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«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

La leggenda di Earthsea – Ursula K. Le Guin

leggenda earthsea

LA LEGGENDA DI EARTHSEA
Ursula K. Le Guin
Traduzione di R. Rambelli, R. Valla e P. Anselmi
Nord 2007

Nota preliminare:
Earthsea (inglese) = Terramare (italiano)
Le edizioni Nord mantengono Earthsea, Mondadori invece ha usato Terramare.

Altra nota preliminare:
Questa edizione raccoglie cinque libri: i tre della trilogia originale (Il mago di Earthsea, 1968; Le tombe di Atuan, 1971; La spiaggia più lontana, 1972) e i due seguenti (L’isola del drago, 1990, I draghi di Earthsea, 2001).

Dico subito, per capirci: la trilogia secondo me è molto bella, il quarto bruttino, il quinto è il gran finale della favolona.

State facendo le smorfie disgustati? “Ma che è ‘sta robba?”
Maghi, streghe, incantesimi, l’Oscuro e la Lingua della Creazione e soprattutto i draghi!!!

È fantasy, fantasticherie, miti, è una favola, non leggete più le favole, avete smesso? Male, malissimo, vi perdete re, principesse, guerre e cose che non esistono e soprattutto vi perdete i draghi!!!

Già perché io ho sviluppato una passione per i draghi, dei i quali i dinosauri o mostri simili e la loro iconografia cinematografica non sono che la versione scema e banalizzata. I draghi dei miti sono tutt’altra cosa.

earthsea

Dopo lo vediamo meglio, prima due parole veloci sulla storia di Earthsea, il mondo della saga, terra emersa in forma di molte isole e mare, mare che bagna le isole e le collega e mare aperto, verso l’ignoto, che è sempre divino. Nel mondo di Earthsea c’è l’Est, terra dei Karg, popolazione barbara e di usi primitivi circoscritta su alcune isole, c’è l’Ovest terra di draghi, isole lontane e rari villaggi di uomini e poi c’è il grande arcipelago che sta in mezzo, dove sorge la civiltà evoluta degli uomini, coi loro re e maghi.

L’elemento magico è forte nella saga di Earthsea. Streghe, stregoni, incantatori e maghi veri e propri sono diffusi ovunque nell’arcipelago. Streghe e stregoni di paese fanno pozioni e piccoli incantesimi, per lo più per curare malanni o aggiustare attrezzi e utensili. Maghi e incantatori sono presenti nelle corti e si occupano di grandi incantesimi e profezie. Infine l’isola di Roke ospita i maghi più potenti con alla loro testa l’arcimago e la scuola per tutti i maghi dell’arcipelago.

gont

Della trilogia, il personaggio principale è Sparviero/Ged, ragazzino umile capraio dell’isola di Gont che si scopre dotato di poteri magici. Inizia l’apprendistato da mago trasferendosi a Roke, entra in contatto con il mondo dei morti e le sue forze oscure (la separazione tra mondo dei vivi e mondo dei morti con le inevitabili incursioni degli eroi tra i morti e le forze inconoscibili è uno dei miti più classici) e ne viene perseguitato, ci si scontra, ne rimane sfigurato ma vivo. Nel secondo libro, quello dell’età adulta di Sparviero/Ged altre avventure lo porteranno nelle tombe e nelle viscere dell’oscurità per fare ritorno a Roke come arcimago. Infine il terzo libro della trilogia è quello della catarsi finale, Sparviero/Ged viaggia ai confini del mondo, nel mare aperto, tra draghi e misteriose popolazioni di uomini che non toccano mai terra, fino a che le potenze della luce e dell’ombra si scontrano, Sparviero/Ged insieme al futuro re dell’arcipelago e con l’aiuto del principe dei draghi Orm Embar entrano nel luogo oscuro e ne escono vittoriosi (ancora miti classici che tornano). Un finale maestoso per una grande trilogia fantastica imbevuta di miti medievali pagani.

