«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
ATLANTE DELLE MICRONAZIONI
Graziano Graziani
Quodlibet 2015
Scrive Graziano Graziani nell’introduzione:
Le storie raccolte in questo Atlante sono tutte rigorosamente vere anche quando possono sembrare inventate. Se invenzione c’è, essa proviene interamente dai protagonisti di queste epopee in miniatura. Perché di epopee si tratta, sempre e comunque, anche se i motivi che portano a fondare una nuova nazione sono i più disparati. […] Ciò che di di certo le accomuna tutte è la ricerca irriducibile, a volte surreale, di autonomia e indipendenza.
Ecco qua tutte riassunte le ragioni per aver acchiappato al volo questo Atlante delle micronazioni non appena visto su uno scaffale di libreria e poi averlo letto con molto piacere e spesso divertimento.
Tutte tranne una, che Graziano Graziani non poteva certo elencare, essendo mia personale. Come ho a volte scritto per giustificarmi preventivamente da eventuali rampogne, non sono normalmente appassionato delle piccole storie di tipico gusto italico… il paesello, il gruppetto di amici, l’avventura boschiva, l’eterna immutabile provincia, i campanili e via di questo passo. Nonostante questo e dal mio punto di vista in modo perfettamente coerente, ho invece una passione per certe piccole storie: le storie di fiume. Non di mare, non di montagna, non di calanchi o forre o borgate malfamate. Di fiume. Le storie di fiume sono per me speciali: chi le scrive deve entrare in un mondo nascosto separato dal mondo svelato, deve raccontare di persone che pensano a modo loro senza curarsi del tempo e delle epoche che i non avvezzi ai ritmi di un fiume pretendono di decidere per tutti, sono strambi personaggi che solo le sponde di un fiume riescono a nutrire e a preservare intatti dal mondo che dei fiumi non si cura.
Questo preambolo per ricordare ancora una volta uno dei libri più belli che ho letto negli ultimi anni e senza il quale mai avrei letto questo Atlante delle micronazioni (ovviamente trascurato, ignorato, manco preso in considerazione dai noiosi re-censori con patentino): Il grande fiume Po di Guido Conti.
È Guido Conti, verso la fine del suo meraviglioso viaggio tra argini, memorie, sognatori e pazzi conclamati, che mi ha fatto conoscere la storia della strepitosa Tamisiana Repubblica di Bosgattia, fondata dal Professor Luigi Salvini, docente di lingue slave, sulla sabbia tra il Po di Venezia e il Po di Goro nel 1946, ancor prima della Repubblica Italiana, una micronazione di campeggiatori che per tre mesi all’anno e per dieci anni reclamò la propria indipendenza e autonomia.
Leggere Il grande fiume Po è stata forse l’esperienza più simile all’incantamento infantile di fronte a una fiaba. Le storie di fiume e, dentro le storie di fiume, la storia di Bosgattia hanno avuto la capacità di procurarmi quel piacere narcotico della regressione fanciullesca.
Ecco spiegato quindi la scarica elettrica che mi ha fulminato non appena ho letto il titolo di Atlante delle micronazioni e ho visto l’editore e la collana: Quodlibet e Compagnia Extra, il prodotto a immagine e somiglianza del sommo genio letterario ineguagliabile che l’Italia oggi possa vantare: Ermanno Cavazzoni.
Mettete tutto insieme, immaginate le sinapsi neuronali che si agitano come colli di vipera ed ecco spiegata la passione nata per questo Atlante delle micronazioni: è un libro di favole per adulti.
Nel 2002, in Pakistan, comincia a circolare la voce che un piccolo principato nato in seguito a una secessione con la Svezia concede a chiunque la cittadinanza. Per giunta gratuitamente: basta riempire un modulo e. se la richiesta è accettata, si diventa cittadini del Principato di Ladonia.
Questo è uno dei tanti incipit divertiti e surreali che Graziani semina nel suo Atlante. “Surreali” è l’aggettivo naturale per queste storie, seguito a breve distanza da “squinternate”, “romantiche” e “divertenti”.
Il Principato di Ladonia nasce nei boschi svedesi attorno a due opere d’arte lignee, Nimis e Arx, create da un artista locale, Lars Vilks nel 1980. Da quelle opere e dai contrasti con le autorità pubbliche e la polizia parte un teatrino goliardico che via via assume le dimensione di una farsa globale, fino alla dichiarazione di indipendenza. A essere messa alla frusta, in questa come in quasi tutte le micronazioni, è proprio la burocrazia, l’ottusità delle regole, l’incapacità delle società di lasciare pascoli liberi a chi vuole far ruzzolare l’immaginazione. La risposta, quasi sempre goliardica, è di dichiararsi indipendenti, voler essere lasciati in pace di vivere in un modo diverso. Una radura in un bosco, un terreno sabbioso, un’isola sperduta, una palafitta, un parco pubblico e perfino un semplice appartamento, tutto va bene, la dimensione non conta, conta sfidare le autorità con l’arma dell’irrisione. Sono performance artistiche le micronazioni, pièce di teatro dell’assurdo, funambolismi pulcinelleschi, ma proprio per questo, e per il fatto di essere reali, non racconti d’immaginazione, sono favole, narrazioni di idee irrealistiche che diventano realtà, di fenomenali squinternati che caparbi peggio di cento muli decidono di creare l’irrealizzabile, scelgono di costruire l’assurdo consapevoli che alla fine tutto verrà distrutto ma il bello è proprio quello, costringere i pachidermi burocratici a scomodarsi per chi li irride.
