«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
CARTE FALSE
Valeria Luiselli
Traduzione di Elisa Tramontin
laNuovafrontiera 2013
Alla facciaccia delle malelingue in sottana che ogni tanto mi punzecchiano con quei loro sorrisi che scagliano spilletti microscopici dicendomi che sono un misogino che non legge scrittrici e se le legge è solo per farle a pezzi, cosa per niente vera visto che ho letto Isabella Santacroce e mi è piaciuta e poi anche… ora non mi ricordo bene, dovrei andare a riguardare… ah sì Anna Starobinec e pure lei mi è piaciuta – col che sono già due indizi – e ora Valeria Luiselli che non mi è piaciuta, mi è strapiaciuta tanto che questo librino piccolo di poco più di cento pagine che si legge d’un fiato mi ha lasciato due strascichi piacevoli, piacevole però è un termine un po’ stitico che non trasmette il gusto, quindi non piacevoli ma dico lussuriosi, ecco, strascichi lussuriosi, e chi capisce come possa essere uno strascico lussurioso è bravo, ma l’importante è l’onomatopea e la percezione rettiliana, non la forma satinata e quindi procediamo con il primo strascico lussurioso che è una voglia, quasi una brama, sì una certa bramosia di rileggere Carte false questa volta per staccargli pezzetti e brandelli un po’ per volta, pezzetti e brandelli da succhiare e smangiucchiare come noccioline pralinate – quanto mi piacciono le noccioline pralinate – per ritornare sulle tracce di Valeria Luiselli, senza più correre ma con il passo ciondolante dello smaliziato e dell’indigeno che pesta quella strada per l’ennesima volta e si può permettere di strisciare i piedi e calciare i sassolini che la strada ormai la conosce e non deve tenere lo sguardo fisso davanti a sé per vedere dove si sta dirigendo ma si distrae, curiosa in giro, si sofferma e prende a calci i sassolini per farli sbattere contro il palo piantato in mezzo al marciapiede; poi c’è il secondo strascico lussurioso che è forse una cretinata ma forse una cosa seria ed è che mi vien da pensare a Valeria Luiselli e alle sue piccole storie, mi vien da pensare a quando le viene in mente che è appena passata una nuova piccola storia che potrebbe raccontare, piccole storie ma non storielle, la differenza è importante, perché le storielle sono un po’ stitiche, come piacevole, e acidule, hanno spesso un odore di stantio, invece le piccole storie di Valeria Luiselli sono come quelle storie di quando ci si trova in compagnia di qualcuno e si è contenti di essere in compagnia di questo qualcuno, ad esempio si è in compagnia di Valeria Luiselli, e a un certo punto, mentre si perde del tempo con molto gusto, lei fa “Ti racconto una storia…”, ecco, quel tipo di piccole storie e Valeria Luiselli è una di quelle che quando dice che ti racconta una storia non si dilunga in barbosità ma la sa raccontare bene, proprio molto bene, benissimo, tanto che tu che ascolti sgrani gli occhi, sorridi, inizi a fare smorfie, sghignazzi, ti corrucci, fai tutto il palinsesto delle espressioni di piacere dell’ascoltare una piccola storia raccontata da una persona con la quale stai bene in compagnia, che alla fine quando ti saluti e fai “Oh ciao Vale’, non sparire, fatti sentire eh?” lo dici sinceramente non tanto per dire e fare il finto gentile, ma sul serio, lo pensi, pensi veramente che se ci si potesse rivedere presto e passare un altro pomeriggio a raccontare delle piccole storie sarebbe una gran cosa, una gran bella cosa, e per questo io ho voglia di rileggerlo e alla fine i due strascichi lussuriosi forse sono uno solo, un poco ritorto.
(finalmente ho messo un punto, avete notato?)
Ricapitolando, se tornate all’inizio del paragrafo, dicevo che c’erano due indizi della falsità delle accuse delle malelingue, con Valeria Luiselli fanno tre e tre indizi sono una prova. Accuse respinte al mittente.
Le storie di Carte false sembrano frammenti accostati ma senza che vi sia un filo comune: Valeria Luiselli a Venezia sulla tomba di Brodskij, a Città del Messico in bicicletta, col padre, Valeria Luiselli e i portinai degli studentati… potrebbe sembrare il diario di Valeria Luiselli eppure non è così, perché quei frammenti formano un’unità, sono coesi, non accostati, i margini si fondono e non sono soltanto brevi testimonianze di Valeria Luiselli che osserva il mondo e riflette, no, non hanno il suono delle testimonianze, hanno il suono delle storie raccontate di cui vi dicevo prima. Non é troppo importante cosa si racconti in quelle storie, non é la cosa principale il contenuto. Prima viene l’atto di raccontare per riempire il tempo che si passa insieme a una persona facendole sentire la propria voce che magari da molto non sente, riempiendola di sé, di sé nell’atto di raccontare e cosa meglio di raccontare piccole storie di cose che si sono osservate e di pensieri che vi sono ruzzolati dietro? e così facendo ci si scambia il piacere della compagnia reciproca, come quando ci si abbraccia o si fa un viaggio insieme o soltanto si dice “Passiamo un po’ di tempo insieme”, perché raccontare piccole storie per il piacere della compagnia reciproca è qualcosa che impregna la natura umana, è antico come la Storia ed è bello come un sorriso.
Quindi, a me Valeria Luiselli e il suo Carte false sono piaciuti proprio moltissimo perché c’ho passato un po’ di tempo insieme e sono stato bene a sentir lei che raccontava delle piccole storie.
Un pezzetto, sui portieri di notte.
I portieri – soprattutto quelli di notte, i più strani, gli impresentabili alla luce del sole – sono solitamente emigranti di qualche genere. È mia abitudine cercare questi emigranti nottambuli, vere lastre magnetiche di domande e risposte.
[…]
Quello che devi fare tu – mi dice il portiere quando torno tardi e sfinita dalla biblioteca e ci fumiamo una sigaretta, battendo i denti, sulle scale del palazzo – è uscire di qui il più possibile. Ritornare solo per studiare e mangiare, e mai a dormire, perché a mano a mano che si trascorrono notti in case diverse – camere di hotel, pensioni, stanze in prestito, letti condivisi – si conosce un po’ di più e forse più profondamente la propria intimità. Impareremo a sondare più a fondo noi stessi – continua – se ogni tanto ci guardassimo negli specchi di un bagno altrui, se ci lavassimo i capelli con un altro shampoo, o se appaggiassimo la testa, qualche notte, sul cuscino di un’altra persona.
Note:
– due interviste a Valeria Luiselli ben fatte sono su Flanerí e su Mucchio e a pensarci io non sarei stato capace di farle che se mi avessero detto vai da Valeria Luiselli e falle delle domande io alla fine le avrei detto solo “Ciao Valeria, mi racconti una piccola storia?”
– Carte false è anche ottimamente tradotto da Elisa Tramontin, che tiene sempre quella nota divertita e sorniona che sono certo avesse Valeria Luiselli (e questo lo dico perché quel che è giusto è giusto, Cornelio Nepote ha maltrattato Elisa Tramontin in Fondi di caffè, cosa della quale si assume lui la responsabilità, io qui le dico brava poiché lo è stata.)