«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
INCHIOSTRO SANGUE – Antologia di racconti e saggi del Rio de la Plata
AA. VV.
A cura di Loris Tassi e Antonella De Laurentiis
Traduzioni di M.C. D’Argenio, A. De Laurentiis, L. Tassi, M. Solinas
Arcoiris 2009
Piccola antologia di racconti noir di sette autori argentini e uruguayani spalmati lungo tutto il Novecento, più due saggi di Ricardo Piglia e Juan José Saer e due commenti dei curatori.
Gli autori dei racconti polizieschi sono: Paul Groussac, Horacio Quiroga, Ricardo Piglia, Mempo Giardinelli, Juan Sasturian, Mario Levrero e Carlos Gamerro.
Il librino, per dimensioni e contenuto, ha un che di tenero: è apprezzabile la scelta dei racconti, tutti piacevoli e che invitano a ulteriori letture degli autori proposti, ed è evidente la scarsità di mezzi dietro all’iniziativa promossa da un gruppetto di iberisti napoletani fino alla pubblicazione del volumetto da parte della piccola casa editrice salernitana.
C’è una sproporzione macroscopica tra idea e azione, tra il dire e il fare e tra il desiderio di promuovere una parte di letteratura, quella poliziesca del Cono Sud americano, poco conosciuta ma affascinante, e il risultato risicato, il volumetto quasi introvabile, che avranno letto in pochissimi, gli amici dei curatori e qualche appassionato sociopatico del genere, stampato in economia, senza promozione, forse neppure distribuzione, senza che nessuno in più di prima, o quasi, abbia saputo che esiste anche la letteratura poliziesca sudamericana, e non solo le pile di ciarpame editoriale delle classifiche dei best-seller.
E con questo non critico i curatori, anzi, a loro va tutto il mio apprezzamento per il volume, anche per l’idea stessa di riproporre l’ormai desueto concetto dell’antologia come sventagliata di proposte che dovrebbero, in un mondo che girasse in un certo senso, suscitare interesse successivo; ed anche apprezzo, in senso estetico, la riproposizione, in scala ridotta, di un’antologia di polizieschi, come fecero i grandi Borges e Bioy Casares; io apprezzo moltissimo questi tentativi di ristabilire senso alla lettura e di restituire alla letteratura il ruolo di specchio della varietà, della curiosità e della creatività dei racconta-storie.
Però ormai penso che non servano a nulla questi tentativi, se misurati con il metro dell’invertire una deriva che allontana sempre più persone dalla lettura. Servono come discorsi entro cerchie chiuse, questo sì, impermeabili verso l’esterno e orgogliosamente isolate.
La letteratura come ingrediente sociale non esiste più.