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«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

The master switch – Tim Wu

master-switch

THE MASTER SWITCH –  The Rise and fall of information empires
Tim Wu
Knopf 2010

Questo è il saggio di Tim Wu che ha preceduto, come data di pubblicazione, The attention merchants di cui ho scritto qualcosa alcune settimane fa. In maniera simile al primo, Wu ripercorre la storia di un settore industriale fondamentale per come la società americana (e per riflesso anche la nostra) si è sviluppata: il settore dell’informazione, dai monopolisti delle reti telefoniche ai network televisivi, poi l’industria del cinema, fino a internet. Sono esclusi i giornali e i media.

Le analogie con The attention merchants non finiscono qui però. Anche questo è centrato su quello che è avvenuto negli Stati Uniti, è estremamente documentato e godibile negli aneddoti che introduce – ad esempio nel caratterizzare la personalità dei vari protagonisti, capitani d’industria e avventurieri – e, purtroppo, anche questo non è stato tradotto in italiano, visti gli anni ormai trascorsi direi che mai lo sarà.
Dovrei ripetere l’opinione che ho espresso nel precedente commento, ve la risparmio. È una perdita secca per la possibilità di informarsi da parte dei lettori italiani. Non c’è altro da dire.

L’ordine di pubblicazione dei due saggi sarebbe opportuno rispettarlo, volendo avere il quadro completo, perché nella ricostruzione e nell’analisi, la storia di come si è sviluppata l’industria della comunicazione è il substrato sul quale posare la storia dell’industria della pubblicità.
La struttura e il modo di presentare i fatti è molto simile nei due libri, Wu ha evidentemente adottato un unico modo di affrontare il tema e uno stile comune di presentazione. Parte da alcuni aneddoti storici, come è d’uso in questo tipo di pubblicazioni, spesso legati alla vita del protagonista della scalata industriale o dell’inventore di una tecnica, e da quelli ricostruisce la storia. Wu è molto bravo sia nella ricerca degli aneddoti, significativi e accattivanti, sia nella costruzione del discorso aggiungendo pezzo a pezzo, legando i passaggi, spiegando cause e azioni dei protagonisti che spesso sono molteplici, industriali, politici, aziende concorrenti.

Questo The master switch è meno originale di The attention merchants perché la storia delle infrastrutture di comunicazione e informazione è stata raccontata più spesso e in modo più chiaro di quella dell’industria della pubblicità che invece è stata abile nel costruire una propria iconografia mondana mantenendo nell’ombra la storia in tutti i suoi dettagli. Detto questo, The master switch è comunque parecchio interessante per l’ampiezza dell’arco temporale che considera – parte dalla fine dell’Ottocento con i primi tentativi pionieristici di utilizzare l’invenzione del telefono per arrivare ad oggi – e per gli approfondimenti che offre.

La descrizione dello sviluppo e l’analisi delle motivazioni e del clima culturale che hanno accompagnato la creazione dell’enorme monopolio telefonico rappresentato dall’AT&T e, più in generale del favore col quale fu considerata la concentrazione industriale nel settore dell’informazione – sono un contributo prezioso alla comprensione della ciclicità della storia economica e industriale.

Anche oggi viviamo in un’epoca di forti concentrazioni e monopoli di fatto, i colossi di Internet ne sono la dimostrazione più evidente e nota, mentre le motivazioni per un’azione decisa dell’antitrust a favore dell’apertura del mercato e una maggiore concorrenza sono scivolate in secondo piano. Leggendo il libro di Wu si trovano analogie con quanto avvenne tra gli anni ’50 e ’70 nel settore telefonico e, in parte, per le major di Hollywood. Forse ancora più interessante è l’analisi di cosa è avvenuto successivamente allo smantellamento di quei monopoli e cartelli industriali. Nell’imminenza della rottura dello status quo le dinamiche sono sembrate confuse, ma ora, a distanza di molti anni, la traiettoria che hanno preso quei settori e i processi di adattamento così come le eredità di quel passato monopolista ancora presenti si sono rivelate in maniera più leggibile e l’interpretazione non ottimista che Wu ne dà è un’analisi difficile da trovare altrove.

Non posso che ripetere quello che ho già scritto per The attention merchants: per riuscire a trovare una chiave di lettura della contemporaneità è indispensabile avere informazioni accurate su cosa è avvenuto nei decenni passati e ripercorrere dinamiche economiche, culturali, sociali e politiche che si sono sviluppate nella società occidentale. Per questo bisogna leggere. Per farlo occorrono testi approfonditi e coinvolgenti. Poi serve un po’ di fatica. Scorciatoie non ce ne sono.

Note:
– Il New York Times lo recensì.
– Anche Salon.
– E anche il Guardian.

3 commenti su “The master switch – Tim Wu

  1. Silvio Pellegrini
    17 gennaio 2019

    Ciao, ho apprezzato molto l’articolo.. quale mi consigli di leggere per primo tra questo e The Attention Merchants??

    • 2000battute
      17 gennaio 2019

      Se pensi di leggere entrambi suggerisco di mantenere l’ordine di pubblicazione, perchê c’è un filo conduttore che li lega lungo tutto il periodo storico che insieme i due libri comprendono. The Attention Merchant io penso sia un libro migliore anche perché guarda a un periodo storico più lontano e a fenomeni sicuramente già meglio compresi. Con Master Switch cerca di proiettare lo sguardo fino all’attualità e questo è sempre un terreno insidioso.

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Questa voce è stata pubblicata il 21 gennaio 2017 da in Autori, Editori, Knopf, Wu, Tim con tag , , , , .

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