2000battute

«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Autore ignoto presenta – Antonio Delfini

autore ignoto presenta

AUTORE IGNOTO PRESENTA – Racconti scelti e introdotti da Gianni Celati
Antonio Delfini
Einaudi 2008

Dopo una giornata con gli scrittori, non mi riusciva nemmeno di leggere. Passavo momenti in cui desideravo veramente di uccidere. Pochi scrittori, credo, hanno odiato gli altri scrittori come li ho odiati io. Avevo una naturale simpatia per uno solo: il mio critico, l’unico che abbia immesso in un suo libro di saggi , un articolo su di me. Ed era costui anche il più elegante, il più umano, il più moderno, e forse il più intelligente degli scrittori italiani del tempo. Seppi che era l’unico che sapeva innamorarsi delle donne. Credo che avesse dei vizi, ma se li aveva erano veri vizi. E il suo amore per la letteratura nasceva dall’amore per la vita. Certi imbecilli che venivano da Roma, chi col monocolo e chi con un difetto di pronuncia, volevano dare ad intendere che egli non avesse alcuna dote particolare di letterato. Essi non sapevano però che io lo stavo già qualificando come il solo letterato degno di questo nome, che esistesse allora in Italia. Poi c’era un depravato di provincia (secondo la mia qualifica è di provincia il cittadino di Roma) un tale disgraziato costui a tal punto, da rendere disgraziato chiunque l’avvicinasse. La sua originalità stava nell’annientare l’originalità degli altri scrittori, copiandoli e ricopiandoli travisati. Egli faceva questo coi grandi scrittori del passato, non coi contemporanei ( e che cosa ne avrebbe potuto copiare e travisare, se non forse le lettere di qualche donnetta infranta?) […]

Se di un libro può dirsi che genera nostalgia senza diventare nostalgico allora, di questa raccolta, unica mi pare, degli scritti di Antonio Delfini, io lo dico certamente. Il motivo sta nell’autore stesso: è Antonio Delfini che a leggerlo fa venire nostalgia di persone come lui, con i suoi pensieri, i suoi modi di dire, i suoi paragrafi raffazzonati, improvvisati, con quel tono di dilettantismo che oggi manca in maniera drammatica e insopportabile.

Oggi sono quasi tutti degli iperprofessionisti, se non lo sono lo sembrano, se non lo sembrano si stanno impegnando allo stremo per apprenderne la sceneggiata. Il mondo sembra sostenersi attraverso corsi che insegnano a sembrare persone serie, sempre e ovunque. Ogni brandello di pensiero e azione è professionalizzata, tanto che ogni anno si inventano “le professioni del futuro”, che di solito sono dilettantismi travestiti. Anche la coppia, la vita amorosa o chiamiamola sentimentale, almeno emotiva se parlare di sentimenti a qualcuno può sembrare démodé, pure quella è professionalizzata, il coito, il finto coito e la masturbazione pure lo sono, per non parlare della scrittura, che deve essere “creativa” anche se non è molto importante che crei qualcosa di nuovo, quello che importa è che sia ripulita disinfettata e prodotta avendo preso le misure in modo del tutto professionale, e se non è professionale non è scrittura e se non è scrittura non è scrittore e questo fa saltare la baracca insieme ai burattini.

Leggete Antonio Delfini – lo strepitoso e straordinario Antonio Delfini, io direi – e vi domandate se fosse uno scrittore come le persone perbene intendono la qualifica di scrittore o se fosse semplicemente uno che si era annotato frasi, pensieri, brani e storielle tanto per perdere del tempo, mentre oziava, come fanno in tanti, oziando, scribacchiano, ma mica sono scrittori e di sicuro Gianni Celati non ci fa un’antologia o raccolta che dir si voglia.

E quindi com’è questa faccenda di Delfini? Grande vate delle lettere italiane degli anni ’30-’40 non lo è di sicuro, e quindi, di nuovo, com’è ‘sta storia di Antonio Delfini?

Ma vi dirò di più, perché nel leggere questo Autore ignoto presenta, il pezzo (non so come chiamarlo, “storia”, “racconto”, “commento”… mi sembrano tutti termini inadeguati) che a me è piaciuto di più s’intitola Il ricordo del ricordo e fu pubblicato nel 1956 come introduzione al racconto più lungo che scrisse Delfini, Il ricordo della Basca; ma vi dirò ancora di più e meglio perché mi rendo conto di non essere stato chiaro: io penso che Il ricordo del ricordo sia un capolavoro totale e assoluto della letteratura italiana, il pezzo di bravura di un genio folle delirante fragile goliardico che fu e che rimase sempre un meraviglioso dilettante, un po’ cialtronesco da teatrante ma con quel garbo spontaneo delle persone intelligenti, Il ricordo del ricordo è un testo che potrebbe dialogare con le coscienze selvagge di Beckett e Joyce o con l’ironia di Gadda e Manganelli.

