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«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Franz e François – François Weyergans

FRANZ E FRANÇOIS
François Weyergans
Traduzione di Stefania Ricciardi
L’orma 2015

Sono libri non semplici da leggere, in certi momenti, forse, forse sempre, poi sono libri non semplici da commentare, intendo anche solo dire qualcosa a qualcuno che ti chiede se puoi dire qualcosa su quel libro, senza pretese che non sia quella di dire qualcosa di intelligibile. A volte viene l’idea che sarebbe meglio non dire proprio niente, te lo leggi ed è finita lì, se qualcuno ti chiede se lo hai letto tu neghi, come per qualunque altro libri ti venga chiesto se lo hai letto, tu dì che non hai la tv l’auto la compagna la casa e nemmeno un libro e hai pure buttato via la tessera della biblioteca, per sicurezza, così non devi dire niente di intelligibile nemmeno sui libri, come su qualunque altro argomento.

Però, per ora questa è solo un’ipotesi tra le tante, inclusa quella di trasferirsi a Ibiza e drogarsi dalla sera alla mattina e per il resto dormire oppure l’altra di fare il politico di professione. Ci sono tante ipotesi, basta solo avere un po’ di immaginazione. Poi vediamo.

Scrivere del proprio padre è sempre stato tanto difficile quanto invitante. Chi non ci si è mai cimentato, anche solo con l’immaginazione? Il desiderio di fare i conti con il destino e la storia, con la vita vissuta e la memoria. Scrivere la storia di sé con il proprio padre è una delle sfide predilette per qualunque imbonitore di parole. Difficile credere che il resoconto non sia falsato, stravolto, articolato per fornire una storia a chi vi assiste. Storia che può essere di ogni genere: tragica, comica, nauseante, perfino una storia surreale. Vale tutto purché abbia la dignità di storia. Nessuno vorrebbe ammettere che la storia di sé e il proprio padre non è per nulla una storia, non vale due parole messe in fila, non regge neppure il più semplice dei racconti. In quel nulla ci si annega e a nessuno piace annegare, questo penso si possa dire.

L’orma editore scava con ostinazione da cercatore di oggetti smarriti in spiaggia nella letteratura francese alla ricerca del visionario caduto nell’oblio o della voce del ricordo glabro o del borghese che fa i conti con il padre ancor più borghese. Scava ed estrae libri come Franz e François, quasi offensivi per il gusto chimicamente sapido del tempo presente, pesanti come un vecchio montone diventato demodé, senza una trama che possa stare in una frase da ribattere in copertina o, meglio ancora, in 140 caratteri. Franz e François è un libro di un altro tempo, quando si provava piacere nell’incedere da bue, un passo pesante dopo l’altro, ineluttabile incedere che non si cura dell’orologio o del calendario. È un libro che non lascia un ricordo impresso con la punta diamantata, non provoca shock né vi promette colpi di scena. Non è cinematografico e nemmeno teatrale. È prosa che scorre con la cadenza di un ricordo diluito, memorie abbellite, un discorso che non deve necessariamente portare a una destinazione precisa.

Si concede una libertà sola François Weyergans, quella di scuotere il rapporto con il padre, famoso scrittore cattolico, pubblicando un testo che ne provoca una reazione oltraggiata. È su questa linea narrativa e finzione letteraria che si gioca questa narrazione biografica e immaginaria, articolando l’incomprensione tra generazioni e mondi differenti, l’ironia, se non spesso la comicità, di questa incomprensione, il tutto mentre per il genitore austero e di saldi principi si aprono le porte della decadenza senile fino a giungere alla fine naturale.

Eppure, ironia nell’ironia, l’incomprensione generazionale si mitiga in una comunanza di destini. In fondo, François non fa che descrivere le fasi finali della decadenza del padre Franz proprio quando inesorabile inizia la propria ed è forse con un senso di preveggenza che si riflette nel padre e ne marca la distanza. È una vita che potrebbe definirsi moderatamente dissoluta, quella di François, in senso borghese, si concede vizi, gode di frequenti incontri con donne del mondo artistico e intellettuale nel quale è nato e vive. Tutto l’opposto del padre, naturalmente.

Inesorabile sembra però delinearsi un destino che lega François a Franz, nonostante le differenze che egli cerca di esaltare: sono complementari e lo diventano sempre di più. È questa la trasformazione che si delinea tra le righe dell’opera, Franz e François, padre e figlio, sono tanto diversi quanto si completano l’uno con l’altro e il loro legame in realtà si stringe.

Sembra un destino paradossale, frutto di una forza cosciente, ma questa è solo l’impressione di un lettore che cerca una ricapitolazione, un equilibrio e una concatenazione. Forse è solo un riverbero casuale, forse è un tranello di Weyergans, solo finzione da teatrante.

Non è un libro facile da leggere Franz e François, seppure non vi sia nemmeno una pagina che presenti qualche reale difficoltà di lettura. Pure la storia, non ha nulla di misterioso o di ingarbugliato. Tutto scorre, semplicemente, incanalato in una voce che narra con tono pacato, senza strappi. Eppure c’è quella ricorrente montagna da scalare rappresentata dalla narrazione del rapporto col padre che incombe severa e impone dedizione. Franz e François non è un libro che si stampa nei ricordi con la voce o con le immagini, ma è un libro che si crea uno spazio intorno e difficilmente lo cederà ad altri. Ha un posto nell’incessante tentativo degli scrittori di narrare il rapporto con il proprio padre. Per questo l’ostinazione de L’orma nello scavare la sabbia bagnata ha ancora una volta avuto ragione e qualche moneta perduta e un bijoux di un tempo passato rivedono la luce. Per il tesoro sepolto dei pirati, continuate a leggere le mappe segrete e ad ascoltare i racconti dei pazzi.

4 commenti su “Franz e François – François Weyergans

  1. Francesca "Oedipa Drake"
    17 giugno 2017

    Le tue recensioni sono sempre bellissime, metaletterarie, con quel qualcosa di te e del tuo pensiero tra le righe a commento della lettura. :)

    • 2000battute
      17 giugno 2017

      perché Devoted to Darkness?

    • Francesca "Oedipa Drake"
      18 giugno 2017

      Perché nella luce che abbacina si nascondono i veri demoni, malvagità e superficialità, mentre nel buio si ritrova se stessi, la verità, la porta per altri mondi.
      E’ un modo di sentire, spontaneo, un’inclinazione verso alcune cose rispetto ad altre, semplicemente. :)

    • 2000battute
      18 giugno 2017

      un modo notturno

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Questa voce è stata pubblicata il 17 giugno 2017 da in Autori, Editori, L'orma, Weyergans, François con tag , , , , .

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