Gli altri due libri, scritti a distanza di venti o trent’anni dai primi hanno uno stile molto diverso. Il quarto è decisamente noioso. L’azione e le avventure scarseggiano, all’eroe Sparviero/Ged viene a fatica ritagliato un ruolo senile e i nuovi personaggi, stranamente quasi tutti femminili, non fanno che interrogarsi, tormentarsi, si perdono in un flusso di coscienza male imbastito e che stona con il tono magico della trilogia. Si introducono però personaggi e circostanze che formano il cuore del quinto e ultimo. Anche questo manca della nota favolistica a tratti esoterica della trilogia e deve spingere la carovana di personaggi che si avvicinano al gran finale. Il gran finale è però notevole e soprattutto emergono come protagonisti, più che in tutti gli altri libri, i draghi. Sono loro a rendere maestoso l’epilogo della saga.

A me è piaciuto e mi sono divertito. Un po’ come vedere Guerre Stellari (la trilogia), per fare un paragone e dare una misura. C’è anche chi si è addormentato a vedere Guerre Stellari o se non l’ha fatto si è annoiato a morte. Tutti i gusti vanno bene. Ma io ho una passione per draghi e miti. E quindi parliamo di draghi.

Draghi

I draghi sono uno dei miti più interessanti in assoluto. Di draghi ce ne sono moltissimi anche nella storia e nell’iconografia. Abbiamo detto dei dinosauri che ancor oggi hanno successo al cinema. I dinosauri cinematografici sono la versione pseudoscientifica e da poveri di fantasia dei grandi miti del passato che avevano i draghi per protagonisti. Il problema dei dinosauri è che al massimo sono furbi, ma anche quando lo sono rimangono dei semplici bestioni stupidi e brutali. Quindi, le trame moderne di film con i dinosauri si riducono al confronto tra uomini intelligenti e deboli contro dinosauri stupidi e sanguinari. Originalità pari a zero. Il solito plot rimasticato in tutte le salse del buono contro il cattivo, Davide contro Golia, l’intelligente e il bruto, l’uomo e la bestia, il divino e il demoniaco. Solita storia: la capiscono tutti, non serve nessuno sforzo di fantasia o immaginazione, la riesce a spiegare un qualunque prete da un pulpito di campagna o la pellicola cinematografica in una sala di periferia degradata, in entrambi i casi agli spettatori non viene richiesta alcuna capacità di astrazione o di ragionamento simbolico, se non al livello più elementare.

Tutt’altro con i miti medievali dei draghi, i quali hanno un livello di sofisticazione elevato e si prestano a diversi piani interpretativi. Intanto, diciamo che noi siamo stati purtroppo abituati dall’iconografia cristiana dei santi che trafiggono o addomesticano draghi e questo ci penalizza.

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San Giorgio e il drago – Paolo Uccello (1456 circa) – National Gallery, Londra

San Giorgio è il più famoso, ma non l’unico. Sotto l’influenza della Chiesa la simbologia associata ai draghi è quella del male, della bestia viscida e strisciante (tipica la forma serpentina e la predilezione dei draghi per i laghi e le paludi). In Italia abbiamo avuto draghi nel lago d’Orta e nel lago Gerundo (tra Lodi e Crema, ora scomparso), per fare due esempi.

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Il drago Tarantasio del lago Gerundo

In poche parole, il Cristianesimo medievale ha demonizzato la figura dei draghi svuotandola di senso e cancellandone la mitologia per lasciare spazio esclusivamente alla simbologia della Bestia demoniaca. I dinosauri hollywoodiani di oggi e l’ancor più triste versione nippo-holliwoodiana rappresentata da Godzilla – bestione sauropode senza altro scopo che non spaccare tutto, vagamente imparentato con la figura del kraken, mostro addormentato degli abissi, e di una stupidità tale che a confronto King Kong è un intellettuale – non sono che la versione laicizzata e commerciale del travisamento operato dalla Chiesa. In entrambi i casi quello che è rimasto di un mito complesso e ricco è il solo profilo del rettile feroce e affamato che il prete dal pulpito o il produttore dalle sale cinematografiche brandiscono per incutere terrore a paesani sempliciotti, beghine o mangiatori di popcorn glassati.

