«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
L’ITALIA AL DENTE
Gian Carlo Fusco
Sellerio 2002
Se a pranzo trovo moscio lo spaghetto
sarò altrettanto moscio anche nel letto.
Se invece trovo lo spaghetto al dente
sarò a letto del pari consistente.
Raccontini, storielline, giocherelli tanto per passare il tempo, perfetti per il tedio della calura padana. Sorrisetti, ghignetti, risatine ascoltando un nonnetto arzillo che conta fandonie, s’inventa e s’impappina.
Sono storielle vecchie. Di un’ironia passata, un gusto ormai sbiadito, un mondo scomparso di ufficiali, bordelli, aristocratici napoletani e zitelle. Sono burle che finiscono sempre con la pasta al dente, la pasta scolata e servita, con maccheronate e spaghettate. Sono storielle che nessuno scrive più, non con quella leggerezza, non con quello sguardo furbo di chi sa benissimo come vanno le cose e non se ne cruccia. Storielle d’indolenza e fatalismo meridionale. Storielle da sorridere e dimenticare.
Quello che non cambia è l’Italia maccheronica e spaghettara, solo più vecchia e cinica.