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«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Da animali a dèi / Homo Deus – Yuval Noah Harari

DA ANIMALI A DÈI – BREVE STORIA DELL’UMANITÀ
Traduzione di Giuseppe Bernardi
Yuval Noah Harari
Bompiani 2014

HOMO DEUS – BREVE STORIA DEL FUTURO
Traduzione di Marco Piani
Yuval Noah Harari
Bompiani 2017

Due saggi divulgativi dello storico israeliano Yuval Noah Harari che insieme completano la sua personale visione della parabola della specie Homo Sapiens, rivolti proprio a quegli homo sapiens che stiano cercando le coordinate cartesiane per una prospettiva non evidentemente insensata da cui considerare l’intera faccenda umana. I due saggi possono essere letti separatamente e nell’ordine che vi pare, presi insieme e secondo l’ordine temporale hanno un senso compiuto, pur soddisfando palati diversi.

Il primo, Da animali a dèi, è quello formalmente più convenzionale, ripercorre le tappe fondamentali dell’evoluzione: il passaggio da una delle diverse specie del genere homo a quella unica dominante grazie all’evoluzione delle capacitá cognitive dei sapiens, il passaggio da raccoglitori-cacciatori ad agricoltori con la conseguente nascita della civiltà urbana e la nascita dell’era moderna con l’avvento della scienza e della tecnica.
Queste sono le tre grandi svolte analizzate e descritte nei tanti saggi dedicati all’evoluzione della specie homo sapiens e la nascita dell’uomo moderno. Harari però ci mette del suo e questo rappresenta l’ingrediente originale dei due lavori nel senso che da un’impostazione apparentemente storico-scientifica, devia velocemente in un’analisi socio-politica riguardo la consapevolezza che noi, umani contemporanei, abbiamo della nostra specie, dell’evoluzione delle credenze che rappresentano le nostre basi culturali e della percezione distorta del nostro tempo presente all’interno di un arco enormemente più ampio.

La questione principale è se si conosce la verità su noi stessi. Quale prova abbiamo che oggi la gente capisca questa verità meglio degli antichi cacciatori- raccoglitori o dei contadini medioevali?
Da animali a dèi – Breve storia dell’umanità

Questo è il limite e il pregio di questi lavori di Harari. Limite perché chi vi cercherà rigore scientifico e metodologico sará probabilmente deluso. Pregio perché le analisi non sono costrette negli spazi ristretti del rigore metodologico di un saggio storico.

Con Homo Deus Harari compie il passo successivo: dall’alba dei tempi umani era giunto fino alla modernità con il primo libro, con il secondo parte dalla modernità e si avventura nell’indefinito futuro, in questo modo abbandonando anche l’impostazione da analisi storica. Homo Deus è un saggio visionario che cerca di applicare un ragionamento scientifico alla vaghezza del futuro. Inizialmente infatti Harari appare titubante, prudente fino quasi a rendere elementari le prime osservazioni, poi molla i freni e si lancia in un gioco intellettuale a tratti appassionante, come lo sono spesso le analisi visionarie che non sbracano nell’ideologia o nelle farneticazioni protoreligiose.
Deus è il nome fittizio che Harari ipotizza per la nuova specie che verrà dopo il Sapiens, assumendo che alle ruote dell’evoluzione si aggiunga la spinta della tecnologia che sta a grandi passi ibridando il corpo e le funzioni intellettive umane per produrre qualcosa che non abbiamo ancora capito bene cosa sarà.
Anche di questo già alcuni ne hanno parlato con approccio scientifico, ad esempio Superintelligence di Nick Bostrom, (molti ne hanno parlato con approccio religioso farneticante), ma l’originalità di Harari sta nel ribaltare il tavolo della discussione, dall’immaginario fantasmatico di un futuro inconoscibile passa a noi che proviamo a ragionare sul futuro fantasmatico inconoscibile. L’aspetto intellettualmente stimolante di Homo Deus infatti non sono le ipotesi di evoluzione post-Sapiens, ma l’esercizio sistematico di negazione delle basi culturali che rappresentano le nostre certezze e la relativizzazione dei cambiamenti socio-culturali all’interno di un arco temporale dilatato su scala millenaria. È senz’altro interessante domandarsi cosa verrà dopo l’umanesimo liberale che caratterizza la nostra società, cosa succederà alla democrazia, alla certezza dell’indiscutibilitá dei diritti umani e così via. Quello che in realtà fa Harari non è un esercizio di futurismo, ma un esercizio di pragmatismo. Homo Deus non parla dei nostri discendenti superumani, ma parla di noi e della nostra difficoltá di porci in una prospettiva storica che non sia confezionata su misura per noi.

Certo può essere disturbante e perfino fastidioso sentirsi domandare cosa sará della nostra societá quando il ciclo storico attuale si esaurirà, quando la convinzione dogmatica nei principi democratici, umanistici, liberali lascerà il posto ad altri dogmi culturali che non conosciamo e non riusciamo ad anticipare, come è in effetti verosimile che possa accadere. Può anche non piacere sentirsi dire che le proprie convinzioni non sono meno dogmatiche di convinzioni del passato che noi ora bolliamo come ignoranti o superstiziose, però tutto questo è un esercizio di spostamento dei propri assi cartesiani che ha una sua piacevolezza intrinseca.

Letture entrambe piacevoli.

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Questa voce è stata pubblicata il 20 gennaio 2018 da in Autori, Bompiani, Editori, Harari, Yuval Noah con tag , , , .

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