«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
DIVERTIMENTO 1889
Guido Morselli
Adelphi 1975
Guido Morselli non piace a tutti, soprattutto alcuni libri nei quali l’immenso genio letterario si è espresso in modo selvaggio, Dissipatio H.G. è quello che viene subito in mente, può risultare un mare troppo tumultuoso da navigare se non si ha l’animo predisposto agli strattoni violenti.
Però niente può scalfire il dato di fatto: Guido Morselli è stato uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento, misconosciuto rispetto alla sua grandezza, come isolato fu in vita, lontano dalle danze mondane, dai salotti gentili, dai premi fastosi, dalle riverenze e dalle conversazioni. Lode eterna ad Adelphi per averlo pubblicato tutto fin dagli anni Settanta e continuare a farlo.
Mi accaloro, a parlare di Guido Morselli, mi prende la frenesia, come se stessi difendendo un amico, un legame d’affetto. Perché a me Guido Morselli questo effetto ha fatto fin da Dissipatio H.G., quello di una creatura fraterna, un essere affine, un consanguineo. Mi illudo di avere un po’ di Guido Morselli.
Ora questo Divertimento 1889, così diverso, anche se l’ironia a Morselli non è mai mancata, così leggero, leggero nel senso di essere sgravato di ogni zavorra, lasciato libero di fluttuare come una foglia d’autunno, leggero d’animo e di sentimento, meravigliosamente leggero. Ma lascio parlare Morselli:
Cara lettrice, la storia che hai avuto sott’occhio, arcaica e ingenua come questo mio rivolgermi a Te, non va più in là di ciò che dice. Verosimile e inconsistente, è circoscritta alle sue caminiere, fioriere, corriere e vaporiere – un mondo di cose scomparse e, esse sì, quasi incredibili, che pure sono state, per me, motivo determinante, ben altro che decorazione. Storia semplice, che non implica niente: e che non insegna niente, essendo troppo noto che non c’è vita per quanto infausta e sfortunata, dove non entri la commedia.
Vorrei fermarmi qua, potremmo davvero fermarci qua e limitarci a rileggere insieme due o tre volte questo breve commento che Morselli lascia al termine della storia. Potremmo leggerlo ad alta voce per quanto è bello, sottile, leggero, ironico e fedele. Ha già detto tutto lui su Divertimento 1889 se io aggiungessi qualcosa sarebbe solo esibizionismo e goffaggine: è una storia ingenua ambientata in un tempo passato, potrebbe essere avvenuta ma non lo è stato ed è inconsistente, come spesso lo sono le vicende reali. Inconsistente. Datemi un momento, per favore. Io rimango incantato dalla scelta di certe parole, perché sono come delle confessioni o delle finestre che dall’interno l’essere recluso ha deciso di aprire per lasciarsi guardare. Guido Morselli usa inconsistente e si offre al suo pubblico, toglie al termine ogni valenza negativa, che è il significato normale di inconsistente, del quale qui viene spogliato, per lasciare la nuda parola, corpo nudo traslucido. La storia è inconsistente nel senso di priva della rigidità che un corpo ben modellato conferisce, invece è vaporosa, fluida, la si può plasmare a piacere, se la si afferra, essa non ha peso, forma, non offre resistenza. Storia verosimile e inconsistente, vorrei sottolineare come solo un genio riesce ad accostare questi due aggettivi. Verosimile e inconsistente, lo ripeto come un mantra, per assorbire il suono, ficcarmelo in testa. La storia di Divertimento 1889 è circoscritta a poche cose scomparse e frivole, eppure motivo determinante per Morselli. Motivo determinante per cosa? Lui vi guarderebbe e sorriderebbe schivo, abbasserebbe lo sguardo piegando la testa e rimarrebbe immobile, silenzioso. Non c’è una specificazione all’essere determinante delle piccole cose scomparse, è uno stato d’animo, una essenza. Storia semplice, che non implica niente: e che non insegna niente. Rileggiamo. Storia semplice, che non implica niente: e che non insegna niente. Ancora una volta. Storia semplice, che non implica niente: e che non insegna niente. Li vedete i due punti? Certo che li vedete, ovvio. Mettere quei due punti per me è il segno inconfondibile del genio letterario assoluto, la capacità di usare ogni forma espressiva per raccontare associando alle lettere e alle parole una musica, dando un ritmo alla respirazione, fino a disegnare sul testo, decorarlo. Quei due punti sono tutto questo, non ultimo una pennellata puramente estetica, per attirare lo sguardo, due punti che precedono una “e”, errore da matita rossa o creatività sfrenata? Divertimento 1889 è una storia semplice, non aspettatevi complicazione o spessore, è un romanzo breve, antico, leggero e semplice. In più non implica niente, questo non è facile da accettare, che delle vicende dei protagonisti, di cosa fanno, dicono e incarnano, di tutto questo non ci sia nessuna implicazione da trarre, oppure, se ne vedete, sono del tutto arbitrarie, sono riflessi della vostra coscienza, niente viene da Morselli, siete voi che vi state specchiando nella storia e vi giudicate. Ma non basta essere semplice e senza implicazioni, la storia non insegna niente, anzi di più, “due punti e” non insegna niente, in quei due punti c’è tutto l’autore che vi svela l’interpretazione autentica, è una storia senza peso morale, senza sottotesto (il maledetto sottotesto che per alcuni sembra tutto, quando invece spesso è niente), senza sovrastrutture né architravi concettuali, esistenziali o culturali, Morselli non è maestro di vita, non cerca discepoli, non distribuisce senso e interpretazione, l’imperativo categorico di apprendere dal maestro qui, non ha senso di esistere, ve lo dice l’autore, ed è un grande insegnamento. Non apprendere, non costruire una morale, non trasformare tutto in un insegnamento. Non per questo si vive e la vita non è una scuola, a dispetto della convinzione degli sciocchi. La vita è soprattutto una commedia, inesorabilmente una commedia, chiunque è comparsa o protagonista, i ruoli possono cambiare, la natura no. Come per Divertimento 1889, potete interpretare a piacere, ma questo non cambierà la natura di storia antica, semplice, leggera, senza implicazioni: e che non insegna niente.
Sono in adorazione di Guido Morselli.
Una boccata di aria fresca , tra l’anticiclone africano in via di sfaldamento, e tanti professoroni in agguato ovunque.
Ars gratia artis, vivaddio .
Buon proseguimento.
molte grazie