«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
BERSAGLIO NOTTURNO
Ricardo Piglia
Traduzione di Pino Cacucci
Feltrinelli 2011
Commento di Cornelio Nepote
Soavissime e carissimi, per una volta, ma solo per questa volta, sarò telegrafico invece che alluvionale, dovete affrettarvi per i regali di Natale, è dura, lo comprendo e per questo siete tutti stanchi, nervosi, isterici, in preda all’ansia e alle crisi di panico, sociofobici, catagelofobici, decidofobici e athazagorafobici, tormentati dal mostro natalizio vi rosicchiate freneticamente le unghie e vi sono spuntati i brufoli, tic nervosi vi squassano e i capelli rinsecchiti iniziano a cadervi a manate, avete piedi martoriati, le mani sudate e state per crollare sotto le sferzate di un esaurimento nervoso. Lo so, vi capisco e non vi compatisco, vi sono vicino pur essendo lontanissimo, disdegnando i regali e le regalie. Quindi andrò al punto come una freccia saettante che squarcia la giugulare invece di prolungare l’agonia con lente sezionature gentili e aggraziate dello sfilettapesci, parlerò come parlerebbe un lettore appoltronato una domenica pomeriggio invece che come un principe del rogito ammantato d’arte barocca e sagacia bizantina.
In breve, questa volta dovrò abbandonare la mia proverbiale bonomia e pacatezza, morigerata accondiscendenza e generosa tolleranza partenopea per essere duro, spietato, sanguinario e feroce come un allemanno o un visigoto.
Vi dico pertanto che questo Bersaglio notturno è una ciofeca, una sfrantoiata d’olive, una noia tale che mi veniva nostalgia del telegiornale condotto da Bruno Vespa. Ma non è solo questo, è peggio.
Un libro che se non avesse visto la luce, la polvere avrebbe trovato pagine più degne sulle quali posarsi e l’oblio si sarebbe risparmiato uno sforzo superfluo.
Ed è strano, anche se a pensarci bene non è strano, che un bofonchio del genere l’abbia scritto Ricardo Piglia, degnissimo scrivano, ma sono i tempi, i tempi moderni e le accademie che tutto corrompono, anche gli spiriti migliori e gli inchiostri pregiati.
Ebbe la luce nel 2010 questo libro, nei tempi moderni quindi, lontano dai fasti argentini dello splendore letterario, lontano dalle vette sublimi dei suoi compatrioti, lontano dal soffio divino che ispirò quelle penne. Anche la sua, di Ricardo Piglia, molti anni prima.
E si vede, si sente e si legge. Un raschio in gola rampona ruvido mentre si legge questa insensatezza di storiucola, mezza scopiazzata da questo e da quello, un po’ gaucha alla Martin Fierro e un po’ sudicia alla Onetti.
Ho pronunciato il nome del divino? Ho pronunciato il nome del Grande Onetti? M’inchino, mi accovaccio davanti alla sua luce eterna. Mio Sire, fai di me ciò che più ti aggrada.
(se qualcuno s’attentasse a dire “Piace Onetti anche a Nepote? Come a 2000battute?” rischierebbe un occhio sglobulato, lo sappia, che a quello glielo dissi io nel febbraio del 1978 di accostarsi al maestro del Rio della Plata, c’ha messo trent’anni e passa a capirlo, diceva che preferiva giocare con le macchinine, quella testa di rapa.)
E Piglia che fa? Che c’entra con Onetti? Scrivucchia una storiuccia che s’assuona con Il cantiere, anche qui una fabbrica che lo era e non lo è più, personaggi che si muovono come se invece ancora vi fosse una vita, come se esistesse un sogno e un futuro quando invece esiste solo la polvere e la morte, un vecchio proprietario, la figlia, anzi qui due figlie, un complotto, una causa legale… troppi indizi, troppi! Sciagurato d’un Piglia che diavolo ti è saltato in mente? Volevi copiare il Maestro? Volevi accostarti? Volevi creare un personaggio come Larsen, come Raccattacadaveri? Ma non lo sapevi che Larsen è immenso, è inarrivabile, è inimitabile? Certo che lo sapevi! Non conoscevi la storia di Santa Maria, di Brausen Creatore, del libro nel libro nel libro? Lo sapevi! E hai sostituito l’incubo dolce come una droga e lurido come un tango, la danza dei magnaccia e delle puttane, con una storia gaucha, di bovari ignoranti e aristocratici di provincia, hai messo la pampa al posto di Santa Maria! Piglia ti rendi conto del tuo delitto? Orrore! Blasfemia! Ribrezzo! Cannibale! Antropofago! Scarafaggio stercoraio! Ah! Hai ceduto alla tentazione, era il 2010, hai pensato “È il 2010, sono passati quarant’anni, quarant’anni!, chi se lo ricorda più”. L’hai pensato, hai rimuginato nella bava di toporagno, confessa, disgraziato!
