel, iroso, bilioso, fragile nella sua condizione di malato. Paula trascorre la gravidanza a letto. Trascorre un anno a letto. Poi tutto viene risucchiato nel gorgo della pazzia che sempre aleggia come una nebbia radente nel mondo di Salinger.
Stupendi anche questi due.
Che altro dire? Se le lingua non è un ostacolo insuperabile, queste Three stories sono una specie di miracolo che prende corpo davanti ai vostri occhi, come lettori e come persone irrimediabilmente marchiate dal sigillo di Seymour Glass o di Holden Caulfield.
Semplicemente non è possibile non leggerle, con le palme un po’ sudate, le palpebre più aperte del normale e un Salinger che sgocciolando vi attraversa da capo a piedi.