«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
TEMPO FUOR DI SESTO
Philip K. Dick
Traduzione di Anna Martini
Fanucci 2007
Tutto sommato sono contento, senza esagerare, moderatamente, ma senza nemmeno negarlo per fare quello che tiene il punto a tutti i costi. Con questo Tempo fuor di sesto ho fatto pace con Philip K. Dick e per ora l’ostilità dichiarata è sospesa. Di questo ringrazio chi mi esortò a non abbandonarlo dopo l’abominevole delusione de La svastica sul sole e suggerì proprio questo titolo. Ho il sospetto che il problema con Dick siano le aspettative mal calibrate per via della fama che lo precede e che inevitabilmente influenza la lettura. È chiaro che leggendo Dick io mi aspetto sempre di essere sorpreso, sfidato, intrigato da una visionarietà eccezionale. Se questo non accade ne rimango deluso. Funziona così. Poi capitano sprofondi tipo La svastica sul sole (per questo non mi convincerete mai che non si tratti di uno dei libri più sopravvalutati della storia) e parte l’astio, non solo la noia delusa.
Tempo fuor di sesto sorprende, sfida e intriga in quantità sufficiente. Non strabiliante, ma certo sufficiente a dichiarare la pace. Se proprio vogliamo essere pignoli bisogna dire che soffre una certa obsolescenza, ruotando come fa tutto intorno alla fobia che si diffuse negli anni ’50 tra molti americani per un possibile imminente attacco nucleare dei sovietici, ma in nome delle buone relazioni, concediamo un certo profumo piacevole di vintage naftalinato che conforta.
Il giorno dopo, arrivato a casa da scuola, Sammy Nelson portò la sua radio a galena, ancora malfunzionante, attraverso il giardino sul retro fino alla sede del club, chiusa a chiave.
Sulla porta della casetta c’era un cartello che suo papà aveva preso per lui giù al negozio. L’aveva fatto l’autore dell’insegna del negozio.VIETATO L’INGRESSO A FASCISTI, NAZISTI,
COMUNISTI, FALANGISTI, PERONISTI
E SEGUACI DI HLINKA E/O BÉLA KUN
L’atmosfera di Tempo fuor di sesto è quella stereotipata degli anni ’50 con un protagonista che vive dei premi che quotidianamente vince risolvendo un enigma proposto dal quotidiano locale (uno ce n’è di quotidiano locale). Dick disegna il grottesco della situazione con tratto grosso. Poi inizia a perturbare la rappresentazione da reclame pubblicitaria (si diceva reclame, non spot). Uno dei personaggi cerca di spegnere una luce tirando una catenella inesistente. Il risolutore di enigmi ha strani incubi e allucinazioni. Il reale si distorce, si piega, come se sottoposto a una torsione irreale. Da questa torsione del reale la storia via via svela una rappresentazione artificiosa, secondo il canone che ora conosciamo come The Truman Show, creata apposta per conservare un microcosmo cristallizzato in un tempo che ha smesso di trascorrere.
La storia che Dick inscena usa un canovaccio ripreso molte volte, quello della visione distopica e della cospirazione ai danni di una comunità che viene artificialmente isolata, in questo caso tutto all’ombra, o meglio sotto la polvere, della Bomba. Da qui il titolo – che è una citazione dall’Amleto – sul tempo che si rivela essere stato sfasato da una manipolazione.
Non è un grande libro, questo non lo credo. Paragonato, ad esempio, a Il mondo sul filo di Galouye, quello sì un grande libro di fantascienza con realtà inscatolate senza evidente soluzione di continuità, Tempo fuor di sesto perde su tutti i fronti. Tuttavia è un buon libro e una lettura piacevole, che rende merito alla fama di Dick.
Blog straordinario, senza enfasi.
Del nostro, consiglierei una vecchia raccolta di racconti brevi uscita molti anni fa per Urania: Non saremo noi.
Grazie per il suggerimento. Urania è una fonte di titoli sottovalutata. Anni fa trovai un ottimo librino dei fratelli Strugatckiy.
Ho appena finito di leggere “Io sono vivo voi siete morti” la biografia del nostro di Emmanuel Carrere . Personaggio certamente interessante, come sempre in questi casi in bilico tra una genialità sgangherata e la follia. Libro avvincente, a tratti un po’ pesanti, ma sempre bravo Carrere nella ricostruzione di “vite che non sono la sua”
Ah Carrère! Io con Carrère ho problemi. Ho provato e mi ha irritato.
Da fan di Dick, li considero però due romanzi minori. Sopra tutto ci sta Le tre stimmate di Palmer Eldricht. Poi Ubik, Noi Marziani, anche Un Oscuro Scrutare (per quanto particolare).
Ringrazio molto per i tuoi consigli visto che conosci la sterminata produzione di Dick. Mi segno i titoli nell’ordine. Grazie.