Basta così. Lo sdegno ha da essere conciso. Poche sillabe sono sufficienti.
E ora, muliebri gemme splendenti ed egregi signori, dimenticate questo libro, defalcatelo dalla vostra preziosa memoria e scacciate questa ombra che minaccia il sacro martirio delle compere di Natale. Ricardo Piglia ha scritto di meglio, perdoniamolo obliandolo.
Invece tenete a mente queste mie ultime parole, che vi getto come un fiore d’autunno, anzi d’inverno, raro e per questo da non sprecare. Le rinquadro, non per vanità ma per dignità.
Si può, anzi si deve, moralmente, salire sulle spalle dei giganti. Ma mai, e ripeto, mai, attentarsi di vestire le brache dei giganti che ci hanno preceduto. Se siamo tanto stolti dall’attentarvici, la nostra fine sarà di sparire nelle brache giganti tra le risate di chi ci osserva.
(agg’cambiato idea, lo ridico meglio)Se non vi accontentate di salire sulle spalle dei giganti e volete pure calarvi nelle loro brache, finirete per scomparire nelle brache giganti come dei poveri bambascioni e tutti rideranno di voi.
Tenete a mente questa saggezza con la quale mi accomiato da voi. Io di qua, voi di là.
Vostro natalizio, Nepote Buonatale Cornelio
Buonatale a Nepote e a 2000battute. Non solo da Transit ma anche da Guaglione. Anzi, ci starebbe proprio bene il lavoro e l’incipit che stanno portando avanti questi due servendosi di scartoffie polverose e digitali, dal titolo:
A petto di rondine
(è un modo di specificare un tuffo che si praticava già quando ero ‘nu criaturo e che era pericolosissimo e spesso mortale. Lucariello fu ‘nu guagliunciello ca muretto esercitandosi in quel tutto per lui mortale. Il titolo del libro ha quell’immagine.
(sottotitolo)
Vicolo Lepre ai Ventaglieri a Montesanto
(il vecchissimo centro storico della mia città affacciata sul mare, che di sicuro il grande Onetti, tanto per dirne uno alla vostra maniera, avrebbe trovato interessante perché cessaiola, puttana e zoccola ma immacolatissima allo stesso tempo, quindi capace di lacrime come di rifilare fendenti mortali d’ogni sorta).
E a un certo punto(mostrando il manoscritto non ancora pubblicato)direi: 2000battute e Nepote leggete e fate a pezzi da tutti i punti di visto stù libbro che poi a mia volta vi scanno a tutte e due, così siamo pari e patta. ammesso che ne usciamo vivi.
Buon natale al di là della festa.
Da pochi giorni ho ripreso a scrivere:
In quella lontana vigilia di natale del ’56, in cui accadde un fatto eccezionale come una copiosa nevicata che iniziò di notte, un bambino tra i tanti del vicolo, fu tramortito, così come per altri peggio ancora con due colpi tra la capa e la noce del colle terribili, ma ‘o piccirillo, senza averne coscienza, voleva vivere perché voleva giocare e si rialzò, cocciutamente, si rialzò. E giocò, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, tuffandosi, a petto di rondine. A sfidare gli uomini e la vita.
Buon natale e buone letture sparse tra gli angoli e ripiani su cui sono nascosti e riposti le storie, specie quelle raccontate, attraverso l’oralità,da scrittori mai esistiti.
Ué compare, tanti buonissimi Natali anche a te, t’aspettavo, mi ansiavo dicendo “Che quel gran guaglione di Transit s’è scurdato di me?”… e invece no, tu mi capisci e mi consoli e io ricambio. Ci sentiamo la prossima settimana che devo fare un regalo di fine d’anno a degli amici miei di una casa editrice bella e simpatica (piace anche a 2000battute, ma come sempre non è farina del suo sacco che quello non ha né sacco né farina, son stato io a dirgli che quelli erano dei bravi guaglioni).
Statte buono e mangia assai.
–Cornelio Nepote
Grazie Transit, come sempre funambolico e ispiratissimo. Adesso che mi hai detto di Montesanto che sarebbe piaciuta a Onetti, io devo andare a Montesanto.
Buuon Natale e un abbraccio.
–2000battute