Graziano Graziani ne presenta 50 di queste storie, ognuna sorprendente e sconclusionata. Qualcuna famosa come il Principato di Sealand su una piattaforma petrolifera inglese nato al tempo delle prime radio pirata o la Città libera di Christiania a Copenhagen o anche l’Isola delle Rose, nata su una palafitta costruita al largo di Rimini per iniziativa di un ingegnere bolognese e poi smantellata con un grottesco assalto poliziesco-militare dei nostri gendarmi in versione marinara.
C’è ovviamente la mia adorata Tamisiana Repubblica di Bosgattia, ma anche altre storie di un’Italia che nasconde fantasie insperate e favolosi spiriti anarchici e ribelli. L’antica storia del Regno di Tavolara con i re-pastori è uno spaccato di selvatichezza rurale e genio popolare, la Repubblica Rossa di Caulonia rimane come eterna testimonianza degli spiriti di rivolta nei confronti dell’oppressione baronale che per una stagione di illusioni animarono il Meridione. E poi ancora la Repubblica dei Piani Sottani in Lucania o il Principato di Seborga in Liguria. Questo solo per l’Italia.
Poi il resto del mondo, dall’Europa all’America, sul Bosforo, tra i paesi Baltici, in mezzo ai geli scandinavi o nel deserto del Nevada o nel mezzo di tratti di mare squassati da mareggiate feroci; nei luoghi più improbabili il genio anarchico di qualche squinternato ha dato vita a sogni balordi che, proprio per la loro dichiarata assurdità, non dovrebbero essere dimenticati.
Sono queste le favole moderne della letteratura, è la ricerca del grottesco da contrapporre all’ottusa regolarità della burocrazia statale a regalare i sorrisi più larghi e le ore di maggior divertimento. Ci sono filoni di assurdità inesauribili da mettere alla luce nella nostra società, miniere di grottesche guerre tra legulei e ribelli irriverenti, e sì, ha ragione Graziani, queste ricordate sono epopee di chi ha portato in luce il ridicolo che ci circonda.
C’è anche spazio per il romanticismo. Vi lascio con questo.
Sealand vive giorni sonnolenti e torna alla ribalta solo il 9 ottobre 2012, giorno della morte del fondatore Paddy Roy Bates. In un post sul sito ufficiale suo figlio Michael, ormai sovrano a tutti gli effetti, lo ricorda come un uomo che non ha avuto paura di nulla, eppure estremamente romantico: «Il suo gesto più romantico – scrive – è stato di dichiarare Sealand un principato, così da poter dare a mia madre il titolo di principessa il giorno del suo compleanno, il 2 settembre 1967».
Meravigliose piccole storie di folli, anarchici, goliardi e romantici.
Che si continui sempre a ridere e sognare con tutte le Bosgattia del mondo.
Note:
– Su Vice una bella intervista a Graziano Graziani.
– Su 404 dicono una cosa intelligente a proposito di opere inclassificabili.
– Su Il Giornale, con grande sprezzo del ridicolo, strumentalizzano per dire le loro fesserie.
Ho sentito parlare di micronazioni per la prima volta nel 2003 o 2004. Allora facevo parte dei pochi redattori della Wikipedia italiana e ricordo che qualcuno provò a inserire la voce “Micronazione”. La voce fu ostacolata, inizialmente respinta e fatta oggetto di scherno (credo che finì anche in una pagina speciale in cui si prendevano in giro i contributi più bizzarri). Qualche anno dopo mi sono avvicinato alle teorie libertarie, anche in seguito alla lettura di “La rivolta di Atlante” di Ayn Rand e alla frequentazione di blog come Fabristol e LibertarianNation. Nel mio viaggio nel libertarismo il concetto di micronazione è emerso spesso e infatti le due cose hanno diversi punti di contatto. Questo per dire che le osservazioni di Lottieri, su Il Giornale, mi sembrano abbastanza pacifiche e riprendono idee della consolidata e ormai ricca letteratura libertaria. Forse il nome della testata mette in preallarme e viene automatico disprezzarne i contenuti.
Penso che ognuno possa sostenere la politica economica e sociale libertaria, così come ogni altra politica, con tutte le argomentazioni che crede, ma usare questo libro come pretesto facendo credere che supporti quelle idee credo sia solo strumentalizzazione e presa in giro ai danni dei lettori. L’Atlante delle micronazioni supporta il libertarismo non più dell’anarchia, della goliardia, dell’arte concettuale, del comunitarismo, della pastorizia o del consumo di droghe leggere. A Il Giornale non interessa nulla presentare un libro, ma solo sbandierare ideologie.
Ne leggevo due, tre, o forse quattro settimane fa su un altro blog frequentato da recensori senza patentino, poche righe ma che mi avevano molto incuriosito. Dopo questa recensione direi proprio che finirà in uno dei prossimi acquisti. La citazione finale è qualcosa di stupendo.
Il pezzo sul romanticismo del fondatore di Sealand è piaciuto molto anche a me