«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
LA CHIARA FONTANA
David Bosc
Traduzione di Camilla Diez
L’orma 2017
Commento di Cornelio Nepote
Signore e signorine di beltà natalizia rivestite, anime soavi recanti doni stagionali,
come sapete io sempre penso a voi e il mio unico desiderio è vedervi felici e in minigonna.
In questa vigilia della vigilia di Natale avrei voluto recarvi il mio cadeau personale, l’avevo cercato con cura e pazienza e infine avevo trovato l’oggetto perfetto: La chiara fontana, libretto del franzoso David Bosc – ed ecco che arriva il cadeau, fate attenzione – storia romanzata del grande pittore Gustave Courbet, autore del più grande capolavoro realista del Novecento, l’inimitabile straimitato irripetibile geniale favolosissimo L’origine del mondo, che in realtà si sarebbe dovuto chiamare solo l’origine, molto più evocativo, mistico, quasi spirituale, ma un critico, la solita razza dannata, gli aggiunse del mondo, peggiorandolo un poco. Ma a noi piace lo stesso, e personalmente ne ho una copia autografa collocata in sala da pranzo, opera del pregiatissimo Calogero Muzzoppappa o’artistone, gran maestro con studio a Forcella le cui opere sono esposte nei principali musei e collezioni private del mondo.
Insomma avevo pensato Che meglio de l’origine del mondo per onorare il Natale e la immemore beltà vostra? Pensavo io… la chiara fontana… che allegoria delicata! ma che meraviglia, tutto un libro dedicato a quell’opera d’arte imprescindibile per bellezza trigonometrica, ispirazione artistica e simbolismo culturale, quell’opera che concentra in sé il nettare della cultura classica e moderna, un viaggio spirituale nel cuore sensibile del Novecento. Così pensavo, in un afflato sentimentale che solo saltuariamente mi conquista e solo per ragioni di spiritualità superiore. Mi accingevo, mi componevo, mi articolavo all’atto del dono natalizio che avevo in serbo per voi.
Courbet rimane proprio di fronte, non si allontana, non cede al passo indietro e neanche a quello laterale, che permettono di organizzare la prospettiva. Ha lo sguardo lungo e vivo, senza otturatore, lo stesso che di li a poco dirigerà, rispondendo alla committenza di un erotomane, su una sorgente di carne. Quel quadro, il cui titolo, L’origine, venne forse appesantito da un borghese particolarmente in vena che ritenne di doverci appiccicare un pomposo «del mondo» (un borghese oppure ciò che in Courbet c’era di borghese, o di desideroso di scandalizzare i borghesi, poco importa), quel quadro tanto singolare è stato immaginato e dipinto per essere svelato dalla mano tremante di un’unica persona. Nel segreto della solitudine, ciò che era coperto abbaglia, illumina, permette l’iniziazione. Senza tenda verde (doveva essere verde), senza il gesto emozionato e l’assoluta intimità che impone qualunque svelamento, non è altro che un pezzo di bravura, un bel quadro davanti al quale sghignazzano i ragazzini in visita al museo, imbarazzati dalla presenza altrui.
E questo è tutto quanto il franzoso dice a proposito del quadro imperituro di sovrana bellezza. Il resto è Courbet che va in Svizzera, Courbet che fa in bagno nei fiumi, Courbet che dipinge alberi e vallate, Courbet che conversa, che cammina, che ricorda la Comune e tutto quanto tranne Il Meraviglioso Dipinto e soprattutto l’oggetto del mio cadeau natalizio. Per di più questo raccontare romanzato franzoso mi ha pure ricordato il detestato e detestabile Carrère e con questo un fiotto di bile ha reso violaceo il mio animo già grigio per la noia della lettura del libretto.
Ora voi madreperlacee creature comprenderete il mio stato d’animo affranto. Il dono che avevo in serbo nel mio cuore per voi non c’è e non c’è rimedio se non quello di presentarmi a capo chino dicendo: mi ero dolcemente illuso, sono stato disilluso con crudeltà.
Porgo cortesi auguri di buone festività alle signore Vostre e alle di Voi famiglie tradizionali, sperimentali, ristrette, allargate, inesistenti, arcobalenate o come a Voi più aggrada.
Sentitamente Vostro,
Cornelio Nepote
P.S. Il cretino, 2000battute, è in bagno e sento che grida “Aho’ di’ ai quelli lì che faccio anche io gli auguri!”… non ne parliamo, ignoratelo, è un cafone impresentabile.
Ah Cornè…nun è pe’ caso che Caloggero o’ artistone tiene n’antra copia?
Gustave Coubert,oltre ‘a nascita d’e ccriature, ‘a fessa, ‘a pucchiacca ‘a teneva ‘ncapa. ‘A femmena dint’o quadro diceva: Abbuccate, io allargo ‘e ccosce e te la mette ‘n fronte comme ‘na scolla fresca. Bellu mio, accussì te passa ‘a pucundria.