«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
L’ENIGMA DI CALLE ARCOS – Delitto a Buenos Aires
Sauli Lostal
Traduzione di Ilaria Magnani
Nova Delphi 2013
Chi è Sauli Lostal che nel 1932 firmò l’appassionante L’enigma di calle Arcos? È Borges, notoriamente appassionato di gialli insieme al suo compagno di merende Bioy Casares, che si esercitava a scriverne uno? Possibile che il pur diabolico Borges si sia spinto al punto di trasformare il suo stile in uno a lui del tutto estraneo? Oppure era l’uomo d’affari boarense, appassionato lettore, Luis Stallo alias Sauli Lostal? La questione appare insoluta, come si conviene a un intrigo letterario ben concepito.
Questo ed altro ancora è il contenuto della gustosa introduzione firmata da Camilla Cattarulla, che prepara il palato per il boccone succoso del giallo argentino in stile inglese, un Conan Doyle del cono sud, un classico della storia poliziesca di tradizione tardo ottocentesca con enigma da svelare lungo tutta la storia, insomma, un bel giallo appartenente alla gloriosa e variopinta famiglia dell’Omicidio Dentro Camera Chiusa dall’Interno e Senza Altre Uscite.
La storia è raccontata con linearità disarmante.
C’è la moglie morta nella stanza chiusa dall’interno e c’è il marito dotato di solido alibi.
C’è l’amante del marito e l’amante della moglie morta.
C’è la servitù (nel dubbio, dare la colpa al maggiordomo).
C’è il giornalista investigatore e ci sono i poliziotti, quelli buoni e quelli cattivi.
E poi c’è il cane, conadoylescamente nero.
Questi gli ingredienti, resta la storia da mescolare bene e aspettare quel che basta, non troppo, e certamente non troppo poco, perché lieviti bene fino a prendere una bella forma rotonda, sferica, apparentemente senza strappi, crepe o altri difettucci ai quali aggrapparsi.
Disarmante e gustosissimo.
Non aggiungo altro se non che il maggiordomo è innocente.
(Non c’è nessun maggiordomo).