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«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

A pietre rovesciate – Mauro Tetti

pietre-rovesciate

A PIETRE ROVESCIATE
Mauro Tetti
Tunué 2016

È una strana storia, raccontata in uno strano modo, quella di A pietre rovesciate. In più Mauro Tetti è sardo, come è sardo Gianni Tetti, quasi omonimo e pure lui uno che ha scritto una strana storia letta qualche tempo fa. In entrambi i casi c’è il vento. Un ventaccio sgarbato e portatore di guai. E in effetti sono molti i guai e le cose che accadono anche se non si sa perché accadono.

Questo A pietre rovesciate inizia che sembra una cosa, una Creazione grottesca e sbilenca, forse il sogno di un avvinazzato, ma questo lo pensavo io, non lo dice Tetti (Mauro).

Il Maureddino fu presto fatto. Dio raccolse un pugno di fango e lo unì all’urina di vacca, il procedimento era quello. Più simile a un cinghiale che a un cristiano, ché aveva la pelle scura e i gambucci pelosi. Il Maureddino! Tutto bello già pronto: con le calze nere, con i calzoni di panno, il pipone cerchiato e la berretta a cagallone. Nero e nerboruto, puzzava di animale sozzo. L’uomo e la donna ignoravano il Maureddino come ignoravano tutto il resto.

Poi sembra un’altra cosa e poi un’altra ancora. Cambia, sbanda, sculetta, pinneggia come un tonno. Come strane storie raccontate in uno strano modo. Sono le storie di Nur, un paesino sardo che non si sa dove sia, storie forse un po’ vere ma di sicuro parecchio inventate anche se magari Dora, la vecchia che le racconta, ci crede pure. Parla di Lucia Rabbiosa e della vecchia regina Defenza Porcu, dei Nuraci, dell’oro e delle mosche. Giana ascolta, il suo innamorato pure.

Fango è il cielo quando saliamo sulla corriera. Fango e vento di pioggia che infettano l’aria. Fango è dentro di noi, fango è fuori di noi. Saliamo sulla corriera, invasa di gente. Se ne stanno in fila cheti e stressati, scoreggioni ammassati l’un l’altro.

Ma quando finiscono le storie inizia il mondo e il mondo è brutto, è fangoso è puzzolente è malato. E c’è quel vento cattivo, vento di Maestrale, il vento che fa diventare pazzi uomini e cani. Questo lo sapeva anche l’altro Tetti (Gianni), forse lo sanno tutti i sardi.

Alla fine è triste.
Una storia strana raccontata in un modo strano. Un modo che però fa piacere sentire. Tutto qua quello che so dire.

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Questa voce è stata pubblicata il 1 ottobre 2016 da in Autori, Editori, Tetti, Mauro, Tunué con tag , , , .

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