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«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Senza filtro – Alessandro Gazoia

senzafiltro

SENZA FILTRO – Chi controlla l’informazione
Alessandro Gazoia
Minimum Fax 2016

Alessandro Gazoia è giovane e preparato, per questo Senza filtro ha raccolto una quantità considerevole di materiale e sa muoversi sia lungo la linea della storia, sia spaziando sulla scena dell’informazione, dei media, tradizionali o social, dell’editoria e del giornalismo. Quindi c’erano tutti gli ingredienti per produrre un saggio divulgativo di ottima qualità, su temi e con contenuti al pari dei saggi anglosassoni, ma scritto da un italiano e con riferimenti anche al contesto italiano. È mancata la ricetta. Purtroppo.

Senza filtro è un testo ancora in stato di bozza. Questo è il problema.
L’ho lasciato alla fine del Capitolo 4. Ne mancavano ancora due, ma ormai avevo perso interesse, inutile insistere in questi casi.

Comincia bene, anzi benissimo, infilando un’ottima prima parte di primo capitolo dedicata all’informazione durante i giorni del rapimento di Aldo Moro. Riesce a sorprendere, rileggendo con acume come in quei giorni vennero informati gli italiani. Poi compie la prima virata, saltando in modo repentino al World Trade Center del 2001 e da lì ai social media mescolati alla nascita del quotidiano Repubblica e ad altre divagazioni apparentemente casuali, come la differenza di significato tra internet e web e la confusione che ne fanno solitamente gli italiani. Sono le prime avvisaglie del caos che si abbatterà sul testo a partire dal Capitolo 2.

Infausta la scelta di usare titoli di capitolo, sezione e sottosezione per nulla esplicativi ma soltanto cosmetici; in questo modo dalla lettura dell’indice non ci si raccapezza per quanto riguarda il filo logico dell’esposizione.

Purtroppo anche i testi sembrano spesso composti per sovrapposizione di strati di contenuti, dei quali non si percepisce, o si perde facilmente, il legame e l’architettura complessiva. Salta da argomento a argomento senza rendere evidente il filo logico. Un esempio, nel Capitolo 2, sezione Convergenza, sottosezione Tutti fanno tutto. Ha appena introdotto, nella sezione precedente, il concetto di convergenza inteso come concentrazione dei media italiani. Cambia sezione e dalla convergenza dei media italiani si passa alla polivalenza del moderno giornalista; dal generale al particolare senza soluzione di continuità, a metà capitolo, un attimo prima discuteva di scenari globali, un momento dopo di percentuali di contratti a tempo indeterminato nelle redazioni italiane, per poi virare sul rapporto conflittuale con i blogger e terminare la corsa con il talento previsionale di Nate Silver. Una pallina da flipper.

Non che non si possa zigzagare e fare gimkane, naturalmente si può, ma a patto che chi legge sia messo nella condizione di capire quale ragionamento gli viene chiesto di seguire. Così non è però. Sembrano salti fatti solo in funzione dei tanti punti da collegare in uno dei possibili modi.

Come se il procedere per salti improvvisi, incisi, divagazioni e accumulo di contenuti non bastasse, anche lo stile di Gazoia non aiuta, anzi impantana. Sempre contratto, talvolta pesante, involuto come in preda ad ansia da prestazione, mai lineare, ricama sui ricami, innesta, passa da termini inglesi d’uso tecnico a termini aulici inopportuni, si complica la vita in modo masochistico. E la complica tremendamente anche a chi legge.

Questo libro poteva essere ottimo se gli fosse stato dedicato il lavoro di cui necessitava. È un saggio divulgativo, non un saggio accademico rivolto a una nicchia di specialisti, indirizzato a un pubblico ampio di lettori di buon livello culturale e in cerca di approfondimenti e analisi.
Prima di tutto occorreva che l’autore capisse meglio a chi si stava rivolgendo e in base a quello adottasse un linguaggio e uno stile più efficace. Conservare velleità letterarie mentre si scrive un saggio è un attentato alla pazienza del lettore. Presentare i contenuti in modo confuso è la morte di un saggio.
L’imperativo è essere chiari. Poi serve dire cose interessanti. Ma prima viene la chiarezza.
Chiarezza nell’esposizione, nella struttura, nella scansione degli argomenti e nell’ordine generale del testo.
Un lettore non deve domandarsi per quale motivo viene obbligato a sforzarsi per comprendere cosa volesse dire l’autore quando sospetta che l’autore non si sia sforzato abbastanza per risultare chiaro.
La comprensione deve avvenire alla prima lettura, senza mai causare un senso di smarrimento per incisi labirintici, metafore incomprensibili, arcaismi o veri e propri paragrafi confusionari.
Un lettore deve anche avere in ogni momento ben chiaro lo svolgimento logico del capitolo e la loro concatenazione. Con facilità deve averlo chiaro.
E ancora, un lettore non deve domandarsi perché gli venga ripetuto due volte come è nata Repubblica, ripetuta la faccenda della colonna destra, si ritiri fuori a distanza di un capitolo o due un aneddoto sulle ginocchia grinzose di una modella o le foto virali di Kim Kardashian. Non deve domandarselo perché l’autore non deve ripetere cose già dette e non deve fare riferimenti a distanza di capitoli. L’esposizione deve procedere in avanti senza piroettare, lineare come un nastro trasportatore.
Tutto il contrario di quello che si fa in questo libro.
Ma che poteva essere fatto, perché il materiale c’era e Gazoia è in gamba.

Per questo sostengo che si tratti di una bozza preliminare inspiegabilmente andata in stampa.
Manca di diverse riletture accurate con robuste ripuliture del testo. Manca di uno sforzo per mettere ordine nell’esposizione degli argomenti e nell’uso dell’ampio e interessante materiale raccolto (rimuovendo quello meno interessante).
Manca soprattutto di un robusto lavoro di editing per renderlo chiaro, scorrevole, logico.

Così proprio non va. Peccato. Abbiamo ancora molto da imparare dalla tradizione anglosassone della saggistica divulgativa di qualità.

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Questa voce è stata pubblicata il 19 febbraio 2016 da in Autori, Editori, Gazoia, Alessandro, Minimum Fax con tag , , , , .

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