«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
MORTE A CREDITO
Louis-Ferdinand Céline
Traduzione di Giorgio Caproni
Garzanti 2007
Questa volta avrei voluto chiedere aiuto. Ho provato con Cornelio Nepote che però, vigliacco, è rimasto impalpabile e silente invece di essere cinciallegro come al solito, allora ho invocato gli dei olimpici, quelli vedici e le creature silvane, i fuochi fatui e l’aurora boreale, ho provato con le ex-fidanzate che ancora mi parlano e con gli amici transoceanici, ho sperato nell’incontro con la Musa o almeno con Medusa e invece niente, non è successo niente, come niente succede mai, tranne quando arrivano accidenti senza lettera di accompagnamento o telefonata di avvertimento. Sono rimasto solo. Io e il mostro.
Io e Morte a credito, io e Céline, io e Céline tradotto da Caproni, un Céline toscanizzato ancora più mostruoso, Céline con la “c” aspirata, praticamente uno ierofante imbastardato con un idrofalco. Un mostro inenarrabile, incomprensibile, con la ghigna e la ridacchia, un bifolco che rumina, una vecchia impiastricciata, un Ferdinand che vomita insulti e rancore, un Ferdinand che si specchia, uno sulle pagine uno dietro le pagine, e sghignazza, giri la pagina e sghignazza, folle, cinico, caricatura di cinico folle, non sai chi stia parlando, forse la pagina, forse la voce, forse il rumore del vento nella tua testa vuota, rabbia o teatro?, come al solito con Ferdinand non lo sai, lo sospetti, ma poi tu stanchi e t’aggrappi.
Ti prende in giro Céline, lo sai questo, vero? Come un clown sdrucito che si disintegri tra le risatelle. Ti insulta beffandoti con la dentiera metallica mentre tu ti affanni a voler capire sbuffando su un toscanismo o per il glugluglu, o per i puntini … … … e mentre va tutto in merda quello sbraita, non c’è speranza; Ammazzati Ferdinand invece di trastullarci con i tuoi versacci, le sozzerie, le vanterie, le vecchie lerce, i bambini lerci, le madri lerce, Parigi è lercia e tutta la Francia è lercia.
Volete leggere Morte a credito? Fate, fate, è il grande seguito, anche se davvero lo precede, di Viaggio al termine della notte, che chi lo legge dice Oh! Ho letto questo libro!, fate bene, leggete, carucci, leggete, dolceamarezze, leggete di Ferdinand che cresce, da bambozzetto a ragazzaccio, e non ci cava i piedi da quella sua testa di rapa, malata, squilibrata, sbarellata… leggete leggete il grande sadico, che infierisce su di voi ridacchiando, su se stesso urlando di rabbia, leggete Morte a credito, che precede il grande salto nel vuoto, le bagatelle del nazista, dell’antisemita, del mostro pubblico additato e scaracchiato, leggete Morte a credito… ma non leggono che pochi, pochi che lo leggono, chissà perché, forse che il mostro è noioso? sì è proprio noioso, insistente, opprimente, ti viene da dargli un calcio a quel Ferdinand del libro, e anche alle vecchie, ai vecchi, a sua madre e padre e a tutti i bambini rognosi del libro, delinquenti nati, ti viene a noia quella Francia schifosa, mica leggerlo Morte a credito, ti annoi da morire, vai a cercare i commenti, mica ne trovi tanti sai, al massimo trovi quelli che dicono “un pilastro della letteratura del Novecento”, infatti, un pilastro, immerso nella feccia però, quindi hai un bel da farti bello e profumato se poi ti devi immergere nella feccia e nella puzza, feccia e puzza ti si attaccano addosso in ogni caso e pure, se non te ne liberi in fretta, puzzi e fecci per parecchio dopo che hai respirato Céline, per cui la noia ti salva – W la noia! – se non vuoi scoprire che hai un Ferdinand anche dentro di te, un mostro, un verme, una pustola, un rantolo rabbioso, inutile, incrostato, fetente. Sei proprio sicuro di non averlo anche tu un Ferdinand?
Non leggetelo, mantenetevi profumati di rose e sofà speziati, di lettere e polvere di talco, fasciati di lana d’angora e pettinati con la lacca. Rimanete sani, col respiro profondo del mantice, l’incarnato ben rosato e le mani curate. Non leggete Céline, non distruggete una volta e per sempre l’immagine santificata della letteratura che rende migliori, la lettura che instilla pensieri e il lettore che sfida i draghi alitanti dell’incultura. Non leggete Céline, non corrompetevi, non iniettatevi quel siero tossico, quella tenia che vi si aggrapperà alle viscere e vi succhierà ogni ideale di letteratura generatrice di bello, di buono, di santo e di amorevole.
Nessuno può amare una tenia senza pagare il prezzo del ribrezzo di se stesso.
Bel commento, schietto ironico viscerale. Ho terminato da poco Viaggio al termine della notte: sorprendente e rivoltante in certi passaggi ma nel complesso mi è piaciuto. Senza dubbio un capolavoro, se non altro per il disincanto con cui mette a nudo la miseria umana. Chissà se leggerò anche Morte a credito, ma in genere non escludo nessuna possibilità.
Morte a credito è decisamente più umano, sentito e sofferto del Viaggio (che rimane comunque il mio libro preferito, la sua perfezione e’ impareggiabile) Celine è Celine, insuperabile nello stile, nel mettere a nudo l’umanità senza nessuna paura, filtro o censura ipocrita, Celine non si studia, o ti entra dentro e ti conquista oppure non lo capisci, ti fa danzare come decide lui, il suo linguaggio e’ poesia (altro scrittore che mi ricorda vagamente il suo stile è il ceco Hrabal), quando ti parla ti urla di fronte e se chiudi gli occhi e decidi che è troppo, lui fa in modo che tu una sbirciatina comunque la dia lo stesso. Non si nasconde Celine, ha un coraggio che non è umano. Ps: complimenti bellissimo sito!
Sei la seconda a citare Hrabal. Devo leggere Hrabal.
due libri straordinari.
Di quelli che ti cambiano un po’ la percezione della vita.
in meglio?
In pegio?
Che ne so.
Gran post!
Bravo!
Già, come quando ti viene il verme nella pancia.
Grazie