«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
L’ENIGMA DEL LAGO ROSSO
Frank Westerman
Traduzione di Cecilia Casamonti
Iperborea 2015
Questo è un libro del genere non-fiction documentaristico che racconta eventi, luoghi, persone reali con uno stile ricco e appassionante, più simile a quello di un narratore che alla erudizione talvolta pedante del saggista.
Frank Westerman racconta della catastrofe che il 21 agosto 1986 spazzò via quasi ogni forma di vita dalla valle del Nyos, in Camerun e di come gli effetti di quella catastrofe hanno continuato a echeggiare nei decenni a seguire.
Yaoundé, 25 agosto 1986 – In un’isolata valle del Camerun occidentale sono morte almeno 1200 persone per cause ancora da accertare.
La tragedia è avvenuta nella valle del lago Nyos, circa trecento chilometri a nord-ovest della capitale Yaoundé, nella notte tra il 21 e 22 agosto.
La maggior parte delle vittime sembra essere morta nel sonno. Non si vedono tracce di distruzione né sulle case né sulle piantagioni. In compenso si sarebbero trovate nella valle numerose specie di animali morti tra cui bovini, uccelli e insetti.
Questo è l’inizio de L’enigma del lago rosso. Il responsabile della strage fu il lago Nyos, uno dei diversi laghi vulcanici della zona. Una nube di gas tossico emerse in quella notte di tempesta dal lago uccidendo quasi ogni forma di vita nel raggio di chilometri.
Da qui prende le mosse una storia appassionante che via via cambia natura, assume forme diverse, gira, gira, gira fino a diventare una storia del tutto diversa e inaspettata.
Quale gas tossico? Perché avvenne? Quale il fenomeno naturale che causò una strage di quelle proporzioni?
La prima parte del racconto ricostruisce la diatriba scientifica circa le cause e le spiegazioni. Due teorie si contrapposero, una vulcanologica e una geologica. Westerman accompagna il lettore nel milieu culturale dell’epoca, la scuola franco-italiana contro la scuola americana-islandese, i colpi bassi, le manovre per prevalere, le prove di forza per imporre ognuno la propria verità scientifica. La spiegazione franco-italiana, quella vulcanologica, sembrò inizialmente averla vinta, ma la teoria americana-islandese recuperò consensi velocemente, fu un testa a testa, infine quest’ultima si impose all’opinione pubblica.
Ma questa è solo la prima parte della storia, quella scientifica e di politica della scienza, se così vogliamo definirla. Il tempo trascorse ed il tempo è giudice capriccioso e implacabile. Tutto capovolge e sposta, se solo vuole farlo.
Qui sta il merito e talento di Frank Westerman: non si è fermato alla diatriba scientifica con l’immancabile palude di meschinità, non si è accontentato di scrivere una storia appassionante ma limitata nel tempo e nel significato; ha seguito il trascorrere del tempo e gli effetti velenosi che ha prodotto, quasi fosse un nuovo implacabile lago omicida.
La storia del lago rosso e la spiegazione di quanto accadde quella notte si confonde allora con la storia di una parte d’Africa ancora escoriata dall’epoca post-coloniale, incapace di risolvere i contrasti feroci nati dalla tensione verso la modernità occidentale e l’entroterra rurale e selvatico, tra rancore e diffidenza verso i bianchi imperialisti e la corruzione endemica, viscerale tanto quanto l’ignoranza dei suoi governanti.
La storia del lago rosso diventa una moderna discesa nell’antropologia culturale di un’Africa atavica dopo le fughe degli anni ’70 e ’80, il lago rosso diventa un complotto ordito di volta in volta da israeliani, francesi, americani, una bomba nucleare fatta esplodere nelle acque profonde invece di un evento naturale, la politica del mercanteggiamento delle verità prende il sopravvento sulla scienza e le sue contraddizioni, le superstizioni della tradizione sembrano sempre più spesso avere più ragioni della stessa ragione.
Giusto e sbagliato si confondono nel tempo, come bene e male, ogni opposto si sfuma nel ventre opaco di quest’Africa profonda e in queste correnti di senso contrapposte che il tempo fa incontrare; anche i laghi della valle del Nyos tornano alla loro natura di inestricabili misteri, di presunti complotti, di iperboli di un destino nel quale gli uomini neri e gli uomini bianchi sono sempre sfruttati e sfruttatori, il potere rotola sempre nelle mani di dittatori, mentre artisti, intellettuali e uomini liberi sono messi ai margini se non perseguitati. I veleni del lago Nyos diventano pretesto e giustificazione per veleni ancor più letali e persistenti prodotti dagli uomini.
Fino ad arrivare a 25 anni dopo la catastrofe, nel giorno dell’anniversario.
Ieri era il giorno
Non è successo niente. Alla radio di Stato:
niente. Alla televisione di Stato: niente.
Il disastro è stato completamente ignorato.
Questo è il Camerun.
Stammi bene.
Bole
Un grande affresco africano. Bravissimo Frank Westerman.
Io l’ho conosciuto con Ingegneri di Anime, l’ho trovato magnifico; credo che leggerò anche questo.
Non ho letto Ingegneri di Anime, me lo segno.