«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
CINEBRIVIDO
José Pablo Feinmann
Traduzione di Gina Maneri
Marcos y marcos 1998
Se fosse un film sarebbe una commedia comica e strampalata, ma non essendolo è la storia dei crimini di Van Gogh. Il titolo originale è infatti Los crímenes de Van Gogh, poi diventato Cinebrivido per ragioni come al solito in questi casi incomprensibili a tutti tranne a quelli che lo hanno deciso e a qualche loro amico e famigliare.
Vi domanderete con grandi sforzi delle sopracciglia che diavolo c’entra Van Gogh, e in effetti vi posso assicurare che si tratta di interrogativo comprensibile date le poche informazioni in vostro possesso. Che sia una parodia del povero Vincent? O forse Feinmann si è inventato una storia dell’orrore con Van Gogh protagonista? Vincent che accoppa Theo? No niente del genere, non c’entra Van Gogh, quel Van Gogh, è un altro Van Gogh anzi in realtà non è alcun Van Gogh ma solo la firma, un po’ coatta se proprio volessimo fare i raffinati, del serial killer protagonista della storia, tal Fernando. Van Gogh è Fernando, non Van Gogh.
State tenendo a mente che stiamo parlando di una commedia comica e strampalata?
Sì? Bene, allora non vi stupirete più di tanto se vi dico che un altro personaggio è Jack lo Squartatore, in forma di fantasma non in carne e ossa, ovviamente, e Jack è l’amico immaginario di Fernando-Van Gogh, certo voi capirete… Dio li fa poi li accoppia, ognuno si trova gli amici che si merita, i simili si attraggono e via discorrendo.
Quindi abbiamo Fernando-Van Gogh, Jack lo Squartatore, una serie di vittime sgozzate secondo un criterio un po’ così come viene, a dire il vero, tanto che Jack, purista della follia omicida, non approva granché quella mancanza di rigore dottrinale; poi ci sono gli sbirri, quello buono e quello cattivo… no, non è così, c’è quello pulito e gagliardo ma che non risolve un tubo e quello sbracato e puzzolente che invece è intelligentissimo. A contorno si aggiunga un’adolescente amante del poliziotto puzzone che diventa lesbica, una madre-megera in carrozzella che cerca di adescare un ladruncolo minorenne, una produttrice televisiva hollywoodiana che muove i fili come fosse un burattinaio e… ah sì qualche politico e qualche giornalista ad aggiungere comicità alla storia con le loro fesserie.
E sopra tutto e tutti, la penna meravigliosa di Feinmann che davvero come pochissime altre riesce a essere pesante e leggera, grave e comica, seria e ridicola, introspettiva e descrittiva, filosofica e teatrale. Insomma Feinmann scrive quello che gli pare senza costringersi a rispettare un ruolo, si disinteressa dello stile personale o dei generi letterari.
Cinebrivido è geniale per la semplicità ridicola della storia che Feinmann, da prestigiatore che dal cilindro sembra estrarre chilometri di veli colorati, riesce a far lievitare come una ciambella, si autoriproduce e autogenera, diverte sia per le scene che racconta sia per come il lettore viene dichiaratamente ingannato; non si capisce neppure che genere di libro sia: un libro umoristico? un noir? un libro splatter? un libro con il quale l’autore prende in giro tutti quanti: sbirri, politici, giornalisti etc. etc.? (sì, questo lo è sicuramente). Che cos’è Cinebrivido? È Feinmann, l’incatalogabile, come lo fu Saer.
E allora, basta con queste domande da noiosi (re)censori, Cinebrivido è quel che è, ci si diverte, si sghignazza, si fanno gli occhioni a palla e alla fine con un gran sorriso si pensa Geniaccio di un Feinmann!
La scoperta (nessuno seppe bene come, ma l’informazione giunse ai giornalisti precisa e puntuale) che Ricky Mintrone aveva una ragazza, aprì un nuovo fronte all’avidità dei media.
La ragazza si chiamava Pamela Iriarte, aveva la stessa età di Ricky e frequentava una scuola privata. Fu all’uscita della scuola che i rappresentanti della stampa la acciuffarono, la separarono dalle sue compagne e la soffocarono tra microfoni e domande.
«Sei la ragazza di Ricky?»
«Lo ero».
«Continueresti a stare con lui ora che sai che è un mostruoso assassino?»
«Credo di no».
«Credi o ne sei sicura?»
«Ne sono sicura».
«Avevate rapporti?»
«Che rapporti?»
«Sessuali, naturalmente. In che motel andavate?»
Pamela sudava. Respirava affannata e le tremavano le labbra.
«Non andavamo in nessun mo…tel».
«Non avevate rapporti, allora?»
«No».
«Lo masturbavi?»
«No».
«Avevate rapporti orali?»
Pamela svenne.
L’inviato di Telenueve alla telecamera:
«La ragazza è svenuta. Non ci è stato possibile stabilire se aveva o no rapporti orali con il nuovo Sciacallo. A voi studio».
“Accese la sigaretta con un accendino che faceva parte del portasigarette d’argento e disse: «Tre delitti… Tre delitti…» Rifletté brevemente. Poi proseguì: «Sono pochi. Ancora troppo pochi». Prese dalla borsa una calcolatrice tascabile. «Dunque, vediamo… Tre delitti… No, no. Con tre delitti ce n’è a mala pena per mezz’ora di film. Bisogna aspettare».”
Geniaccio di un Feinmann.