«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
IL QUINTO EVANGELIO
Mario Pomilio
L’Orma 2015
Ristampa dell’originale del 1975 edito da Rusconi quando Mario Pomilio, vincitore dieci anni prima del Premio Campiello, uscì con questo libro che si presenta come romanzo, ma in realtà sfugge a una facile catalogazione. Leggendolo, tutto sembra tranne un romanzo, eppure lo è.
Il quinto evangelo del quale si parlava nei documenti venutimi alle mani poteva benissimo essere stato un apocrifo: ma chi ne parlava alludeva a qualcosa di diverso dagli apocrifi. Non si manifesta una tale trepidazione per ciò che può essere trovato senza quasi sforzo, dietro l’angolo di casa.Non ci si aspetta comunque un’aggiunta di verità da un libro di cui si sa, o si suppone in partenza, che cosa è in grado di offrire: un supplemento di leggenda.
Questo è un estratto dalla lunga lettera che apre l’opera. Un anziano professore americano, Peter Bergin, dal letto di morte scrive al segretario della Pontificia Commissione Biblica per trasmettergli il risultato della sua vita di studi implorandolo di non lasciare che ogni suo sforzo sia stato vano. La ricerca del quinto Vangelo, quello che nella leggenda avrebbe colmato i vuoti e risolto ogni contraddizione presente nei quattro sinottici di Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Il quinto Vangelo, la voce autentica di Cristo risorto, quando i Vangeli tacciono, l’ultima e definitiva rivelazione della fede.
La storia di Peter Bergin inizia tra le macerie della Colonia già occupata dall’esercito americano dove egli, giovane ufficiale, era di stanza. Gli era stata assegnata una canonica come alloggio, non aveva molto da fare e quindi si diede a esplorare il contenuto degli antichi testi sopravvissuti ai danni che la chiesa aveva subito. È tra i libri di quell’anonimo prete tedesco che per la prima volta s’imbatte nel quinto Vangelo.
Ricordo ancora la sera in cui ne fui abbagliato per la prima volta, il mio starmene rannicchiato dietro la solita scrivania, la lampada che a quell’ora dava una luce intermittente (era l’ora durante la quale il generatore impazziva sempre) e quella espressione das fünfte Evangelium, che mi coglieva di rimbalzo, sviandomi dai miei pensieri. «Ripensare il Date a Cesare», aveva scritto il mio prete, «alla luce e a riscontro del Non abbiamo altro re che Cesare, dove solo trova il suo spicco e in pari tempo la sua smentita: e in effetti, dal momento in cui s’incomincia a dire: “Non abbiamo altro re che Cesare”, allora ogni delitto diventa possibile, perché nulla più sembra male, ad eccezione della disobbedienza. Ripensarlo, anche alla luce di questo versetto del quinto evangelo: “Beati coloro che sono liberi quanto alla Legge, e guai a chi è buono solo quanto alla Legge”.
La lettera termina. Da lì in poi il libro assume la sua natura di testo inclassificabile e originalissimo.
Sono testimonianze e reperti storici quelli che seguono, molti risalenti a secoli prima, frammenti di ricerche compiute da religiosi e studiosi, incontri fortuiti col quinto evangelio poi repentinamente fuggito, narrazioni del Vangelo poi ancora una volta andato perduto e così via. Naturalmente è tutto inventato da Pomilio, storie forse ispirate da leggende o da superstizioni della tradizione popolare, ma certo non documenti reali. Quello che si sa perché Pomilio lo specifica in una nota finale è che le fonti “o sono immaginarie (e la più parte sono tali) o sono adattate con la massima libertà”.
Un esempio.
LA PROFESSIONE DI FEDE DI PIETRO D’ARTOIS
Pietro d’Artois, tipico agostiniano del Cinquecento, irregolare, irrequieto, accostatosi più volte ai Riformati, fu autore di un dialogo, De quinto evangelio, del cui contenuto si ha un’idea abbastanza esatta da questa «professio fidei» del 1555 […]
[…] Quando perciò nel mio dialogo si trova scritto che il Cristo non s’è manifestato una volta per tutte, ma al contrario si rivela a ciascuna generazione d’uomini, significa solo che quante volte si rileggono i Vangeli, tante Egli con la sua Parola si rifà vivo in mezzo a noi.
