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«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Di bestia in bestia – Michele Mari

bestia in bestia - MariDI BESTIA IN BESTIA
Michele Mari
Einaudi 2013 

Strane cose avvengono nel mercato editoriale. Riscritture e mancate ristampe. Talvolta. Come in questo caso. Di bestia in bestia uscì nel 1989, esordio di Michele Mari, senza alcun dubbio uno dei migliori scrittori italiani in attività, poi scomparì dai cataloghi e ora riappare, non semplicemente ristampato, ma rivisto-riscritto-rieditato-modificato-aggiornato per mano dell’autore, insomma diverso dalla versione originale.

La versione originale non l’ho letta e se l’avessi letta non avrei poi letto questa versione, così come, avendo letto questa versione non leggerò quella originale.

Di certo, immaginandolo come opera prima, esordio di un Mari venticinquenne, c’è da fare tanto d’occhioni per la difficoltà di scrittura che riesce a domare e a produrre. Ricercato, elaborato, dotto come solo gli eruditi riescono a essere, elevato eppure popolare, sghignazzante, propone una storia semplice, volutamente manierata e ironicamente banale. Mari è persona intelligente e un grande snob, in senso non dispregiativo, quindi non rinuncia allo snobismo ma non sbraca mai nell’altezzosità del pallone gonfiato. È un’esteta della parola e dell’ambiguità dello stile. Per questo è uno dei migliori.

Detto ciò e fatti i complimenti per l’entrata in scena tambureggiante del Mari esordiente di 25 anni fa; oggi, con un Mari maturo e affermato e autore di alcuni libri notevoli (qui trovate Rosso Floyd e Tutto il ferro della torre Eiffel), tra i più notevoli della letteratura italiana contemporanea, riproporre Di bestia in bestia, non tanto come ristampa, cosa sempre da elogiare quando un editore trova il coraggio leonino di azzardare remando in controtendenza rispetto alla corrente robusta e melmosa delle novità, ma come “riscrittura”, e quindi infagottandolo come nuova opera. Credo che tutto ciò sia stata, a mio insignificante parere, una grossa caduta di stile.

Ha un bel da rimarcare Mari nella postfazione che questa versione sia migliore della prima (non dubito che lo sia) e che Di bestia in bestia sia il libro della sua vita; sarà come dice, ma sorge spontanea una domanda: A me che me ne importa? Io leggo il libro, mica mi siedo con te davanti a una bottiglia di vino e ci confidiamo a vicenda. A me che l’autore abbia amato o odiato un certo suo libro non me ne importa un fico secco. E tantomeno me ne importa che per questo giustifichi una sua riedizione come se fosse nuovo. Scusi autore Signor Mari, ma io e te non siamo amici e quindi, senza offesa, ma a me le tue giustificazioni non interessano. A me interessa solo e soltanto il libro.

E io dico che Di bestia in bestia, pubblicato in nuova forma oggi, quindi senza la condiscendenza che si accorda a un esordiente, ma in quanto opera di Michele Mari, autore di molte altre opere, è un libro piuttosto noioso, banale, sostenuto, non troppo bene, solo dalle peripezie lessicali e dalla erudizione asservita alla causa di puntellare il libro. Talvolta pure un po’ irritanti, peripezie ed erudizione.

Tolto il vernacolo arzigogolato e sarcastico col quale il protagonista Osmoc si esprime e intrattiene i suoi ospiti, e pure i lettori, durante la lunga esposizione della storia sua e del fratello gemello Osac, il libro si affloscia. La storia è semplice, sia letterariamente che metaforicamente; Osmoc (Cosmo al contrario) e Osac (Caso), Cosmo-Caso, sono la riedizione, volutamente evidente, della tradizionale metafora del Bene e del Male come due facce di uno stesso essere, qui scissi, il solito Dr. Jeckyll e Mr. Hide, Frankenstein e il suo creatore, con Osac nelle vesti di uomo-lupo che scorrazza tra i cunicoli di un misterioso castello teutonico disperso nella landa ghiacciata del Grande Nord minacciando sfracelli e stupri ferini nei confronti del gruppo casuale ivi riunito e costretto dall’immaginario tremendissimo vento artico Tarasso, che infuria devastatore e diabolicamente apocalittico, a rimanere nel maniero.

Si innesta la presenza ossessionante di una immensa e preziosissima biblioteca, trascinata miracolosamente fino a quelle lande sciagurate che avvolge come un abbraccio, talvolta caldo, talaltra demonico, i protagonisti. Poi Mari si diverte a compiere picchiate dalle altezze auliche alle immagine sordide e ridicole della coppia di gemelli alle prese con la bellezza muliebre. Smorza la sgranatura erudita e da vero snob piazza una sonora scoreggia. Più o meno.

