«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
MONGOLSKI BEDEKER
Svetislav Basara
Traduzione di Alice Parmeggiani
Quodlibet Compagnia Extra 2009
Non tutte le ciambelle vengono col buco. Questa a Quodlibet è venuta con almeno due buchi, forse tre.
A me Quodlibet piace come editore perché pubblica testi di nicchia a loro modo strampalati, cose con un fondo di comicità cavazzoniana tendente all’assurdo. Libri divertenti in un modo poco convenzionale. Questo mi piace di Quodlibet e così mi aspettavo che fosse questo Mongolski bedeker. L’autore, Svetislav Basara, è serbo e oltre a scrivere molti libri faceva l’ambasciatore di Serbia e Montenegro a Cipro, un mestiere che immagino tutto sommato piacevole anche per il tempo libero che dovrebbe concedere. La breve biografia lo descrive come un “fenomeno poetico e comico tra gli scrittori serbi”. Non ho ragione per dubitarne, anzi, leggendo Mongolski bedeker ne sono convinto perché sono proprio comicitá e riflessione introspettiva i due ingredienti che mescola.
Però, voi capite, non è un caso che esistano molte ricette e tante cucine regionali. Cambiano gli ingredienti, gli usi, i sapori, le abitudini. Così capita anche nel mescolare ingredienti letterari ed è soprattutto quando si aggiunge la comicità (non semplice ironia, comicità vera e propria) che le cose si fanno complicate. La comicità è un ingrediente fortemente regionale, generazionale e parecchio instabile. Basta poco che va in acido, la si carica troppo e diventa indigesta, la si sfuma e non si capisce, la si avvita nelle pagine e queste si fanno subito pesanti, e così via. La comicità è il linguaggio meno condiviso che ci sia.
Ci sono infiniti esempi nel cinema, nel teatro, nella prosa. Scenette comiche che fanno ridere da matti certe persone ma lasciano altre indifferenti, autori ritenuti spassosissimi dai concittadini non lo sono per nulla dagli estranei, vuoi perché la traduzione non rende i tempi comici o perché i tempi comici sembrano astrusi. Non so. Fatto sta che a me la comicità di Svetislav Basara non ha divertito, mi ha annoiato perché troppo grossolana e gridata. Un bivacco balcanico di gente che fa molto rumore, si agita in continuazione e va avanti troppo a lungo. Un Kusturiça e un Bregovic in prosa, tanto per dare un’idea molto approssimata di come mi è sembrato Svetislav Basara, artisti che pescano generosamente nella tradizione popolare, talvolta con risultati ottimi, altre volte diventando pesanti, ripetitivi ed eccessivamente arzigogolati. Tutti accomunati da un’apparente esigenza di comicità come sintassi per comunicare con il proprio pubblico. Forse è tradizione serba, forse è lo stile di una certa generazione di artisti, forse è pura coincidenza.
Sia come sia, questo Mongolski bedeker, commediola che si svolge a Ulan Bator con personaggi caricaturali e frequenti interventi del narratore che aggiunge un controcanto alle buffonerie dei personaggi introducendo riflessioni di ispirazione surrealista, va bene da prendere in biblioteca, leggere velocemente, restituire e dimenticare.