«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
IL GIRO DEL GIORNO IN OTTANTA MONDI
Julio Cortázar
Traduzione di Eleonora Mogavero
ALET 2006
Altro libro-almanacco di Cortázar, il predecessore di Ultimo round, entrambi editi da ALET. Questo uscì nel 1967 ed è altrettanto bizzarro e imprevedibile dell’altro. In entrambi i casi sono libri utili per chi voglia conoscere Cortázar perché è in queste composizioni d’autore che Cortázar monologa, inventa, sproloquia, si diverte, giogioneggia, ragiona e certamente si racconta.
Mescola di tutto un po’, seguendo un canovaccio che in questo caso è il jazz, sua grande passione musicale e quindi non solo parla di jazz, ma improvvisa, come farebbe un jazzista con le note lui lo fa con le parole e i racconti che mette insieme in questo giro del giorno.
Sembra che un uccellino dispotico, meglio noto come Dio, abbia soffiato nel fianco del primo uomo per animarlo e infondergli spirito. Se al posto dell’uccellino a soffiare ci fosse stato Louis, l’uomo sarebbe riuscito molto meglio. La cronologia, la storia e altre concatenazioni sono un’immensa sciagura. Un mondo che avesse avuto inizio con Picasso, invece di finire con lui, sarebbe un mondo fatto solo per i cronopios, a ogni angolo i cronopios ballerebbero aspetta e ballerebbero spera mentre Louis, salito su un lampione, soffeierebbe per ore facendo cadere dal cielo enormi pezzi di stelle di sciroppo di lampone, perché ptessero mangiarseli i bambini e i cani.
Inizia così Louis, grandissimo cronopio, il racconto del concerto di Louis Armstrong a Parigi nel novembre del 1952 ed è una gioia leggere Cortázar che ancora si diverte con i cronopios. Per chi cerca i cronopios, forse è proprio qui, in Il giro del giorno in ottanta mondi che se ne trovano più che altrove e già questo è un ottimo motivo per leggerlo.
Poi viene Thelonius Monk felpato come un orso e un racconto kafkiano sulle foglie secche, in memoria di K., seguito dal ritratto cronopio di Lezama Lima che dopo averlo letto sai che dovrai per forza leggere Lezama Lima, ovviamente fuori catalogo in Italia, poi seguono delle considerazioni sui serial killer, la criminologia era una delle passioni di Cortázar, e così via, saltando di qua e di là proprio come farebbero i cronopios mentre ballano tregua e ballano spera, impossibile trovare una sintesi, solo cercare di incorniciarne la fantasia.
Andando a ritroso si trovano pensieri sugli argentini francesizzati, sulla letteratura del Rio de la Plata, sulle idiosincrasie argentine, sul gatto Teodore W. Adorno e i sociologi estetizzanti, alcune poesie, molti disegni e fotografie e schizzi, il racconto di un pazzo degenerato stupratore austriaco che rinchiuso in manicomio si scopre grande artista, o anche un pezzo sull’idiozia, la propria, per essere precisi.
L’idiozia deve essere una sorta di presenza o nuovo inizio continui: adesso mi piace questa pietruzza gialla, adesso mi piace L’année dernière à Marienbad, adesso mi piaci tu, topina, adesso mi piace questa incredibile locomotiva che sbuffa alla Gare de Lyon, adesso mi piace questo manifesto strappato e sporco. Adesso mi piace, mi piace tanto, adesso sono io, recidivamente io, l’idiota perfetto nella sua idiozia che non sa di essere idiota e gode perso del suo godimento, finché la prima frase intelligente lo riporterà alla consapevolezza della sua idiozia e gli farà cercare subito una sigaretta con mani impacciate, guardando a terra, disposto a comprendere e a volte accettare perché anche un idiota deve vivere, com’è ovvio fino alla prossima anatra o al prossimo manifesto, e così per sempre.
Già, mi trova molto d’accordo.