«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
IL PARADISO DEGLI ANIMALI
David James Poissant
Traduzione di Gioia Guerzoni
NN Editore 2015
Commento di Cornelio Nepote
Guaglio’, n’altra raccolta di racconti!!! Prima niente, che gli editori italiani li schifavano, poi hanno sentito dire che chi non pubblica racconti è un provinciale perché invece agli americani piacevano tanto e mo spuntano raccolte di racconti a ogni sospiro. È un’invasione di raccolte di racconti, ‘na piaga biblica se va avanti accussì.
Questa mi dissero che era piaciuta. Ricordo una volta che capitai travestito da paesano alla Minimum Fax di Trastevere, una delle due o tre librerie che preferisco e il libraio mi disse che era un bel libro. Quello è un bel libro – fece e io che lo tenevo in mano lo riposi immediatamente. Ci sono capitato anche l’altra sera, ma ci stava una giovane principessina dei libri invece, fuori un gran bordellone con il volgo sudato che intrallazzava, dentro nessuno, silenzio e sottofondo di musica classica… Aaah ma che meraviglia! – mi son detto e li ho guardati tutti i libri, dal primo all’ultimo e mi sono ricordato di quella volta là. Sono dei bravi guaglioni quelli della Minimum Fax di Trastevere, ci trovo sempre cose di pregio, di sbuzzo perfino.
La ragazza sul marciapiedi stava fumando una sigaretta, e Brig si sentì attirato dalla punta color ambra.
Santa pazienza, santissima pazienza, ma voi avete mai visto la brace di una sigaretta color ambra? … Co’ gli occhi color di brage… e cosa pensate voi? Ambra! Ma andiamo, ma no, ma no!!! Che avete, il campo visivo sbiadito? C’avete la retina acquerellata? Che problema soffrite per vedere la brace della sigaretta color ambra?
Perdoniamo. È un dettaglio, Chi se ne accorgerà? E se anche qualcuno se ne accorgesse, a chi importerebbe? Non facciamo i pignoli, i pedanti, i vecchi tromboni, perché questo è il mondo che ha inventato l’apericena e questa raccolta di racconti, signo’ e signo’, qua lo dico e non lo nego subito dopo, per me è un’apericena di racconti.
APERICENA SIGNORI COI PIATTINI DI CRUDITÉ TAMULÉ GERMOGLI DI NAIJIUF BACCHE DI GANGIA SEMOLINI BOLIVIANI E SPEZZATINI DI SALAME FERINO – APERICENAAAA SIGNORE LEVIGATE PROFUMATE SCORTICATE BRONZEE FALENE EBURNEE MARMORINE IN ATTESA STATUARIA DEL PIATTINO DELL’APERICENAAAAAAAA
Questo mondo è delle apericene. Milanesi, romane, neapolitane, veneziale, palemmitane, è l’unione dei simboli che produce guazzabuglio, la fusione dei gusti che diventano cacofonici, la comunione del cibo spazzatura con le bevande sciacquatura, è la manina corta e il cavallo dei pantaloni basso. L’apericena è la grande tamarrona che spiana le classi e deforma gli stomaci. È una vita a buffet, prendi quello che vuoi, quanto vuoi ogni volta che vuoi, a tutti secondo i conati di ciascuno. La democrazia della spazzatura alimentare. Signo’ e signo’, voi siete i personaggi principali del teatrino dell’apericena italiana.