La faccio breve che non mi va di insistere, sia perché a me Mari piace e pure molto, sia perché io non sono Cornelio Nepote che gode nel ruminare accidia (a proposito, ho fatto le veci sue perché è irreperibile, pare, da notizie frammentarie e di terza mano, che sia in viaggio su una Vespa PX 125 del 1984 color sangue di upupa rubata recentemente nel corso di una mostra di moto d’epoca, in una zona imprecisata e per motivi ignoti tra i Carpazi e la Transnistria in direzione di Samarcanda o Odessa, non si sa) per cui questa volta, che invece non mi è piaciuto per nulla, chiudo semplicemente dicendo che meglio leggere altro che non Di bestia in bestia se si vogliono storie misteriose, tra fantasia e realtà. C.S. Lewis o Tolkien vanno sempre benissimo, ad esempio, e meglio di tutti è la saga di Gormenghast di Marvyn Peake (in arrivo a breve, bellabellissima). Mari va bene per altro, per questo no.
E poi, se qualcuno dirà che ho mancato un livello di lettura diverso, più metaforico, più astratto e anche molto più ironicamente sofisticato, rispondo che è certamente così e che immagino fossero altre le intenzioni dell’autore.

Ma alla noia, come al cuore, non si comanda. Se il cuore ti fa perseverare, la noia ti fa prender su i tuoi stracci e andar per altre bande.

8 commenti su “Di bestia in bestia – Michele Mari

  1. Franco Pettinari
    21 aprile 2014

    Bel libro, non c’è che dire, anche se nello specifico questo romanzo è troppo barocco per i miei gusti, ricchissimo e raffinato nel linguaggio quanto povero di contenuti. Mari pure è molto bravo, ma di qui a definirlo il più grande scrittore italiano vivente ce ne corre…personalmente continuo a preferire Evangelisti e Fontana; comunque, “de gustibus”!

    • Franco Pettinari
      21 aprile 2014

      Le mie scuse a tutti, Parente, non Fontana…e non chiedetemi il perché dello scambio di nomi, è troppo stupido il motivo

    • 2000battute
      23 aprile 2014

      La locuzione “il più grande scrittore” è di certo abusata per insane pulsioni classificatorie e per la vanità di affermare di aver letto “il più grande scrittore”; a me rende sempre un po’ insofferente, non ho idea di chi sia “il più grande scrittore italiano vivente”, forse Mari lo è, probabilmente no, ma io non leggo abbastanza scrittori italiani viventi per dire chi possa essere il migliore e sospetto sempre che la definizione de “il migliore” sia una solenne sciocchezza, a meno di non mettersi a parlare di Omero, Dante o Cervantes. Mari è bravissimo, ma ha spesso una vena di snobismo non abbastanza forte da dichiararsi, à la Nabokov, ma non abbastanza contenuta da nasconderla. Tommaso Pincio a me piace di più, ma vale sempre il “de gustibus”.
      Per questo libro, rimango convinto che meglio sarebbe stato semplicemente ripubblicarlo senza tante storie e rifacimenti, per quel che era e per quel che vale. La solfa del “libro più amato” che fa Mari e del “libro riscritto dallo stesso autore” non mi sembra granché interessante e pure un po’ pubblicitaria. A me ha annoiato parecchio
      C’è il suo nuovo ora, che io non so se leggerò. Se ti capita fammi sapere se vale la pena oppure no.
      Invece, di Parente cosa consigli?

  2. GB CRIPPA
    6 marzo 2014

    Mari è il più grande autore italiano vivente…. Per fortuna non siamo in troppi a conoscerlo!
    Mari = Genio !

    • 2000battute
      6 marzo 2014

      Lo penso anche io che Mari possa essere il migliore autore italiano vivente, certamente uno dei migliori, ma questo non esclude che talvolta produca opere scarse. Se è capitato a maestri assoluti come Musil, Onetti o Bernhard può capitare anche a Mari.

  3. Gabriele
    1 marzo 2014

    Di Mari ho letto solamente “Io venìa pien d’angoscia a rimirarti”, libretto che mi è piaciuto molto. Questo “Di bestia in bestia” mi ispirava non poco, ma forse non è il modo giusto per continuare: vado con “Tutto il ferro della torre Eiffel” o “Rosso Floyd” quindi?

    • 2000battute
      1 marzo 2014

      Di bestia in bestia a me è proprio piaciuto poco. Gli altri due sì, parecchio, molto diversi tra loro anche se accomunati da una visione surreale, Rosso Floyd più semplice, Tutto il ferro della torre Eiffel più elaborato e anche ostico. Verderame, che non ho letto, credo sia un bel libro.

    • Gabriele
      1 marzo 2014

      Dopo aver letto le due recensioni, direi proprio che vado su “Tutto il ferro…”, mi sembra quello migliore per me. Grazie mille.

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Questa voce è stata pubblicata il 1 marzo 2014 da in Autori, Editori, Einaudi, Mari, Michele con tag , , , .

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