«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
CASI
Daniil Charms
Traduzione di Rosanna Giaquinta
Adelphi 1990
2
CASIUna volta Orlov fece indigestione di piselli tritati e morì. E Krylov lo venne a sapere e morì pure lui. E Spiridonov morì per conto suo. E la moglie di Spiridonov cadde dalla credenza e morì pure lei. E i figli di Spiridonov annegarono nello stagno. E la nonna di Spiridonov cominciò a bere e si diede al al vagabondaggio. E Michajlov smise di pettinarsi e gli venne la tigna. E Kruglov disegnò una signora con una frusta in mano e uscì di senno. E Perechrëstov ricevette un vaglia telegrafico di quattrocento rubli e cominciò a darsi tante arie che lo licenziarono.
Tutta brava gente, e non sanno farsi una posizione.
Tipico libro del catalogo Adelphi che, nel mio caso, non insolito credo, viene acquistato sapendo che la lettura avverrà in un futuro indeterminato, non prossimo, forse remoto, ma avverrà. Sono delle sorte di promesse con se stessi e con un libro, un impegno personale per gli anni a venire. Nel mio caso sono promesse che prendo molto seriamente, ne ho svariati di libri che attendono il compimento della promessa e non lo dimentico.
Ognuno trova modi e forme personali per imporsi una disciplina, personale anch’essa, quasi un abbozzo di etica dell’esistenza formata da un sistema primitivo di valori non codificati. Poi c’è chi perde il controllo e sfonda il muro della psicosi autodisciplinante e la trasforma in ossessione declamatoria, oppure chi cede e scivola nello stato selvatico. È un sentiero stretto e periglioso, si sa, si è detto molte volte, non è detto che porti in luoghi piacevoli, ma a volte la vista è ampia e ispiratrice.
Daniil Charms, pseudonimo di Daniil Ivanovič Juvačev, pietroburghese nato nel 1905, è stato molto citato da Paolo Nori negli anni scorsi, diciamo nell’ultimo decennio (più recentemente non so cosa dica Paolo Nori), se non ricordo male anche tradotto, e questo penso gli abbia restituito una piccola finestra di insperata popolarità, anche se solo in veste clownesca e a uso della vena comica di Nori. Finestra che penso si sia già da tempo chiusa e Charms scommetterei che non lo legge quasi nessuno. Ma io me l’ero promesso.
10
UN CASO CAPITATO A PETRAKOVUna volta Petrakov voleva mettersi a dormire, ma coricandosi mancò il letto. Diede una tal botta contro il pavimento che rimase a terra lungo disteso senza riuscire ad alzarsi.
Petrakov raccolse le ultime forze e si mise carponi. Ma le forze lo abbandonarono, cadde di nuovo bocconi e se ne restò lì lungo disteso.
Petrakov restò sul pavimento quasi cinque ore. Dapprima rimase semplicemente sdraiato, poi si addormentò.
Il sonno ritemprò le forze di Petrakov. Si svegliò perfettamente in forma, si alzò, fece alcuni passi per la stanza e si sdraiò con precauzione sul letto.
«Oh,» pensò «adesso dormo un po’». Ma ormai il sonno gli è passato. Petrakov non fa che girarsi su un fianco e sull’altro e non riesce ad addormentarsi.
E questo, in sostanza, è tutto.
Questo è il Charms dalla comicità surreale fatta di piccole scene di vita quotidiana rese in chiave assurda con personaggi che esprimono la loro autentica anima russa compiendo gesti o pronunciando frasi insensate.
Charms ha tratti di genialità nel tratteggiare queste gag squinternate, in certo modo simile, anche di tempo e vita, a quel vero genio che fu Venedikt Erofeev con le cronache tossiche di Mosca-Petuški.
Uno si può fermare qui, alla comicità strampalata, assecondando il cabaret di Nori. Oppure leggere un’altra storia dietro queste interpretazioni surreali, più narrativa, anche se in forma metaforica, di un tempo, il Novecento, e un luogo, l’Unione Sovietica, nel quale non era semplice vivere ed esprimersi.
Daniil Charms fu imprigionato, mandato al confino e fatto morire in un ospedale psichiatrico a nemmeno quarant’anni, per cui le sue burle e i suoi personaggi ridicoli sono anche eufemismi, ritratti traslati e confessioni mascherate di un clown che molto ha dovuto patire.
Casi raccoglie gran parte del materiale frammentario lasciato da Charms, molto di questo ha un registro differente da quello comico, ci sono frammenti di racconti, lettere, poesie, testimonianze di un autore che nei primi decenni del Novecento russo cercava di sperimentare nuove forme artistiche, letterarie ed espressive. Gli anni Trenta sono opprimenti, duri, violenti e si riverberano nei suoi scritti, talvolta incongruenti, spesso incompleti o precari, geniali in alcuni casi, traboccanti di domande senza risposta.
Ce ne stiamo qui e diciamo: Ecco, ho steso un braccio in avanti proprio davanti a me, e l’altro dietro. Ed ecco, davanti finisco là dove finisce l’altro mio braccio, e anche dietro finisco là dove finisce un mio braccio. In alto finisco con la nuca, in basso con i talloni, al lati con le spalle. Eccomi tutto. E quello che è fuori di me non sono già più io.
Adesso che siamo del tutto delimitati, lucidiamo i nostri confini, perché si veda meglio dove comincia quello che non siamo più noi. Lucidiamo il punto inferiore, gli stivali, e il punto superiore, la nuca, lo mettiamo in evidenza con un berrettino. Ai polsi mettiamo polsini abbaglianti, e sulle spalle le spalline. Ecco, adesso si può vedere subito dove siamo finiti noi ed è cominciato tutto il resto.
Libro di nicchia per lettori di nicchia, gente un po’ polverosa e spudorata.
“Un vecchio, senza sapere perché andò nel bosco. poi tornò e dice: “vecchia, oh, vecchia”. E la vecchia prese e cadde lunga e stesa. Da allora d’inverno tutte le lepri sono bianche”
(Fiaba nordica) da Casi.
Daniil Charms lo scrittore più pazzo e sottovalutato della letteratura russa di tutti i tempi. Grazie per avermelo ricordato e un monumento a Paolo Nori per averlo dissepolto
Ho letto “Disastri” di Daniil Charms qualche anno fa, edizione Einaudi stile libero, e mi è piaciuto molto. Non so se sono una lettrice di nicchia, ma mi piace l’idea di essere polverosa e spudorata.
a stare nelle nicchie ci si impolvera, di solito. (divertente “Disastri”, io lo lessi nell’edizione Marcos y Marcos, ma appunto molto funzionale alla ironia di Paolo Nori, forse meno a descrivere Charms)
Autore unico, porta d’accesso su un movimento, Oberiu, che finì per bruciare proprio i suoi rappresentanti. Peccato che ai nostri editori manchino voglia e coraggio per farci conoscere qualche altra voce di quelle.