2000battute

«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Un amore senza fine – Scott Spencer

un amore senza fine

UN AMORE SENZA FINE
Scott Spencer
Traduzione di Francesco Franconeri
Sellerio 2015

Commento di Cornelio Nepote

Compagnuzzi sopravvissuti alle nostalgie dei cenoni e ai capricci della vita moderna e compagnuzze adorate che sempre illuminate come lanterne cinesi il triste destino dell’uomo, vi auguro un buon annuzzo 2046.

Avete festeggiato assaje? Folleggiato? pereppeppé pereppeppé funiculì funiculà… Vi siete concessi danze strettistretti sudatisudati manochiappa e occhiocchioni? Avete fatto scorrere bollicine giù per le scollature e dietro le orecchie? Ululato come segugi affamati d’amore e piroettato come trottole colorate di passione? Cumpa’ e pure signore splendore della vita mia, parliamoci chiaro, da uomo a uomini e da uomo a donne, avete rispettato la tradizione libertina o siete di quelli che parlano parlano e parlano sempre finché non ci si accascia addormentati? Siete amanti focosi e amate selvagge oppure scrivete solo degli editoriali?
Insomma, ve lo chiedo schiettamente, come si fa tra persone oneste: le mutandine rosse, le avete strappate o ve le siete fatte strappare coi denti e la bava degli ingrifati oppure sono rimaste inviolate come una Santa Maria Goretti, sempre beata sia povera donna che brutta vita che ha fatto? Che se a qualcosa deve servire il capodanno è a strappare mutandine rosse coi denti, altro non serve, si capisce lontano un chilometro. Il resto conta come il due di bastoni in una mano di poker.

Compagnuzzi e compagnuzze, non sento gridare, non sento carambolare, non sento osannaosanna, invece vi sento ammosciati. Com’è stu fatto? Non mi starete diventando dei mollaccioni come quel tafano di 2000battute spero, che quello come minimo perde la dentiera se prova a strappare delle mutandine di pizzo e se per caso ci riuscisse ci si strangolerebbe ingoiandole, chillo è fesso di nascita… ‘scoltatemme’.

Chillo è talmente fesso che quando ha visto questo libruzzo aggirarsi per casa, sapete che ha fatto? L’ha guardato, ha letto il titolo ad alta voce… Un amore senza fine… facendo il teatro, lo sbruffone faceva… Un amore senza fine… ripeteva e ridacchiava… Nepote legge i romanzetti rosa… diceva chillo imbecille ignorante con la voce di uno con un carciofo in culo e sputazzava addosso al povero libruccio che ciondolava la testa e continuava a fare avantindietro per casa per farsi notare quant’è bello che era. Ah, quel minchione! L’ha dispregiato, l’ha ridicolato, l’ha trattato come un calzino bucato… Un amore senza fine… diceva e ghignava, finché mi sono stancato della sceneggiata e ho spaccato una bottiglia in testa a quello scimunito che allora è scappato in bagno a piagnucolare.
Ma come si permette! Sputazzare addosso a questo che è un grandissimo libro! Chisto è nu capolavoro… ma che ne sa quel cercopiteco caprone, quello al massimo ha sentito parlare del film che c’ha fatto quell’altro tafano, quel zeffirello, il peggior regista del mondo degli ultimi trecento anni, una vergogna indelebile per un popolo che si vanta di discendere dagli Etruschi.

Dico: Ma che c’entra il libro sopraffino con dei filmacci da quattro soldi? Che colpa ne hanno Un amore senza fine e Scott Spencer? Nessuna. Anche i tafani intelligenti lo capiscono. Uno rimane un grande libro e l’altro un grande scrittore che scrive in un modo scoppiettante come i fuochi artificiali di Forcella, alla faccia di tutti i zeffirelli e tutti i cercopitechi.

Non vi racconto la storia perché io non racconto storie. Io mastico vita. E oggi parlo di sesso. Avete inteso bene? Sesssssssssssssssss…uuuuuu. Sappiate solo che è una bella storia, bella assai. Una storia sorprendente, ecco, questo vi dico e nient’altro. Sorprendente. Voi ci pensate prima, fate le vostre somme e le vostre sottrazioni, pesate, rigirate, computate le alternative e non c’avete azzeccato per niente. Questo vuol dire sorprendente, ci siamo intesi? E in più c’entrano le mutandine. C’entrano assai.

Eh ora sì vi siete raddrizzati? Avete annusato un odorino buono? Si parla di mutandine per caso?

