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«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Dissipatio H.G. – Guido Morselli

dissipatio hg

DISSIPATIO H.G.
Guido Morselli
Adelphi 1977 

Come quelli che barano al gioco del labirinto entrando dall’uscita, io inizio a leggere Guido Morselli partendo dall’ultimo suo libro, Dissipatio H.G. e impunito e impenitente me ne compiaccio pure.

Non sapevo nulla di Guido Morselli e tuttora non ne so nulla a parte che ha avuto fama postuma, però leggendolo e ricordando il periodo in cui lo scrisse, il 1973, poco prima della morte, ho pensato ad altri mostri di erudizione, geniali scrittori e folli sfrenati come mi è sembrato lui. Mi è venuto in mente Giorgio Manganelli e forse anche Guido Ceronetti, entrambi di una decina o quindicina di anni più giovani di Morselli, ma essi pure tra i grandi eruditi, scrittori geniali e folli sfrenati che la letteratura italiana moderna annovera. Soprattutto Giorgio Manganelli, anche rispetto alla scrittura di Morselli in Dissipatio H.G., manganelliana, o forse era Manganelli a essere morselliano, se non fosse che nessuno lo pubblicava, il Morselli, intendo, ma più probabilmente nessuno dei due era –elliano e facevano di testa loro prodigiosamente martoriando la lingua e virando e controvirando nella prosa.
Ammetto che non sono sicuro che Manganelli o Ceronetti abbiano qualcosa a che fare con Guido Morselli, quindi forse è tutto un gran darmi delle arie. Può darsi, non saprei con precisione.

Adesso ho letto le note biografiche. In vita i suoi romanzi non vennero mai pubblicati per il rifiuto degli editori (ma che bravi, complimentoni!). Il 31 luglio del 1973, a 61 anni, si tira un colpo di pistola in testa. L’anno dopo Adelphi inizia la pubblicazione delle sue opere. Grande successo di pubblico e caso letterario. La fredda cronaca del trapasso di Morselli all’altro mondo e la sua elevazione ad autore di culto, come sogliono dire quelli che parlano per frasi fatte.

Il punto è che Dissipatio H.G. è uno di quei libri inclassificabili. Libri talmente geniali e carichi di furore letterario ma anche impregnati di quell’ironia che gode nel praticare l’assurdo che viene da pensare non a una scrittura meticolosa e organizzata, ma a uno sventramento con esposizione di viscere, una selvaggeria dei sensi e del pensiero che si trasforma in storia oscura, feroce, una bestia di parole che ringhia e soffia nel buio di una caverna. Mi fa venire in mente, adesso che ci penso, e come prima non so se è solo per darmi delle arie o perché c’entra veramente qualcosa, il Beckett della Trilogia che smembra sempre di più la voce narrante, la denuda dell’identità, poi le sottrae il movimento e infine elimina pure il corpo e la lascia nuda, pura voce, puro niente parlante.

In qualche modo, anche alla voce di Dissipatio H.G. succede una cosa simile. Voleva ammazzarsi buttandosi in un sifone naturale dentro una grotta alpina, dalle parti di Zurigo, che però chiama Crisopoli, ma ci ripensa, più che altro per una faccenda di cognac, e dice questa cosa qui:

E ognuno col suo struggente appello, con la sua insidia: e vuole intrattenerti, legarti, si stupisce che tu abbia pensato di, tentato di… Ma infine, se torni, ti dicono, se sei ancora qui, è stato anche per noi; e magari lo sanno che non è vero, ma bisogna pure che fingano di rallegrarsi. La verità è, che chi manca un suicidio, lo fa (Durkheim qui non ci arriva) illudendosi che esista una terza via, e invece tertium non datur: il tuffo nel sifone, o il rituffo nel quotidiano. Dove tutto ha conservato il suo ritmo, tranquillo, fatale, e sei tu che devi affrettare il passo per annullare l’intervallo.

Quindi torna nel quotidiano. Eppure il quotidiano non è più lo stesso quotidiano, anche se rimane pur sempre un quotidiano. Succede che non c’è più nessuno. Dovunque non c’è nessuno. Tutti gli esseri umani, tranne, apparentemente, lui, la voce narrante, durante quella notte sono svaniti. Non morti, o non necessariamente, o forse sì, ma senza cadaveri o stragi o devastazioni. Svaniti. Rimangono impresse le sagome dei corpi nei letti, le portiere delle auto aperte, e tutto il resto, solo non c’è più nessuno. Gli animali ci sono. Le macchine che funzionavano continuano a funzionare come sempre. Lui è solo.

Sapete per cosa sta H.G. del titolo? Humani Generis.
Dissipatio Humani Generis si chiama questo libro. Cosa accade all’unico superstite? Cosa fa? Cosa dice? Cosa pensa?
È l’unico salvato o è l’unico condannato? Senza un termine di paragone come fate a saperlo? Non lo sapete.
Impazzisce, direte. No. Non esiste la pazzia se si è da soli, soli in senso assoluto, ovvero l’unico essere umano esistente, perché, di nuovo, i concetti di pazzia e di normalità sono relativi. L’ultimo uomo non può impazzire, è un nonsenso.
E quindi che fa? Che dice? Che pensa?
Si sarebbe portati a rispondere che è impossibile rispondere, se non fosse che Guido Morselli invece risponde e per questo dimostra di essere un genio. Risponde con un monologo travolgente, farneticante, lucidissimo, folle e difficilissimo da seguire senza perdere il passo tanto è vorticoso il ritmo che tiene, le intuizioni fulminanti, i riferimenti i giochi gli scherzi la cupezza e la scrittura folgorante.
È un pezzo di bravura stilistica fenomenale, ma anche, tirando un respiro profondo, un dramma farsesco dilaniante.

Perché sì, perché inevitabilmente ci si chiede che significato abbia, al di là della commedia dell’assurdo impersonata dall’Ultimo Uomo dopo la Dissipatio Humani Generis, e ci si chiede se l’Ultimo Uomo sia necessariamente l’ultimo oppure basta che lo sia figuratamente l’ultimo nel senso di smarrimento di ogni contatto, comunicazione, affetto, comunità, tutto; la solitudine che precede l’oblio definitivo, la dissipazione del genere umano vista dall’occhio del suicida.

Non c’è risposta questa volta, nemmeno da Guido Morselli, è solo una speculazione, forse anche stavolta per darmi delle arie.
Rimane il fatto che Dissipatio H.G. è un grande libro e io sono molto compiaciuto di essere entrato dall’uscita.
Direttamente tra Gli imperdibili, secondo me.

Un commento su “Dissipatio H.G. – Guido Morselli

  1. Carlos Alberto Servian
    13 novembre 2015

    “Ammetto che non sono sicuro che Manganelli o Ceronetti abbiano qualcosa a che fare con Guido Morselli”.

    Ceronetti non so, ma Manganelli fu entusiasta per Morselli. Complimenti, ci hai visto bene.

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Questa voce è stata pubblicata il 11 gennaio 2014 da in Adelphi, Autori, Editori, Morselli, Guido con tag , , , , .

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