«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
IL COMPLOTTO CONTRO L’AMERICA
Philip Roth
Traduzione di Vincenzo Mantovani
Einaudi 2006
Philip Roth è uno di quegli autori celebri che ho sempre consapevolmente evitato e che avrei continuato a evitare se la mia determinazione non fosse stata colpevolmente disturbata dall’attualità. Il complotto contro l’America è stato unanimemente citato come il libro più profetico di quello che sta succedendo dal l’elezione di Trump. La curiosità è stata troppo forte per ignorarlo ancora.
In effetti dalle prime pagine sembra davvero straordinariamente profetico, anche se la visione retrospettica riesce molto spesso a mettere le cose in quell’ordine particolare che serve per darsi ragione. Retrospettivamente, chi legge oggi questo libro vuole che sia profetico perché quello è il dato rilevante e la ragione della lettura, e riesce a trovare una capacità profetica straordinaria in ogni caso.
Sarebbe interessante cercare di fare l’operazione contraria, ovvero smontarne la profeticità, invalidarla, dimostrare che non c’è stata nessuna particolare abilità predittiva in Roth, ma al più la percezione di un disagio e la capacità del romanziere di, appunto, romanzare una piccola storia. Rimane una domanda irrisolta, secondo me, questa della profeticità.
Certo, che la storia sembri rispecchiare l’attualità è un’impressione molto tangibile e letta oggi invece che nel 2004, quando venne pubblicato negli USA, o l’anno successivo, quando Einaudi presentò la prima edizione tradotta, assume probabilmente un gusto diverso da allora. Nel 2004 o nel 2005 sarebbe, penso, suonata come una sorta di storia di fantascienza, una versione rinnovata del (per me pessimo) celebre La svastica sul sole di Dick. Letto oggi invece non appare affatto un romanzo di fantascienza, ma qualcosa che richiede un’interpretazione meno grossolana.
Giudicarlo semplicemente profetico però è un’interpretazione grossolana, questo è certo. Forse perfino l’opposto della realtà. Roth non ha letto nella sfera di cristallo. Nel 2004 si era in piena epoca bushiana-figlio e in pieno marasma post 2001. La retorica galoppava, le armi sparavano, alla guerra al terrore si sacrificavano regole democratiche e il futuro appariva senza dubbio cupo. Era guardando questo panorama che Roth ha immaginato la fascistizzazione dell’America e la persecuzione degli ebrei sul suolo americano. Ma lo ha fatto con lo sguardo rivolto al passato, quindi anche la sua è una visione retrospettica. Infatti, la vicenda che immagina dell’elezione a presidente del nazistoide trasvolatore Lindbergh è una variante romanzata di una serie di fatti storici. Negli USA, prima della seconda guerra mondiale, ci fu realmente una non trascurabile fascia di popolazione e di politica che rispose favorevolmente al richiamo nazifascista, cosí come ci fu veramente un forte antisemitismo non solo strisciante e sotterraneo. Queste sono verità storiche che sono state rapidamente accantonate dalla retorica ufficiale e che Roth riesuma per romanzare la sua storia dell’America fascistizzata. Quindi, se non altro possiamo dire che il libro si poggia su due elementi: il primo è un passato americano indegno che riemerge, il secondo è invece l’attualità dei primi anni 2000 che implode, precedente la crisi economica e le ultime degenerazioni di media e social media. Questo è un dato importante per collocare questo libro nella giusta cornice.
La lettura fatta oggi è comunque inevitabilmente e fortemente influenzata dall’attualità. L’abbrivio iniziale fugge spinto dalla curiosità e da un innegabile talento di Roth nell’amalgamare circostanze storiche con immaginario del narratore, facendo crescere la consapevolezza nei suoi personaggi di pari passo con le paure e l’emergere dei conflitti. La fascistizzazione dell’America, letta ora, sembra improvvisamente uno scenario plausibile e se ne segue il divenire con un misto di piacere della conferma e di sgomento per la facilità con la quale tutto avviene come se fosse ineluttabile. Si sa fin da subito che i protagonisti ebrei dovranno attraversare difficoltà e saranno soggetti a discriminazioni e minacce. Roth a un certo punto fa però un passo di lato invece di procedere nella progressione lineare e sposta lo sguardo sulle contraddizioni in seno al mondo ebraico che non si rivela monolitico e uniformemente allineato nel contrastare la presa di potere del nuovo corso fascistizzante e amico di Hitler. Emergono contraddizioni, interpretazioni, egoismi e strumentalizzazioni. Il gruppo coeso si sfrangia, le famiglie si trovano divise e in conflitto. È un’altra storia questa che si sovrappone agli avvenimenti immaginari, una storia più convenzionale e personale. Anche il tono del libro cambia, le dinamiche personali prendono il sopravvento sui fatti che scivolano sullo sfondo. La storia diventa noiosa e frivola, scadendo in gag da soap opera tra personaggi che diventano sempre più caricaturali. Insomma, perde di interesse e si dilunga inutilmente ed eccessivamente nel raccontare una vicenda tragicomica tra personaggi sempre meno credibili. La prima metà è interessante, la seconda è solo frivola. La mia epidermica antipatia per Philip Roth non era poi così malposta.
Credo che qualcuno abbia ricordato che c’entrava un presidente “inaspettato” e bizzarro e abbia sottolineato solo quell’aspetto, gli altri dietro, più o meno convinti, mi sa.
io ricordo di averlo visto citato da più parti e si diceva che era profetico, per questo mi ha incuriosito nel senso che non mi stupirei se uno scrittore avesse immaginato lo scenario attuale.
Io ho letto solo Pastorale Americana e ne sono rimasto parecchio deluso. Un buon inizio, poi un espediente banalotto, infine tutto il resto del libro, ridondante, privo di brio o di una prosa davvero avvincente – lasciamo che a dilungarsi siano Wallace e DeLillo, please -, essenzialmente noioso.
Roth è fra i miei autori preferiti, dagli un’altra possibilità, magari con Il teatro di Sabbath, questo non è sicuramente fra i migliori che ha scritto.
Segnato, provvederò
Però ora sono un po’ perplesso dall’aver letto così tanti (a memoria mi sembrano tanti) commenti che indicavano questo libro come la profezia di quello che è avvenuto.
concordo con karenina, dagli un’altra possibilità con il teatro di Sabbath o con Patrimonio … roth è un grande :D
ok capo