Ah signori miei e dame luminescenti come lucciole in una notte di luglio, vi dico di più, voglio sbilanciarmi, voglio mettere anche la camicia sul piatto e per questo vi dico che Un amore senza fine è un libro straordinario… l’ho detto, straordinario, perché è straordinariamente e magistralmente e stupendamente pornografico.

Vedo occhioni che si sgranano…

Proprio così, lo dico: è Pornografia con la maiuscola in tutto il suo ineguagliabile splendore di arte e poesia e non prendiamoci in giro con parole da cercopitechi tafani come sensuale, eccitante, scandaloso… ma quale scandaloso e scandaloso!

Statemi a sentire con pure le orecchie sgranate: Un amore senza fine, se lo leggete, leggete una delle più straordinariamente lunghe, strepitosamente erotiche, incredibilmente pornografiche scene di sesso che la letteratura moderna si sia sognata di scrivere. Ho detto sesso, ci siamo intesi? S-e-s-s-o, sesso esplicito, dell’uomo alla donna e della donna all’uomo, il Sesso quello delle Tre Esse, non carezzucce o strusciatine, chiaroscuri e sospiri.
(chi chiede cosa sono le Tre Esse è un tafano, quindi s’accomodi a scrivere editoriali e non ci faccia perdere tempo).

Qualcuno pignolo mi chiede Lunga quanto? Quarantacinque pagine di scena pornoerotica da scapriolarsi: inizio lento che sembra pure come di uno poco pratico con certi argomenti, fino alla deflagrazione del Vesuvio con lancio di lapilli, massi infuocati, colate laviche, esplosioni, nuvole di fumo alte fino alla Luna e il gran finale con le pompei e le ercolano ricoperte e tombate. Una scena strepitosa così, ci siamo intesi? Una scena pornosessuale pompeiana, che pure Plinio si sarebbe scaravoltato dalla barca a leggerla.

Qualcuna, schiaffeggiandomi con quel pudore vendicativo che nasconde lussuria lungamente fermentata, vorrebbe forse che precisassi il grado di straordinario erotismo e stupenda pornografia? Ma signore adorabili, ci sono brani che non possono essere trascritti… suvvia, che domande… imbarazzanti… arrossisco… m’inumidisco… vi vaporizzo se mi dite così… la sorpresa, ve l’ho detto, e poi la scena in crescendo, le riprese degli amanti, le giravolte, i salti mortali, carpiati avvitati, con tuffo frontale dall’alto del piacere fin giù nell’origine del mondo… come potrei sbocconcellare tanta meravigliosa prosa e immaginifica descrizione di una delle più stratosfericamente stupende copule della letteratura? Nelle piazze a voce alta, nei centri commerciali dagli altoparlanti e al Parlamento in seduta plenaria andrebbe recitata la pompeiana sinfonia del sesso.

Mo’ finisco. Accontentatevi di sapere che a Scott Spencer, da grande scrittore qual è, non manca l’ironia.

Qualcosa mi rimase sulla lingua. Un grumo di sangue grande come un sassolino. Me lo tolsi pulendomi poi le mani sul petto.

Con questa scheggia d’oro raccolta dalla vena aperta vi lascio. Vado a rileggere Un amore senza fine ancora una volta, perché la bellezza è fatta prima di tutto per essere guardata, a lungo e più volte. Poi si procede a strappare le mutandine di pizzo rosso con i denti.

Statemi bene e ancora buon 2046, compagnuzzi e compagnuzze.

Vostro,
Cornelio Amoresenzafine Nepote

P.S. Quel bravo guaglione di Tommaso Pincio dice le cose che si devono dire nel modo che s’abbiglia meglio e racconta bene assaje tutte le cosucce e cosacce che io non v’ho raccontato perché mi dissi Ma se le ha già dette lui, che faccio, ripeto o mi rotolo nell’arte pornografica e chi s’è visto s’è visto?

4 commenti su “Un amore senza fine – Scott Spencer

  1. Maurizio Mancini
    2 gennaio 2016

    dopo aver visto il film di Zeffirelli col c….. che leggo questo libro!