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Godzilla (2014)

È cosa nota che siano i miti pagani e panteistici quelli più ricchi di senso e di simboli ed è là che origina il vero mito dei draghi, ripreso dalla letteratura fantasy della Le Guin, così come da Tolkien prima di lei. Sono in particolare i miti della Creazione, del mondo prima degli uomini, o il mondo prima degli uomini della contemporaneità (per contemporaneità si intende il tempo del racconto fantastico). Quei miti, non costretti nella stretta gabbia simbologica dell’Antico Testamento e delle sue interpretazioni oscurantiste, si sbizzarriscono in comunioni tra Natura e Vita, Natura e Divino, Natura, Divino e Tempo, è uno sbocciare fantastico di simboli, storie e miti delle Origini. Quasi sempre appare anche nei miti pagani un Peccato Originale (da cui il Cristianesimo ha evidentemente scopiazzato, come per molto altro) che ha determinato una frattura nel tempo e nel destino degli Uomini, l’origine del male che è parte dell’Uomo.

In quella mitologia nordeuropea medievale pagana (ma non solo, vedi gli aztechi, ad esempio), i draghi erano simbolo di terrore per la plebe ignorante e sottomessa. I draghi vivevano in luoghi impervi e lontani, boschi impenetrabili, rocce irraggiungibili, isole remote ma volando e sputando fuoco, di tanto in tanto si accanivano sui poveri uomini dei borghi, i quali dovevano ricorrere ai principi e agli eroi corazzati per essere difesi. Questa era la versione per la plebaglia, quella ripresa dalla Chiesa e da Hollywood.

biscione-visconteo

Biscione visconteo

Quetzalcoatl_telleriano

Quetzalcoatl azteco

Poi c’era il mito per i letterati, i filosofi e gli eruditi. Il vero mito, non la superstizione orrorifica, ma il mito pieno di senso. In quel mito, i draghi sono esseri magici, esseri nati ai tempi della Creazione, spesso precedono gli Uomini insieme ad altre creature divine. Sono esseri dotati di parola e di saggezza. Una saggezza profonda le cui radici si allungano nella notte dei tempi. Sono quindi esseri che molto conoscono e molto hanno visto, esseri che possono parlare agli uomini, ad alcuni uomini, solo a uomini speciali, alchimisti, maghi, uomini in grado di varcare il confine tra terreno ed extraterreno. Il drago è il simbolo più puro della potenza divina e terrena della Natura, combina forza distruttrice, assenza di paura, una natura selvaggia e indomita con una conoscenza quasi infinita, una favella misteriosa ai più, una mente labirintica e la capacità magica di predizione. I draghi non sono semplici bestioni inferociti né bestie demoniche. I draghi sono creature meravigliose e divine, come tali e come molte altre divinità anche antropomorfe, possono essere spietati e generosi, vendicativi e saggi, sanguinari o delicati. Non sono il Male/Diavolo a cui il Bene/Uomo si contrasta. La faccenda nei miti pagani dei draghi, così come per tutte le cosmogonie politeistiche, è parecchio più complicata della banalizzazione operata da Cristianesimo e da Hollywood.

Ecco perché io sono affascinato dai miti e dai draghi e la saga di Earthsea, una splendida favolona per adulti, mi ha fatto passare diverse belle serate.

Note:
– Si possono trovare molte informazione sui miti pagani dei draghi e sui bestiari medievali. Ad esempio Franco Cardini: Mostri, belve e animali nell’immaginario medievale, la definizione di “drago” dall’Enciclopedia di Arte Medievale, o Il simbolismo sacro del drago di autore non specificato;
– oppure si possono ascoltare gli interventi di un bel convegno sui bestiari medievali:

Un commento su “La leggenda di Earthsea – Ursula K. Le Guin

  1. Maurizio Mancini
    2 agosto 2015

    bello il video, grazie!

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Questa voce è stata pubblicata il 1 agosto 2015 da in Autori, Editori, Le Guin, Ursula K., Nord con tag , , , , , .

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