Era avvenuto una volta che io, come oppresso dal terrore di diventare irrimediabilmente folle, mi ero slanciato fuori della Capitaneria tenendo un fazzoletto in bocca per trattenere gli spaventosi gridi che volevano uscirmi dal petto ustionato dalla disperazione. Nessuno mi aveva veduto. Non ero uscito dalla parte del paese, ma da quella del canale, gettandomi sulla provvidenziale barchetta che si trovava ormeggiata sotto il famoso portico, dal quale, la notte, costumavo rivolgere confusamente preghiere, imprecazioni, ed esaltati gesti di saluto al cielo e alla luna e ad ogni stella che sopportavano placidamente quella mia ridicola presenza.

Scrive così, Antonio Delfini, da dio, ma scrive anche brani sgrammaticati, scrive di amori andati male e di beghe di paese, di Modena, di portici e di palazzetti ceduti ai creditori per ripianare i debiti. Sembra scrivere come gli capita, tanto per fare, e forse è proprio questo il segreto della nostalgia che genera: la spensieratezza del tanto per fare, la leggerezza, l’insolenza e la frivolezza, la profondità di pensiero, lo stile melodioso e la prosa musicale, per tutti questi elementi buttati alla rinfusa e di volta in volta ripescati, secondo il guizzo del momento, Antonio Delfini sembra un essere irreale e nostro amico da una vita.

In qualche modo, più dal lato umano che non per stile e prosa, Delfini mi ricorda Guido Morselli: entrambi perfetti outsider, periferici, estranei alla buona società delle lettere, marginali eppure due geni con le parole, alieni a ogni moda, movimento, tic snobistico e brillantini da ribalta, due esseri isolati che hanno percorso strade originali, Delfini il dilettantismo naive, Morselli la decostruzione storica che trasmuta in sguardo futuristico.  La mancanza dei Delfini e dei Morselli nei nostri tempi moderni è grande.

o Se io sapessi scrivere dei racconti, dei veri racconti, cioè ordinati convincenti attraenti, mi sarebbe piacevole e facile parlare di Washington Cialdini, di colui che andava sotto il nome dell’attacchino folle. Siccome non so scrivere dei racconti farò del mio meglio per non far ritenere bugia ciò che è esistito ed avvenne in realtà.
A quel tempo ero un ragazzo…

Bravi a Einaudi a Gianni Celati e a tutti quelli che hanno permesso la pubblicazione di questo Autore ignoto presenta. Far rivivere Antonio Delfini e farlo conoscere a chi prima non ne sapeva nulla è una roba da farvi un abbraccio a tutti quanti.

Note:
– Andrea Cortellessa su Alfabeta2 scrive un pezzo bello e appassionato su Antonio Delfini in occasione dell’uscita di una sua raccolta di poesie.

2 commenti su “Autore ignoto presenta – Antonio Delfini

  1. Domenico Fina
    6 dicembre 2014

    Conosco Delfini, quello della Basca, dei suoi racconti leggiadri, animosi, umani. Ricordo un monito di Machado che consigliava di non correggersi troppo, in questo senso capisco cosa vuoi dire con iperprofessionisti riferendoti a larga parte della narrativa d’oggi. Io direi anche prigionieri automatici di stereotipi (anche quando si cerca di evitarli vi si cade, beninteso) per cui oggi in un romanzo ci deve essere la caratterizzazione del lavoro, dello status, dei pregi, dei difetti, un personaggio oggi, vive a New York o Parigi, di norma come professione e` avvocato o editor o consulente finanziario o un lavoro di nuova concezione eccetera eccetera eccetera. In Delfini chi erano i personaggi? uomini storditi di sogni, dice lui, a proposito della famiglia Disvetri.

    • 2000battute
      7 dicembre 2014

      Esiste ancora quel tocco leggero e divertito da improvvisatore dilettante come in Delfini? Mi pare di no, anzi, tutto il contrario, fino al ridicolo di eserciti di dilettanti presuntamente professionalizzati.
      Grande perdita per l’arte e l’empatia l’estinzione dei dilettanti dichiarati

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Questa voce è stata pubblicata il 6 dicembre 2014 da in Autori, Delfini, Antonio, Editori, Einaudi con tag , , , , .

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