  2. ipoiper
    2 gennaio 2016

    Per forza di cose, cioè per le spinte locali e universali dal basso verso dentro e l’alto o più giù a seconda della posizione che si assume, sant’iddio e sango r’a maronna mia, come antipasto natalizio e da ultimo dell’anno, devo, sempre per forza di cose, interne ed esterne, altrimenti saremmo cadaveri imbalsamati che camminano, come sotto l’influenza della luna e altri pianeti e del movimento ondoso e furioso del mare, far riferimento a tre cusarelle per commentare quanto ccà ‘ngoppo:1)Un pezzo musicale assai datato ma sempre verde nella sua composizione e forza sonor – canora – musical di frenetica e mistica immaginazione non solo timpanica, una vecchia canzone di un Lp, epico e leggendario dei Led Zeppelin, cioè Wole Lotta Love, il cui significato delle parole l’ho scoperto solo tre giorni fa attraverso la voce di due speaker, jatte(gatte) leccose e sensuali, della stazione radiofonico Virgin che ha tradotto quella canzone e che il sottoscritto si trovò a ballare in un locale aperto di mattina per studenti che scioperavano o facevano filone a scuola e s’inoltravano in questi antri semibui e peccaminosi in cui si imparava volontariamente a fare amore e sesso e sappiamo, senza voler sapere, che il sesso ha sempre bisogno della mistica religiosa o è la religione ad aver bisogno del sesso, celatissimo, per poter andare avanti senza che i suoi membri, maschi e femmine, di alto e infimo rango, procreino: così come dice si deduce dal termine creato o dal verbo creare; o, ma senza capire se fosse amore o sesso, ma questo a entrambi i contendenti maschio femmina,importava soltanto fino alle lacrime … un po’ come le storie estive o quelle degli adulti ammogliati e fidanzati che all’uopo, “tradiscono” non solo per andare avanti, ma per il gusto di denudarsi e toccare il corpo altrui. Cosicche quando entrai insieme ad altri amici della ia classe, subito adocchiai e altrettanto fece lei una pezzotta di giovane femmina del Vomero. Quelle del Vomero per noi che venivamo da giù Napoli erano tutte delle zoccole perché appartenevano alla classe di quelli che stavano appatanti, cioè con i soldi, mentre noi ci arrangiavamo in tutti i sensi. Uscire e chiavarsi una di quueste zoccole, per noi, era il massimo. I nostri vestiti puzzavano di umidità e di fame oltre che di cazzimma, ma avevamo le nostre armi segrete per farle cadere ai nostri piedi. Certo, a parlare in italiano ci battevano 6 a due. Comunque, dopo due lenti, il dj mise sul piatto uno scatenante, sussultorio Wole Lotta Love di questo gruppo che sentivo per la prima volta e mi dissero chiamarsi Led Zeppelin. Così, mentre la musica ci sfondava i timpani, io e lei ci rifugiammo in una porticina altrettanto buia, in cui tra le altre cose c’erano, scope, mazze e attrezzi per le pulizie. Attaccati al muro iniziammo a baciarci e a toccarci furiosamente. Le nostre salive erano quelle di due bambini e potevamo fare qualche guaio, ma quando, dopo aver lottato, le dissi: – Che faccio?- Lei, nel buio, disse: – Vieni dentro – Eravamo entrambi sudati e con la paura in corpo perché entro un tizio, ma noi gli dicemmo che stavamo soltanto chiacchierando.

    Comunque, alle sue parole, ci rimasi di stucco. Quello fu l’unico incontro della nostra esperienza, poi niente. E sapete il perché non le chiesi nome e cognome e tanto meno dove abitasse. E poi io a casa non avevo il telefono. E non era né Natale e né l’ultimo dell’anno. Cazzo.

    ;2) il secondo punto al momento l’ho dimenticato, tanto son le cose che mi vengono quando leggo qualcosa che mi stimola(ma in fondo tutte le letture dovrebbero avere questo scopo primario);

    3)devo assolutamente rileggere quanto scritto da don Cornelio Amoresenzafine Nepote, poiché quest’aggiunta di Amoresenzafine mi pare proprio di uno che non solo ha chiavato,baciato e leccato tanto, ma di uno, sempre il medesimo, cioè VoiDue, che mentre si zucava il nettare della ciuscia, d’a fessa e d’a puccuiacca, steve pensando già ad altre probabili fantasie corporee da succiare. E in questi casi è difficile assai dire o solo pensare quale delle due attvità sia più sesso che amore o più amore che sesso e, quindi, somma felicità e godimento del mondo, anzi dell’universo, almeno quello finora conosciuto all’uomo.

    *Don Cornè Nepote ma vuje campate ‘nzieme a 2000battute? Forse isso è il Vostro Alter Ego, o salamente l’Ego, oppure ‘nu sosia o niente meno che lo specchio:praticamente il vostro dirimpettaio interno o allo stesso tempo il bene e il male, sto ridendo, che è in Voi, inteso come VoiDue?

    *Sono svariate le cose che mi passano p’a capa.

