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«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Roma senza papa – Guido Morselli

roma senza papa - morselli

ROMA SENZA PAPA
Guido Morselli
Adelphi 1974

Come forse sapete, per me Guido Morselli è un genio, uno dei grandi genî letterari del secondo Novecento italiano. Quindi, in quanto per me genio incontestabile, quando lo leggo colgo le tracce del suo genio e tralascio il resto.
“Dove vuole andare a parare?” diranno i sospettosi.
“Che sta a dì sto paraculo?”, diranno i romani.

Va bene, lo dico. Se volete iniziare a leggere Guido Morselli, non cominciate da Roma senza papa. Non perché sia meno che geniale, o addirittura brutto – anatema! “Brutto” uno scritto di Morselli? Impossibile.
È assolutamente geniale, è Morselli unico e inimitabile, ma diciamo che è un po’ più ostico di Dissipatio H. G. o Contro-passato prossimo. Un po’ più rarefatto, un po’ meno immaginifico, ma solo in apparenza. Diciamo che è un oggetto per chi ha già sul palato il gusto morselliano e coglie i tratti distintivi. Per chi quel gusto non lo conosce, i tratti distintivi possono rimanere vaghi e si finisce in una perfetta, micidiale, fetentissima curva a banana (gli ignari di cotale definizione sono pregati di consultare la teoria corrispondente).

Guido Morselli è stato un inventore. Inventava mondi paralleli, irreali, e li descriveva minuziosamente, con la cura dell’antropologo e dello storico, del documentarista anche. Solo che niente di quello che raccontava era vero. Eppure sembrava vero, in tutto e per tutto. Era un uomo isolato, solitario, che riusciva a osservare con tale acutezza da riscrivere la realtà e dar vita a una storia del mondo alternativa. Per questo è un genio.

In Roma senza papa, la voce narrante è un prete svizzero che si trova a Roma per essere ricevuto in udienza dal papa. È sposato. Un prete sposato. Certo, l’obbligo di celibato per i sacerdoti è stato abolito, quindi è legalmente sposato. Non succede quasi nulla nella storia, solo il racconto dei pochi giorni trascorsi a Roma da questo prete in attesa dell’udienza. Le sue conversazioni con altri preti, un po’ di pettegolezzi, commenti su fatti quotidiani, su come va la Chiesa, sulla religione, su Roma, sulle faccende di tutti i giorni. Spesso si annoia, come capita a tutti, come è normale che sia quando si attende. Normale. Tutto normale. Solo che i preti sono sposati. E si parla di matrimoni monosessuali come di nulla di scandaloso. La Chiesa ha abbandonato la difesa a oltranza di posizioni tradizionali, ad esempio l’opposizione ai contraccettivi. Anche il culto mariano e da quello la sacralità del Cristo vengono messi in discussione, apertamente dibattuti, perfino troppo, tanto che il narratore paventa una protestantizzazione della Chiesa di Roma, ma senza agitarsi più di tanto. Del papa, addirittura, si vocifera la possibile presenza di una “fidanzata”, o come minimo di una o forse due, la prima un’erudita indiana, la seconda Jaqueline Kennedy, con delle intenzioni, degli ammiccamenti, delle mire.
L’unico tema di grande scandalo, anzi dubbio che scava, sorpresa che arrotola, è il papa che se ne è andato da Roma. Un papa giovane, cinquantenne, un papa che addirittura si dichiara non molto competente in materia teologica, se ne è andato da Roma. E dove è andato? A Castelgandolfo? Ai Castelli romani? Sul lago di Bolsena? No. A Zagarolo. Due negozi, due strade e due bar, frequentati dai soli uomini del paese. E là, sotto un pergolato, seduti alla buona, si svolge infine l’udienza papale.

Come nelle altre opere, il mondo di Morselli è un mondo fantastico, ma a differenza degli scrittori di fantascienza o quelli avventurosi o solo di quelli non molto bravi a scrivere, l’operazione che compie Morselli è di rendere normale il mondo fantastico, tanto normale che chi legge si chiede “E perché non è come dice lui?” oppure dopo un po’ il lettore inizia a confondersi e si dimentica che il mondo vero, quello reale, quello del suo divano o letto o poltrona o vasca da bagno dove sta leggendo, è tutto diverso dal mondo di Morselli e si stupisce.

Guido Morselli sapeva farlo di invertire normalità con anormalità ed è stato uno dei pochi e dei migliori.

3 commenti su “Roma senza papa – Guido Morselli

  1. Transit
    14 giugno 2014

    Ci sono delle volte, e non sono poche, in cui dovrei prendermi come minimo a schiaffi. e come massimo a capate dint’o muro da farmi uscire ‘o sang’ p’a fronte e p’o naso:nel senso che di Morselli, anche se lo tenevo segnalato, non ho ancora letto niente. E qui faccio anche una modesta proposta: tutti quelli, persone e personaggi che interpretano dei ruoli nello scacchiere di apparati, lobby e nomenclature, che ultimamente sono andati in galera, intendo gli uomini di potere in ordine di governi passati e presenti, a questi qua, gli si dovrebbe imporre, mentre se la spassano in galera con tutti quegli agi di cui usufruiscono gli appatanati, cioè quelli che possono e muovono denaro, di leggere una determinata lista di scrittori, tra cui appunto Morselli. Qualcuno di sicuro storcerà il naso: certo, son cose che succedono, tipo una mosca che sfacciatamente ronza sulla faccia.

  2. tommasoaramaico
    14 giugno 2014

    Concordo. Morselli (io lo metto insieme all’altrettanto grande Manganelli) ha scritto delle opere incredibili.

    • 2000battute
      14 giugno 2014

      eh sì, tanto diversi ma altrettanto geniali

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Questa voce è stata pubblicata il 14 giugno 2014 da in Adelphi, Autori, Editori, Morselli, Guido con tag , , , , .

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