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«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Io odio John Updike – Giordano Tedoldi

io odio john updike

IO ODIO JOHN UPDIKE
Giordano Tedoldi
Minumum Fax 2016

Viene ripubblicato il libro di racconti d’esordio di Giordano Tedoldi Io odio John Updike, già apparso nel 2006 per Fazi, e questo secondo me è in un certo senso o certa parte da ritenersi un evento da registrare nel panorama letterario italiano, anche se continuo a domandarmi che tipo di evento sia e perché questo evento avvenga proprio ora e proprio attraverso quelli di Minimum Fax che sono un certo tipo di editore e non un altro tipo.

Mi chiedo insomma, con una certa dose di stupore orrorifico, se Giordano Tedoldi non stia diventando mainstream. Anzi, mi chiedo se Giordano Tedoldi, che forse si contorce orripilato all’idea di diventare mainstream o forse ci sghignazza su fantasticando a quali orrori potrebbe indurre il pubblico credulo e insipido del mainstream, non abbia sempre aspirato a diventare mainstream attraverso una ridefinizione del mainstream, dall’esordio nel 2006 con questi racconti e poi passando per la sperimentazione stroboscopica antieditoriale di Deep Lipsia e il più composto e posizionato I segnalati. Fino alla ripubblicazione del principio, come in un tentativo tedoldi-minimofaxxiano di assestare un colpo all’impalcatura fragile che sostiene il mainstream letterario attuale figlio del mercantilismo fine-Novecento e della sindrome post-traumatica dei Duemila.

Io odio John Updike sono racconti che in qual modo potremmo giudicare fondativi di una certa estetica tardoromantica da anni Settanta del Novecento ripresa e rianimata attraverso infusi di cinismo postdigitale e preapocalittico contemporaneo. Sono, se mi volete concedere la libertà di farneticare, una performance di letteratura contemporanea molto più che delle opere di narrativa.

In questi racconti il performer Tedoldi esibisce se stesso e coinvolge gli spettatori-lettori facendoli diventare parti della performance. Lo sguardo attonito o sarcastico od orripilato, il disgusto moralistico o la complicità morbosa o pure la severità del giudizio sono tutti momenti di un’esibizione d’arte performante che reinterpreta il reale attraverso la lente distorta della sensibilità torbida del performer. Che entriate in una sala strisciando contro un cazzo e delle tettefiga o leggiate un Tedoldi-racconto poco cambia, secondo questa traiettoria interpretativa che ho deciso di adottare solo per confondere quanto più possibile le idee a chi legge e per la quale sono disposto a controbattere con foga e calcolata crudeltà a qualunque controdeduzione mi si voglia rivolgere.

abramovic

In questo senso quindi, sostengo che la riedizione di Io odio John Updike rappresenta un movimento tellurico percepibile nel ronfante mondo barbiturico della letteratura italiana mondazzolata o antimondazzolata. Io odio John Updike è il mainstream del futuro della letteratura italiana, un futuro ovviamente improbabile e puramente ipotetico, ma come improbabili e ipotetiche sono le visioni di qualunque buon performer che non servono di certo a épater le bourgeois, ambizione essa stessa quanto mai borghese e stupidina, ma a scuotere la sensibilità intorpidita dei deviati, dei masturbatori seriali, dei farneticanti imbolsiti e delle suffragette petulanti.

Tedoldi non è un esempio o un condottiero o un autore di culto o un depravato grafomane o un abile giocatore di tre bussolotti. Tedoldi non è. Tedoldi appare essere. E questo dovrebbe bastare e avanzare a chiunque.

P.S. A me la Passacaglia della vita comunque piace da matti e ce l’ho sul telefono e spesso me l’ascolto pure in strada o sui mezzi pubblici con le cuffiette o le cuffione e mi mette sempre di buonissimo umore canticchiare senza voce in mezzo a tutte le presenze umaniche che mi circondano  il meraviglioso ritornello Bisogna morire… Bisognaaaa morireeeeeee.