[…]
Che io infine abbia detto la Verità non sta, ma procede, e fa come lo Spirito Santo, che si dà senza misura, significa che ogni libro, se santamente ispirato, porta sempre nuova cera al candelabro della Verità. E questo e non altro è il quinto evangelio al quale s’intitola il mio dialogo.
Mario Pomilio è stato da alcuni identificato come “scrittore cattolico”, il che dal mio punto di vista non significa nulla. Niente di più che chiamare “scrittore pagano” uno che parli di miti antichi e antiche cosmogonie. Certo Il quinto evangelio può essere letto in chiave religiosa se non teologica, come interpretazione della fede e delle Scritture. Può essere letto anche in chiave politica, come atto d’accusa contro la depravazione e secolarizzazione del clero. La gerarchia ecclesiastica in tutto il libro ne esce come un ente corrotto, mefitico, ipocrita, devota al potere e alle ricchezze, ignorante e, in definitiva, ostile a Cristo e al messaggio dei Vangeli. Il quinto evangelio può essere considerato anche un testo che vuole fomentare una ribellione dal basso contro i mali del clero, un ritorno a una religione delle origini. Sono state molte le spinte all’interno della Chiesa Cattolica in questo senso, di solito, mi pare, represse con grande durezza. Se Mario Pomilio è da considerarsi “scrittore cattolico” allora va ritenuto un cattolico ribelle, al limite dell’eresia, secondo il canone più conservatore.
Tuttavia, io non ne do una lettura religiosa, non essendo io tale e oltretutto assai a digiuno di conoscenze sul catechismo e la storia del cattolicesimo. Ne do una lettura esclusivamente letteraria.
Come opera di narrativa è interessante notare che grossomodo nello stesso periodo, pochi anni dopo, nel 1980, uscivano due opere di grande successo e pregio, L’ordalia di Italo Alighiero Chiusano e Il nome della rosa di Umberto Eco, di nuovo di carattere storico legate alla chiesa cattolica. L’opera di Eco molto virata sul noir e il pubblico più vasto, quella di Chiusano invece più storica e picaresca. Nessuna delle due raggiunge però il grado di sofisticazione de Il quinto evangelio che è un testo di difficilissima scrittura e non semplice lettura, dedicato a un pubblico di devoti alla narrativa camaleontica, quella che sconfina tra generi diversi, volutamente si rende di ambigua interpretazione, sfida il lettore a compiere uno sforzo considerevole e offre molti piani semantici. Non ricordo altro libro nel quale così tanti generi e lingue narrative diverse siano state mescolate. Meraviglioso, per citare uno di questi generi e lingue, l’ultimo capitolo che è in effetti un’opera teatrale a se stante con i protagonisti della storia biblica che si confrontano col misterioso quinto evangelista. Un pezzo di bravura di Pomilio per concludere un libro strabiliante.
È un grande libro italiano Il quinto evangelio, non a caso, mi piace immaginare, pubblicato lo stesso anno, il 1975, di quell’altro immenso capolavoro del sovvertimento delle forme, della lingua e dell’arte del romanzo, oltreché di ragguardevole difficoltà di lettura, che è Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo. Nel 1975 il dio del romanzo ha baciato l’Italia e quasi tutti noi avevamo dimenticato che ci furono grandi scrittori con grandi libri che hanno messo alla prova la capacità dei lettori italiani di affrontare testi talvolta impervi.
Un plauso a L’Orma per aver ripubblicato Il quinto evangelio. Bravi!
Note:
– chi cercasse in rete notizie su un eventuale quinto vangelo troverà riferimenti al cosiddetto Vangelo di Tommaso, un testo copto ritrovato circa a metà del Novecento. Credo che Pomilio conoscesse questo reperto poiché proprio a Tommaso fa interpretare una delle possibili spiegazioni, tuttavia il Vangelo di Tommaso è un apocrifo, quindi non da confondere con il presunto quinto vangelo oggetto del libro.
più che notevole, direi…buona primavera 2000.
ti fermi anche da minimun fax in trastevere????
quando sono a Roma cerco sempre di passare dalla libreria minimum fax. quel pavimento con le piastrelline rotte mi piace tanto.
comprato dopo un anno e letto in tre serate.
libro notevole, vero?
intrigante, lo compro subito…