«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
IL PERCHÉ DI TUTTO SOMMATO
Quim Monzó
Traduzione di Gina Maneri
Marcos y marcos 2014
Librettino veloce, arguto, leggero e abbastanza divertente del catalano Quim Monzó che raccoglie racconti brevi brevi, quasi degli sketch o delle freddure ricamate con penna affilata e sghignazzo persistente.
La quarta di copertina riporta il faccione di Monzó cha ha un po’ di Almodovar, mi pare, vagamente porcino, un cespuglio brizzolato e arruffato sul cocuzzolo del cranio, lo sguardo corrucciato per finta.
Le storie, anche se come vi dicevo, chiamarle storie è altisonante… diciamo le storielline, sì le storielline parlano possiamo dire di amore o se non proprio di amore, di sentimenti, a volte di amore-odio, come tra il gatto e il topo che si inseguono perennemente, Tom&Jerry, insomma, oppure di sentimenti che per i quali, magari, non useremmo tanto spesso il vocabolo “sentimenti”, ma sono pur sempre sentimenti, volendo essere onesti. Insomma, visto che sono arguzie e c’è da sghignazzare, le cose si ribaltano con Monzó e dopo averle ribaltate le attorciglia e le strizza e quando l’effetto comico inizia a spandere risarola, sempre Monzó le sbatte un po’ di qua e un po’ di là.
Bene. Sono riuscito nell’intento di non farvi capire un accidente di cosa abbia scritto Monzó, quindi sarete ansiosi di leggerne una, breve breve.
PERCHÉ LE LANCETTE DELL’OROLOGIO GIRANO NEL SENSO DELLE LANCETTE DELL’OROLOGIO?
L’uomo blu è al caffé, intento a girare il cucchiaiono in una tisana di santoreggia. Gli si avvicina un uomo magenta, dall’aria agitata.
«Devo parlarle. Posso sedermi?»
«Si sieda».
«Non so da dove cominciare».
«Dall’inizio».
«Il mese scorso ho sedotto sua moglie».
«Mia moglie?»
«Sì».
L’uomo blu tarda quattro secondi a rispondere.
«Perché me lo viene a raccontare?».
«Perché da allora non vivo più».
«Perché? L’ama tanto che vuole vivere con lei? Lei non l’ama e questo la fa soffrire?»
«No».
«Per il rimorso forse?»
«No. Ma il problema è che non mi lascia vivere. Mi telefona giorno e notte. E se non rispondo viene a casa mia. E se non ci sono mi cerca dappertutto. Viene a trovarmi al lavoro, dice che non può vivere senza di me».
«E allora?»
«Ho perduto la tranquillità. Da quando l’ho conosciuta non me la sono potuta scrollare di dosso un solo giorno. Lei non si è accorto di nulla?»
«Quando l’ha conosciuta?»
«Un mese e mezzo fa. Lei era a Roma».
Effettivamente, l’uomo in blu è stato a Roma un mese e mezzo prima.
«Come lo sa lei, che ero a Roma?»
«Non mi crede? Me l’ha detto sua moglie, quando l’ho conosciuta. L’ho conosciuta a un corso di informatica».
Effettivamente, la donna ha fatto un corso d’informatica, approfittando del fatto che l’uomo era a Roma.
«Che cosa vuole, allora?» dice il blu.
»Che mi aiuti a uscirne. Non è che non mi piaccia, sua moglie. È straordinaria, intelligente, sensuale. Cosa le devo dire? Però…»
«È molto impegnativa».
«Vero?» dice, contento, l’uomo magenta, vedendo che l’uomo blu lo capisce.
«Ha voglia di scrollarsela di dosso».
«Francamente, sì».
E poi finisce, ma la fine non la scrivo.
Sono storielline così, insomma, leggere ma argute, di quelle che per un po’ divertono per l’assurdità, poi fanno sghignazzare perché da un certo punto di vista, il punto di vista dell’uomo stanco di sopportare il noioso ronzare della vita quotidiana, sono storie che finiscono sempre bene, ovvero con un colpo di ramazza sul fastidioso ronzio e finalmente, dopo secoli, dopo un tempo infinito, miracolosamente, ci si gode finalmente il piacere di essere lasciati in pace dalla vita.
Finisco anche io questo commento leggero salutando tutti, la traduttrice Gina Maneri inclusa che deve essersi divertita a riprodurre il tono sornione di Monzó, e dico che se vi capita Quim Monzó e siete nella disposizione d’animo di sghignazzare con leggerezza allora può fare al caso vostro.