La Passacaglia della Vita

Oh come t’inganni
se pensi che gl’anni
non hann’ da finire,
bisogna morire.

È un sogno la vita
che par sì gradita,
è breve gioire,
bisogna morire.
Non val medicina,
non giova la China,
non si può guarire,
bisogna morire.

Non vaglion sberate,
minarie, bravate
che caglia l’ardire,
bisogna morire.
Dottrina che giova,
parola non trova
Che plachi l’ardire,
bisogna morire.

Non si trova modo
di scoglier ‘sto nodo,
non val il fuggire,
bisogna morire.
Commun’è statuto,
non vale l’astuto
‘sto colpo schermire,
bisogna morire.

La morte crudele
a tutti è infedele,
ogn’uno svergogna,
morire bisogna.
È pur ò pazzia
o gran frenesia,
par dirsi menzogna,
morire bisogna.

Si more cantando,
si more sonando
la Cetra, o Sampogna,
morire bisogna.
Si muore danzando,
bevendo, mangiando;
con quella carogna
morire bisogna.

I Giovani, i putti
e gl’Huomini tutti
s’hann’a incenerire,
bisogna morire.
I sani, gl’infermi,
i bravi, gl’inermi
tutt’hann’a finire,
bisogna morire.

E quando che meno
ti pensi, nel seno
ti vien a finire,
bisogna morire.
Se tu non vi pensi
hai persi li sensi,
sei morto e puoi dire:
bisogna morire.

8 commenti su “Io odio John Updike – Giordano Tedoldi

  1. karenina
    4 aprile 2016

    Aggiornamento: alla fine l’ho letto, mi manca l’ultimo racconto ma direi che una non idea me la sono fatta: il ragazzo sa scrivere ma mi pare un po’ furbetto, alcuni racconti mi sono piaciuti altri meno, e fra questi quello che dà il titolo alla raccolta.
    Sarà che ambienta tutto in un mondo troppo ristretto, sarà che ho vissuto alcuni anni a corso Francia, ma lo sguardo a volte indulgente su questi ricchi danarosi con immensi vuoti sentimental-esistenziali mi fa prudere le mani. Però certe descrizioni al vetriolo del mondo pseudo alternativo sono azzeccate e divertenti e davvero ce n’è per tutti. Grazie per la canzone che non conoscevo.

    • 2000battute
      4 aprile 2016

      Commento affilato, mi piace! Je meniamo a Tedoldi! :)

  2. karenina
    31 marzo 2016

    p.s. sarò etichettata come suffragetta petulante? un po’ petulante lo sono, devo riconoscerlo.

  3. karenina
    31 marzo 2016

    Ho preso il volume in biblioteca incuriosita da quel titolo accattivante (anche a me sta un po’ sulle palle Updike, ho pensato); l’ho iniziato ieri sera piena di curiosità ma già l’introduzione mi ha irritato, vabbeh inizio il primo racconto, ma “le mutandine”!! non sopporto questo vocabolo a meno che non si riferisca ad una bimbetta, non lo posso proprio leggere. Dici che è un po’ poco per lasciar perdere? Vado avanti?

    • 2000battute
      31 marzo 2016

      Tedoldi può sicuramente risultare irritante. Non so cosa consigliarti, capita anche a me lo stesso, a volte inizio a leggere e sento una nota stonata, poi inizio a vedere parole che mi irritano e alla fine non mi piace. Io cerco di resistere almeno fino a metà, poi se proprio mi infastidisce mollo.

  4. caffus
    20 marzo 2016

    Ho scoperto questa fonte inesauribile di conoscenza illuminante – quale il blog 2000battute – qualche giorno fa, per caso. Così ho conosciuto Onetti..il favoloso, incantevole, supremo Onetti. Pectore ab imo, ringrazio per il magnifico lavoro.

    • 2000battute
      21 marzo 2016

      Scoprire Onetti è travolgente. Grazie a te.

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Questa voce è stata pubblicata il 19 marzo 2016 da in Autori, Editori, Minimum Fax, Tedoldi, Giordano con tag , , , , .

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