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«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Il ministero della suprema felicità – Arundhati Roy

IL MINISTERO DELLA SUPREMA FELICITÀ
Arundhati Roy
Traduzione di Federica Oddera
Guanda 2017

Devo fare alcune premesse. Devo anche accomodarmi composto, per non perdere il filo del discorso e non spargere pezzi in giro. Ho da esprimere un commento con serietà.

La prima premessa è che Arundhati Roy, da quando vent’anni fa lessi Il dio delle piccole cose e poi negli anni successivi dell’attivismo politico e silenzio letterario, è una delle poche persone per le quali nutro una stima sconfinata, oltre a essere una donna bellissima. Vent’anni fa era una meraviglia, ora invecchia con grazia e rimane una meraviglia.
La seconda premessa è che c’ho pensato un po’ se leggere o non leggere questo Il ministero della suprema felicità perché… bè sapete come vanno queste cose, l’amore di vent’anni prima, una vita che non è più la tua, è un bel ricordo, ti dici che forse non ne vale la pena rimetterlo in gioco, solo per rischiare di sporcarlo. Vanno così certe cose che hanno a che fare con la memoria e i sentimenti. Alla fine però non sono abbastanza romantico da farmi convincere da queste teorie e allora ho razionalizzato, cartesianamente, con ordine mitteleuropeo ho deciso che i ricordi non avevano partito, ma valeva solo la stima. E per questo, anche se ero convinto della delusione imminente, il suo romanzo, io, dovevo leggerlo. Questione di pulizia delle forme mentali e di una certa autodisciplina, possiamo dire.
La terza premessa è che non ne ho sentito berciare in giro e la cosa mi ha fatto piacere.

Agli inconsolabili

In fondo, è tutta questione di cuore…
Nāzim Hikmet

Nell’ora magica in cui il sole è svanito ma la luce perdura, eserciti di volpi volanti si staccano dal baniano del vecchio cimitero e si librano sulla città come fumo. Quando quei grandi pipistrelli se ne vanno, i corvi tornano a casa. Lo strepito del loro ritorno non riesce a riempire tutto il silenzio lasciato dai passeri spariti e dai vecchi avvoltoi dorsobianco, custodi dei morti da più di cento milioni di anni, spazzati via dalla faccia della terra. Avvelenati dal diclofenac.

Non so come si riesca a disegnare con le parole il sorriso che mi sento in faccia proprio ora. Un sorriso silenzioso e serale, come quella luce perdurante sul vecchio cimitero. Un sorriso che unisce me a milioni di uomini che un certo momento si sono sentiti in faccia questo mio stesso sorriso. Il sorriso di chi è contento di essersi sbagliato. Mi preparavo a temperare una delusione, mi ritrovo ad aver chiuso già da giorni questo libro e a ripensarci sorridendo da giorni.

Il ministero della suprema felicità è un libro grandioso e intenso, un libro nel quale calarsi e lo stesso non facile, dentro a cui la Roy riversa tutti i vent’anni di vita vissuta con passione e rabbia e fatica che lo separano dal primo, celebrato esordio. È anche un libro che dimostra il talento letterario assoluto dell’autrice, una fantasia e ricchezza di scrittura che raramente si incontra. Il ministero della suprema felicità sono due libri riuniti in un’unica opera e raccordati nel finale. Due libri per due storie che sarebbero state stupende anche pubblicate singolarmente, così sono strepitose per l’ampiezza di registro, colori, caratteri e mondi che si attraversano durante la lettura. Il registro passa dal puramente letterario al politico, dal grottesco al feroce, i personaggi sono abitanti di mondi poverissimi e isolati ai margini dell’infinità di Delhi, oppure amanti di guerra durante una vita tra violenza e terrore nel Kashmir. Arundhati Roy ha la grande dote di infondere umanità a tutti i suoi personaggi, anche ai più spietati e sanguinari.

Il suo è un affresco che si estende per pareti e volte di una successione di stanze nel quale la vita brulica, sono raffigurati contorcimenti, scene sanguinarie, amanti stretti in un abbraccio, uomini-donna agghindate e profumate, bambini che ruzzolano, calcinacci, selve buie, soldati, gente armata, sparatorie, morti, funerali e matrimoni, piazze e cimiteri, feste, umani e animali. Il mondo di Arundhati Roy è tutta l’India, un luogo inconoscibile attraversato da violenza, stragi, soprusi compiuti in nome del potere e della etnia, ma anche un luogo nel quale la vita continua a riemergere con una forza tale da non fermarsi davanti ai fucili, alle persecuzioni, all’odio per il diverso. L’odio per l’essenza stessa della vita.

Arundhaty Roy è indiana, vive a Delhi e scrive dell’India. L’ha sempre fatto, rischiando in prima persona. Ma è anche una delle scrittrici più cosmopolite e ancora in grado di onorare la gloriosa arte del romanzo, per come la definì Milan Kundera, e l’arte di osservare la realtà nelle sue molte sfumature senza nome, come insegnò John Berger. Il primo ringraziamento, alla fine del romanzo, è dedicato proprio a lui, e ancora una volta è un piccolo capolavoro di umanità.

Un libro e un’autrice meravigliosi.

Note:
– Gauri Lankesh, giornalista e attivista indiana, è stata uccisa il 5 settembre 2017. Sul sito indiano in lingua inglese The Wire, si trova un bel pezzo su di lei. Nella foto, è ritratta con il libro di Arundhati Roy. Nessuna recensione può superare il messaggio di questa foto.

3 commenti su “Il ministero della suprema felicità – Arundhati Roy

  1. karenina
    26 settembre 2017

    Mi hai convinto a leggerlo, l’avrei schifato da ignorante-snob quale a volte sono.
    Mi è piaciuto molto, è riuscita a farmi tornare in India, senza fare sconti e nello stesso tempo a fare un discorso globale, come giustamente rilevi. All’inizio ho faticato un po’ con il grottesco poi ne ho apprezzato le mille sfumature. L’unico appunto riguarda la scelta di non fornire un glossario per i termini indiani (di abbigliamento soprattutto) che identificano le varie etnie, dato che destreggiarsi fra i nomi per sapere se uno è indu oppure mussulmano non è sempre agevole, almeno per me. E’ un libro che bisogna leggere tutto d’un fiato altrimenti un po’ ci si perde, davvero notevole, grazie di averlo recensito, ormai ti seguo, sappilo ;-)

    • 2000battute
      26 settembre 2017

      Ah! Sono contento che ti sia piaciuto.

  2. Transit
    9 settembre 2017

    Gauri Lankesh che ci invita a comprare e leggere il libro Il Ministero della suprema felicità di Arundhati Roy, viva nei nostri cuori di presenti, futuri lettori.

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Questa voce è stata pubblicata il 9 settembre 2017 da in Autori, Editori, Guanda, Roy, Arundhati con tag , , , .

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