2000battute

«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Il tempio delle signore – Eduardo Mendoza

tempio signore

IL TEMPIO DELLE SIGNORE
Eduardo Mendoza
Traduzione di Michela Finassi Parolo
Feltrinelli 2002

Con Eduardo Mendoza ero rimasto al primo libro della serie del matto squinternato che si ritrova a fare il detective e risolve casi nel modo più strampalato che si sia mai visto dai tempi di Don Isidro Parodi (Cornelio Nepote ne ha letto uno per conto suo di Mendoza, ma non ne so nulla). Divertentissimo e pirotecniche le capriole letterarie che Mendoza fa compiere al suo personaggio.
Con questo Il tempio delle signore fa il bis, riprende le avventure del matto partendo dalla sua dimissione dalla clinica psichiatrica, se così si può definire per usare uno stile neutro quasi sapido, in realtà nella Barcellona fumettistica di Mendoza le cose non sono mai né neutre né sapide.
Quindi, insomma, lui, il personaggio, il matto senza nome, esce, cioè rotola fuori e ricomincia una vita da civile, o da normale, da ex-matto internato e ha inizio una nuova avventura.

Non voglio svelare i dettagli, ma ha a che fare con un negozio di parrucchiere, un intrigo dovuto ad affari loschi di alcuni uomini d’affari e una ex-modella di intimo. Aggiungete altri cinque o sei personaggi bizzarri, condite tutto con il geniale talento investigativo di uno squilibrato mentale, mescolate con le piroette di Mendoza e il risultato, ancora una volta, è spassoso.

A differenza del precedente, Il mistero della cripta stregata, questo si trova ancora in libreria, peccato che senza il primo ci si perda il divertimento di sapere cosa ci faceva il nostro improvvisato detective in una clinica psichiatrica, ma tant’è, non è indispensabile. Ci si diverte ugualmente a leggerlo.

Insomma, non sto a ripetere quello che ho già detto per Il mistero della cripta stregata. Se volete una lettura da divertirsi scritta da uno che sa scrivere benissimo, Eduardo Mendoza è un buon candidato.

Un pezzetto con Ivet l’ex-modella e una profonda riflessione sulla vita:

“Niente affatto”, rispose Ivet, “non voglio darti ulteriore disturbo. Dormiremo tutti e due sul letto. Sì, insomma, se non ti spiace.”
Tale proposta mi lasciò, come il lettore potrà facilmente immaginare (se gli va), profondamente turbato. Fin dalla più tenera infanzia ho cercato di comportarmi seguendo i dettami del buonsenso, del contegno e della più rigida legalità. E se in qualche (ripetuta) occasione ho violato tali norme (della mia vita), lasciandomi influenzare da impulsi emotivi che mi hanno portato a commettere, per esempio, reati contro la proprietà, l’onestà, l’integrità fisica delle persone, il codice civile o penale, il codice della strada e il fisco, le conseguenze sono state sproporzionatamente negative per me, almeno dal mio punto di vista. Stando così le cose, mi ero riproposto di evitare situazioni come quella che ho appena descritto. Avevo paura di tuffarmi di nuovo in un vortice (o mare grosso) che facesse affondare la fragile zattera della mia esistenza, procurandomi pene di cuore, danni fisici e problemi professionali. E, come se non bastasse, a tali considerazioni si univa il timore di fare del male a Ivet senza volerlo: per lei continuavo a provare la stessa attrazione del primo giorno, ma adesso, per giunta, avvertivo nei suoi confronti una tenerezza che non lasciava presagire nulla di buono. Per non parlare della paura di fare cilecca. Mentre perdevo tempo a riflettere, Ivet era già rimasta con la sola biancheria intima, per cui decisi di rimandare a più tardi tali considerazioni: non volevo lasciarmi sfuggire l’unica occasione di scopare che il destino aveva pensato bene di regalarmi nell’ultimo quinquennio.
Ma, mentre mi accingevo a spogliarmi, il campanello del citofono si mise a squillare con un’insistenza che non si poteva ignorare.

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