«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
DUE SICILIE
Alexander Lernet-Holenia
Traduzione di Cesare De Marchi
Adelphi 2017
Non so niente di Alexander Lernet-Holenia. Ho scoperto con un certo stupore che Due Sicilie è il tredicesimo libro di questo autore che Adelphi pubblica. Non lo avevo mai visto né sentito, non che pretenda di conoscere ogni pubblicazione di Adelphi, ma di occasioni per incrociare Lernet-Holenia evidentemente ce ne sono state parecchie. Tant’è, un buon richiamo al fatto che le probabilità sono come le promesse di marinaio o tra fidanzati alle prime battute.
Quindi, alla tredicesima uscita, l’ho letto. Volevo dire solo questo. I cabalisti forse avranno qualcosa da ribattere, io non ho altro da aggiungere su questo dettaglio. Lasciamo perdere di capire come l’abbia scelto, diciamo “a caso guidato” che è l’approssimazione migliore, dove il “guidato” sta nel fatto che un autore austriaco novecentesco è in buona misura un marchio di fabbrica adelphiano e una promessa di voci e ritmi mitteleuropei, quasi sempre di mio gradimento, in mancanza di passioni specifiche come in effetti mi capitava di essere un giorno di canicola milanese dalle parti di Missori.
Però, sarà stata la canicola che mi ha rammollito i tessuti molli, sarà stato l’umore post-atomico della stagione, sarà stata la dieta forzatamente pseudovegetariana o il fatto che sudavo, sarà stata una certa discussione che mi ha disposto male, ma io questo libro non l’ho apprezzato. La voce mitteleuropea c’è senz’altro, il marchio di fabbrica adelphiano pure, scrittura equilibrata, ambientazione novecentesca austro-ungarica, tutto secondo copione, perfino una traduzione firmata da Cesare De Marchi. Niente poteva andare storto. E invece è andato storto, in un certo senso è partito storto e non si è più raddrizzato.
Non anticipo niente della trama che ha un suo svolgimento in parte avventuroso, sul filo di una serie di morti misteriose di componenti di un vecchio reggimento militare, il Due Sicilie del titolo.
Il libro è organizzato secondo uno schema classico nel quale ogni personaggio occupa un capitolo con la sua voce particolare, componendo così un testo plurale. Ebbene, io certe voci non sono riuscito ad ascoltarle, continuavo a chiedermi cosa dicessero, che lingua parlassero, perché stessero parlando, finché non si tacevano, al che speravo che la successiva non ripetesse lo stile della precedente.
Insomma, ho avuto l’impressione che lo scarto temporale e stilistico, stile mi pare manierato di Lernet-Holenia, tra il tempo della scrittura e il tempo della lettura avesse deteriorato l’ascolto. Ci sono stili espressivi e artistici che più degli altri soffrono il tempo che passa, le mode e le consuetudini che cambiano, l’abitudine che prende possesso delle persone nel pubblico. A volte lo stile antico risulta piacevole, per nostalgia o per anacronismo, altre non lo si comprende più.
Però ripeto, questa orribile afa, non temperata da lussi piccolo-borghesi come l’aria condizionata, non aiuta né la lettura né l’empatia. Forse è meglio se per un po’ mi dedico ai gialli e al fantasy, almeno fino al ritorno di temperature umane.
Concordo che caldo e afa non aiutano la concentrazione… Ma ho l’impressione che il libro non ti sia piaciuto a prescindere! :)
Se posso permettermi, ho appena letto “Ad Astra” di Antonio de’ Bersa (http://www.zona42.it/wordpress/libri-e-autori/ad-astra-di-antonio-de-bersa), gradevole, divertente, un linguaggio d’altri tempi piacevolissimo, una storia leggera ma non sciocca. Rinfrescante. ;)
Zona42 editore? Mai sentito, interessante. Immagino sia impossibile trovarlo in libreria per sfogliarlo un po’ e fare i soliti riti voodoo per decidere se leggerlo. “Rinfrescante” è aggettivo ben scelto
E’ un piccolo editore indipendente, pubblica in ebook e cartaceo. Le librerie dov’è presente si trovano qui http://www.zona42.it/wordpress/librerie. :)
Il libro forse non mi sarebbe piaciuto neppure con temperature invernali, ma ho appena letto un interessantissimo articolo sugli effetti del riscaldamento globale e delle alte temperature sulla psiche, e poi si sa che col caldo la gente diventa litigiosa, quindi mi limito a incolpare il caldo orrendo milanese