    *Un amore senfa fine, significa una chiavata, all’interno dell’amore e del sesso, che non finisce mai, anche quando il sesso e l’amore so’ furnut’ comme a n’ sceroggione, cioè candela, ca squarcia il buio e ppò, chianu chianu si struia, si spegne. E Un amore senza fine è ‘o cereggeno, la candela ca pure si doppo ca s’è ‘ntustato comm’a na mazza, nu bastone, una varra di ferro, poi si ammoscia, priprio comme fa ‘o cazzo e, se vogliamo, anche la fessa, la sciuscia, la pucchiacca ca quando s’ingrifa, si gongia anch’essa turgida e vuole lo sfogo suo, cioè essere coccolata, baciata, penetrata e succhiata fino a consumarsi proprio come avviene p’a candela.

    *Vado a rileggere perché da un lato voglio dire tanto, tanto e dall’altro mi scordo le cose che ho pensato e voglio mettere su carta e video. E’ come il sangue che ti scorre nelle vene. E così lo sperma. Leggere, scrivere, sangue e sperma ci scorrono dentro come la narrativa:quella di fuori e quella di dentro. In fondo leggere e scrivere è come respirare, mangiare, pisciare e cacare. E amare con o senza sesso, ma sempre facendo sesso.

    *All’inizio il sesso voleva dire puttane giù alla Marina e sopra i quartieri Spagnoli. Prima anche se adolescenti, voleva dire fidanzarsi in casa, già a tredici anni. No, ‘nu fatto accussì, significava mettersi in catena già a tredici anni. Appena qualche mese e mettevi la guaglione, ‘a piccerella incinta. O era essa ca istintivamente ma pre p’ammore si faceva sbuattare e sburrare dentro: doppo, tu, eri suo. Doppo ‘o fatto, detto guaio, essa diceva: – Chisto è ‘o mio. Chisto nun me lassa cchiù, pecché mi è venutodentro e ora mi fa figliare.

    *Poco distante ci stava ‘o vascio di Carmela e dieci metri più avanti quell’altro di Tittinella: facevano la vita tutt’e ddoje. Ll’uommene, sia d’o quartiere ca da altre zone d’a citt, trasevano e ascevanoa llà dinto. E nuje, mascule e femmene, si nun ce mettevemo a spià adderto a fenesta, sentevemo tutto chello ca si dicevano. Ll’uommene ascevano pazzi quaano steveno pe’ venì, p’e sburrà. Pirciò, pe’ nuje guagliuncielli, Carmela e Tittinella, amodo loro ce facevano capì, ca pe’ chiavà, nun c’era bisogna di fidanzarsi in casa e mettersi la catena dei figli ai piedi: chiavi e te ne vai;ll’ammore primma o poi arriva, perciò aspetta che il biscotto dint’a ciucculata puoi metterlo lo stesso.

    *Ah, ecco mi sono ricordato del punto 2. Quando, dopo il periodo del pesce in mano, andavo dalle mie fidanzate di turno, mi portavo appresso: nella mano destra un libro di Kafka e nella sinistra una rivista prettamente pornografica. E mentre ci spogliavamo vicendevolmente, avidi di umori, leggevo Kafka con una mano e con l’altra sfogliavo la rivista porno, sicché lei succhiava avidamente i miei umori. Dopo di che lei leggeva e sfogliava e io zucavo le zizze, il buco del culo e la sua tenera, gonfia, ipertrofica pucchiacca, con cui intessevo discussioni poetiche, amorose e addirittura politiche, ma senza scendere nei particolari delle divisioni.

    Quando le mettevo le dita nella fessa non potevo fa altro le leccarmele o la pregavo di fare altrettanto. O quando, prima di penetrarla da dietro, nel culo, le facevo salivare il mio dito medio. Lei quasi titubava, poi diceva entra figlio di troia.

    Altri trent’anni di vita? Bene, però dobbiamo fare i conti con i film catastrofisti.

    Che fare (con o senza Lenin e il Partito Avanguardia che dirige le Masse.)

    Vado a comprarmi stù sfaccimmo di libbro, pecché con le sue 592 pagine, senza alcun dubbio, in un caso o nell’altro, me lo faccio in mano due volte per volta: quando faccio sesso con lei o faccio sesso c’o libbro capolavoro(aggia penzà c’a è vita ‘nu capolavoro?) Un amore senza fine.

    Don Cornè Amoresenzafine, come adesso vi piace definirvi, vi saluto, speriamo ca nun me songo scurdato niente. Comunque sia pe’ Vuje un anno ricco di spunti interessanti, cioè la puntualità di snodi che legano gli uni con gli altri, specie quelli che apparentemente nun ce azzeccano ‘na guallera (ernia), tra una recensione e una non recensione.

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Questa voce è stata pubblicata il 2 gennaio 2016 da in Autori, Editori, Sellerio, Spencer, Scott con tag , , , , , .

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