E lo stesso sono certe razze di raccolte di racconti che rotolano una dietro l’altra, ognuna con frizzi e lazzi, ognuna che nasce e muore nell’odore unto strafritto di una sera, tra profumi troppo speziati, labbra troppo burrose, petti troppo glabri e arazzate di tattoo dimentichevoli. Nascono anche le raccolte di racconti allo stesso modo delle apericene: a ognuno un po’ di piacere, a nessuno vero dolore o gran godimento, un racconto triste qui, uno allegro là, uno strambo di su e uno puccioso di giù e per tutti la promessa di non ricordare nulla il mattino seguente, come riverginati, gastricamente ripuliti, pronti per la prossima apericena. In questo gli industriali americani sono imbattibili, signo’ e signo’: squadrano stondano incastrano azzeccano riempiono e stampano con la pressa ed ecco pronta la nuova raccolta di racconti del nuovo scrittore allievo della nuova scuola di scrittura creativa ora docente nella ancor più nuova scuola di scrittura creativa. Un mondo di apericene creative o di scritture apericenevoli, una giostra un carillon e due salti con le sneaker nuove fosforose tra una storiella e l’altra, a me piace questa a me quest’altra, ha stile di qua ha stile di là, acchiappo quel che mi garba intasco e porto via, questo è il segreto per una raccolta di racconti moderna, signo’ e signo’.
Questo autore si chiama David James Poissant, si poteva chiamare in dieci o venti altri modi diversi, maschili o femminili non importa nulla, Jenny, John, Jennifer, David, Zelda o James.
Signo’ e signo’ il trucco è che sono tutti uguali.
Chi scrive chi legge chi stampa chi trasporta chi parla chi riscrive chi impacchetta e chi sputa.
Uguali come le mutande sexy del supermercato.
O come le apericene.
Le differenze sono solo un’atteggiarsi, un pavoneggiarsi senza essere pavoni, senza penne e senza ruota o al massimo una ruotina piccola piccola.
Storie e storielle per far numero, per riempire i piattini dell’apericena con tutto quello che ci sta, uno per te e uno per la marmorizzata in attesa laggiù che si tocca i quadricipiti incremati e diteggia un vetrino – Che mi fai assaggiare quella salsetta blu cobalto? – Certo amoruccio mio – Che posso prenderti uno di quei globuliformi? – Amò prendi tutto quello che vuoi, magna bello mio, magna – Che hai provato il nuovo bollicinato allo zafferano? – È supercool, assomiglia al tempurato di scaraffio barrique. Amore che meraviglia la vita apericena, siamo belli vero?
Bravi eh questi scrittori, anche questo Poissant, non mi sconfondete, il libraio di Minimum Fax c’aveva proprio ragione, Il paradiso degli animali è una bella raccolta di bei racconti, questo io mica lo discuto, ch’avete capito? Scrittura ben cotta. Storie ben porzionate. Dialoghi oliati a puntino. Personaggi speziati a dovere. Crudo e cotto, salato e dolce, tradizionale ed etnico. Ci sono tutti i sapori per tutti i gusti nell’apericena de Il paradiso degli animali. Certo non cercate l’arte o il delirio o la rabbia o l’urlo o le ombre o chissà che altro potreste voler trovare in una raccolta di racconti scritta da un matto, come se chiedeste carne di pipistrello, fegato di nutria o veleno di crotalo nelle vostre apericene milanesi, romane, neapolitane, veneziale, palemmitane. Che se ci provate a un’apericena a chiedere porcherie, vi scacciano e fanno bene, perché c’avete la rogna dentro, la testa bacata, siete depressi e deprimete le marmorine e i petti glabri, siete allucinati, vaneggianti. Andatevene, sciò sciò, smamma puzzone, sparisci minchione.
Il buffet è aperto, prego signori servitevi a vostro gusto e piacere, ingozzatevi, piattinatevi, adulatevi uno con l’altro e odiatevi in solitudine, odoratevi le cosce, lanciatevi sguardi di pubblica copula, mescolate dolce con salato con speziato con impanato, burroso con pannoso con fangoso, le cameriere corrono col vassoio nuovo libro nuovo racconto nuovo a mestolate sul piattino di plastica nel bicchiere di plastica con posate di plastica i racconti, raccolti, libri da apericena.
Leggetelo questo libro e scoprite che è tutto sbagliato quello che dico, perché io, signo’ e signo’, non sto dalla vostra parte, c’ho la rogna dentro, io.
Amorevolemente
C.N.